La scomparsa di Vera Ambra
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- Scritto da Santo Privitera

La scomparsa della scrittrice e poetessa Vera Ambra(nella foto), ha destato tanta commozione in Città. Se n’è andata proprio nel momento più intenso della sua attività culturale. Un male incurabile l’ha stroncata all’età di 75 anni. Recentemente aveva avviato per il Comune di Catania un progetto letterario il cui scopo era quello di portare la letteratura “a domicilio” tra le pareti domestiche. Lo ha fatto coinvolgendo attori, musicisti, danzatori e poeti provenienti da tutte le parti della Sicilia. Nativa di Acireale, in età adolescenziale si trasferisce a Catania. Dal 1980 nella città Etnea ha intrapreso una attività culturale capace di spaziare dalla pittura alla letteratura, alla musica. “Akkuaria”, nata da una sua intuizione, è stata la prima associazione a spaziare con successo nel mondo del web. Una iniziativa che in breve tempo ha fatto “tendenza”, proiettando la cultura letteraria catanese oltre lo Stretto. Autrice di sillogi poetiche e di numerose altre pubblicazioni, il suo ultimo libro “Catanisi ‘da testa ‘e peri”, ha messo a nudo con lucida ironia pregi e difetti del popolo catanese. Da alcuni anni si era cimentata anche nell’editoria. Tanti i testi pubblicati con il coinvolgimento di numerosi giovani scrittori. Se ne va una “Paladina” della catanesità, un’artista poliedrica; una “stacanovista” della cultura, che non si è mai sottratta al piacere di vivere intensamente la sua città. I funerali sono stati celebrati ieri nella chiesa S.Francesco di Paola, alla Civita.
La scomparsa di Rino Testaì
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- Scritto da Santo Privitera

E’ scomparso all’età di 87 anni il cantautore Rino Testaì(nella foto). Una grave perdita nel mondo dello spettacolo. La malattia che da tempo l’affliggeva(il diabete lo aveva reso cieco), non gli consentì di continuare la sua attività artistica e letteraria che durava da oltre quarant’anni. Tanti i lavori teatrali scanditi dal suo canto e della sua musica. Ha composto le musiche di scena per oltre ventisei lavori teatrali. E’ stato vincitore del premio “Ariostesco”(Nettuno di bronzo) per la migliore interpretazione nello spettacolo dedicato alle ballate dell’Orlando furioso svoltosi a Bologna. Nel 1973 il suo debutto al teatro Stabile di Catania e al teatro Argentina di Roma con Turi Ferro, Michele Abruzzo e altri bravi attori. A Vizzini, per il teatro verghiano di Reviviscenza, sotto la regìa di Alfredo Mazzone ha composto le musiche di scena per protagonisti di chiara fama come Arnoldo Foà, Orso Maria Guerrini, Antonio Casagrande e altri. E’ stato direttore artistico di varie manifestazioni letterarie e canore tra le quali: il Festival della Canzone Italiana “Città di Catania”, il “Dossier Regionale d’Arte”, il “Festival degli Usignoli”, la “Rassegna Regionale di Poesia”. Abile chitarrista, oltre ad alcune canzoni raccolte in dischi e musicassette, ha composto pure canzonette per bambini. Tra le sue ultime composizioni, un Inno a Sant’Agata. Nel 2000 si è dato alla scrittura. Il suo unico libro cartaceo e successivamente audio pubblicato, ha un titolo iconico: “Vivere imparando a morire”. Un testamento morale che, mettendo insieme filosofia e religione, invita alla profonda riflessione sul fine vita.
