“IL GESTO DELL’ACQUA” Di Rosalda Schillaci
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- Scritto da Santo Privitera
“Il Gesto dell’acqua”(Algra editore) è il nuovo romanzo di Rosalda Schillaci. La scrittrice catanese ci riprova un anno dopo la pubblicazione di “Quando le uova non si trovavano d’inverno”. La Schillaci è una poetessa votata alla narrativa. La sua prosa lirica si presenta asciutta e concisa. “Il Gesto dell’acqua” è un affascinante viaggio storico tra Budapest e Catania. Un intreccio che si sviluppa sull’onda emozionale del diario rinvenuto casualmente all’interno della casa di una “forestiera” deceduta poco tempo prima. Narra della prima guerra mondiale e delle conseguenti devastazioni che ha causato sul piano dei rapporti sociali prima ancora di quello materiale. Tutti i personaggi hanno un loro valore nel contesto della trama: anche quello apparentemente più insignificante. Il rapido cambiamento della personalità della protagonista, è lo stesso di quello registrato nella società europea dell’immediato dopoguerra. Un particolare-questo- che affiora con lo scorrere delle pagine. Maria, una trovatella vissuta fino all’età adolescenziale in un convento, conosce il giovane poeta ungherese Sandor. I due intrecciano un breve ma intenso rapporto d’amore. Lo scoppio della guerra 1915-18 li separerà. Sandor, partito militare, verrà fatto prigioniero. Maria, dopo una serie di gravi vicissitudini patite con grande dignità, cambierà nome e condizioni di vita. Si metterà sulle tracce dell’amato, giungendo fino in Sicilia, a Vittoria, dove venivano reclusi i prigionieri di guerra ungheresi. L’autrice mostra una notevole padronanza di scrittura nell’articolazione della trama. Gestisce bene la quantità di “tasselli” da mettere insieme. Nelle quattro parti in cui si dipana la storia( Il gesto dell’acqua, Felice disincanto, il Respiro della solitudine e Verità ferite), trovano posto scomode verità, sogni, disincanti, illusioni e quella felicità “epicurea” sempre inseguita e mai raggiunta.
Nella foto, la copertina del libro
I CENTO ANNI DELLA SCOMPARSA DI GIACOMO PUCCINI
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- Scritto da Santo Privitera
Il 29 novembre del 1924, moriva a Bruxelles il grande compositore toscano Giacomo Puccini. Si era sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione di un tumore alla gola. Catania lo ha ricordato proprio nel giorno della sua scomparsa, con la conferenza “Omaggio a Giacomo Puccini nel centenario della morte” che si è tenuta alla Biblioteca “V.Bellini” di via Di San Giuliano. L’iniziativa è stata del critico musicale Nunzio Barbagallo. “Era doveroso ricordare nella città di Bellini”-ha esordito il giornalista Santo Privitera che ha introdotto i lavori-“un musicista che con le sue opere ha reso celebre il melodramma italiano in tutto il mondo”. L’intervento del relatore è stato molto dettagliato. Barbagallo si è soffermato sulla vita e le opere del maestro toscano. Ha inoltre approfondito la genesi delle sue composizioni attraverso una attenta analisi critica. “ È stato un accanito fumatore, un impenitente donnaiolo, un fanfarone sensibile e cinico”-ha sottolineato tra l’altro Barbagallo-“ ma un grandissimo musicista che con le sue composizioni ha caratterizzato il Novecento musicale italiano.” Non solo. Un particolare rilievo è stato dato alle interpreti, per la maggior parte donne, che hanno contribuito al successo delle sue opere. Alcune arie famose tra le quali “Oh mio babbino caro”(da Gianni Schicchi); “Vissi d’arte”(Tosca); “Un bel dì vedremo”(Madame Butterfly) sono state proposte al pubblico mediante supporto informatico. In un video, la voce originale del maestro e l’intervista risalente ad alcuni anni fa, alla nipote. Giacomo Puccini venne una sola volta a Catania, ma per incontrare Giovanni Verga. Avrebbe dovuto musicale un suo lavoro, però non se ne face nulla. Ad arricchire la serata, è stata la brillante esibizione del maestro violinista Salvo Domina che ha eseguito dal vivo alcune arie operistiche tratte dal repertorio pucciniano. Al termine della serata, il pubblico presente ha avuto modo di ammirare la mostra documentaria organizzata dalla direttrice della Biblioteca Bellini, Sabina Murabito. Nell’allestimento curato da Agata Tarso e dal collezionista privato Gaetano Strano, non solo volumi sulla vita e le opere del musicista toscano, ma anche articoli apparsi su quotidiani, riviste; libretti d’opera e depliant di eventi lirici nei maggiori teatri italiani ed esteri.
Catania 03.12.2024
Nella foto, da sin.Maestro Salvo Domina, dott. Santo Privitera, musicologo Nunzio Barbagallo.
“MAGICO NATALE”
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- Scritto da Santo Privitera
‘O Quattru Barbara, ‘o sei Nicola, l’ottu Cuncetta, ‘o tririci Lucia, ‘o 24 ‘a nascita do’ misia”. Ma anche: “San Silvestro papa, nesci ‘u misi e trasi annata”. Con queste filastrocche i nostri nonni accoglievano “ ‘u misi do’ Signuri”, ovvero dicembre. Un “conto alla rovescia” che andava di pari passo con la liturgia dell’Avvento . Secondo la tradizione, il Natale comincia l’otto dicembre, “ppa’ ‘Maculata”. Ma da molti anni, “è tempu di Natali” già subito dopo “I morti”. A novembre. Il motivo è solo commerciale. Tra le tappe più significative, resiste ancora il 16 dicembre. In questo giorno hanno inizio le novene. Si concluderanno, tra orazioni e canti, alla vigilia di Natale. Dicembre è il mese più bello dell’anno. L’’attesa per la nascita do’ “Bambineddu”; poi il capodanno con tutte le “speranze” e le aspettative che si porta dietro. Nel frattempo si provvede ad addobbare l’albero di Natale; ognuno progetta il proprio presepe e organizza canti e spettacoli natalizi nei teatri oratoriani e nelle chiese. Le vetrine dei negozi, così come sono addobbate, danno un senso di gioia. Ci si scambiano doni e auguri. Cominciano gli…” auguri a lei e famiglia”. Per le strade illuminate da mille luci colorate, tutti vanno di fretta. Le immagini sono talmente accelerate che sembra assistere allo scorrere di un “film muto”. Ciascuno progetta come trascorrere i giorni di festa in compagnia della famiglia o degli amici. Il clima che si respira è decisamente più gioioso del solito. Perfino il cattivo tempo ha una sua suggestività. Se nevica e c’è nebbia, ancora meglio. Altrimenti-secondo i catanesi più tradizionalisti- “Non pari mancu ‘u