Catania 17.11.2025
Santo Privitera
Nel giorno di Defunti
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- Categoria: Letteratura
- Scritto da Santo Privitera
Cosa c’è dopo la morte? E’ una domanda che assilla l’uomo sin dagli albori della sua comparsa sulla terra. Non è una semplice curiosità ma una vera e propria esigenza quasi esistenziale. Teologi, filosofi, scrittori, poeti e perfino scienziati ci studiano da una vita. Niente, nessuno è mai riuscito a venirne a capo. Solo ipotesi e fantasticherie. Di ipotesi se ne possono fare tante. L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso? I materialisti più intransigenti, quelli che non credono a niente se non vedono e non toccano, affermano che si tratti di “pura fantasia letteraria”. E si continua sempre a ricercare. A Catania, invece, si taglia corto. Sarà per esorcizzare la paura o per chissà quale altro motivo, ma quando si azzarda a intraprendere questi argomenti, si tende a banalizzare: “ ‘A pensa ‘a saluti…tantu o prima o doppu, ‘u vinèmu ‘a sapiri!”. Ovvio che sarà così. Nel gioco del Lotto, 31 e 47 sono “smorfiati” come “morto che parla”. Ecco l’esempio di come il “ morto” può diventare occasione di business. Tutto si complica quando ci si confronta seriamente su questi temi. La morte è il mistero più fitto che possa esistere. E qui entrano necessariamente “in ballo” motivi etici, religiosi, storici, sociologici e tanto altro. Credere a un possibile Aldilà è assolutamente lecito. Il filosofo e teologo danese Soren Kierkegaard affermava: “credere non costa nulla”. Il culto popolare dei morti qua in Sicilia, per quanto la società sia profondamente cambiata, continua a essere ancora sacro. Ha profonde radici. Fino alla metà dello scorso secolo, era vissuto anche in maniera plateale. I rituali erano maniacalmente rispettati. Il defunto doveva indossare il migliore vestito del suo guardaroba, non doveva avere la cravatta(perché sennò sarebbe rimasto incatenato) e la finestra doveva rimanere aperta affinché l’anima potesse spaziare in libertà. E sono solo alcuni. I vivi dovevano rispettare molte altre consuetudini. Se il 2 di novembre non si va al cimitero a onorare i defunti, si fa peccato. I morti, soprattutto per i cattolici, continuano ad essere immaginati vivi. “Essi ci guardano da lassù”. Quando si giura sui propri defunti, è certo che si dice la verità. Se si parla di loro è perché “volunu essiri muntuati”. Nessuno mai si sogna di offenderli come fanno per abitudine i romani quando usano la locuzione “…Li mortacci tua! ”. Come una bestemmia. Ai tempi d’oggi, con la morte quasi si convive. A testimonianza di quanto sottile sia diventato il filo che divide la vita dalla morte, vi sono l’insorgere di nuove malattie. Virus letali dei quali si fa fatica a individuare l’antidoto. Non ci si fida più neanche dei vaccini. Quelli contro il covid, alcune correnti di pensiero li addita come responsabili di morti improvvise spesso tra i giovani. “Cu tuttu chiddu ca sta succirennu ‘nto munnu”-sono i commenti più comuni-“ non si sapi cchiù di chi motti s’ha moriri…”Le guerre entrano nelle case attraverso le notizie che arrivano dai media. E non sono solo quelle che si combattono sui vari fronti di guerra sparsi in tutto il mondo. Un continuo “Bombardamento mediatico” ventiquattro ore su ventiquattro. L’alternativa sarebbe spegnere la tv. Gli smartphone? Da usare solo per telefonare. Magari per comunicare con la famiglia: “Calicci ‘a pasta ca staju vinennu! Il ”. Ma questo sembra ormai impossibile. Man mano che la tecnologia avanza, scompaiono le vecchie tradizioni: Ne verranno di nuove. Ma intanto chi si accinge a superare “gli anta” rimpiange i tempi in cui da bambini si aspettava con trepidazione l’arrivo “de’ motti”. Nelle famiglie agiate, i regali erano assicurati. Pistole, trombette, “azzibbandi”( Batteria musicale per bambini), bambole per le bambine e molto altro. Nelle famiglie povere ci si accontentava anche dei “bulli”, ovvero delle pezzuole che servivano a riparare carpe bucate e vestiti stracciati. Com’era bello sentirsi dire “Vadda chi ti lassaru i motti!..”
Catania 01.11.2025
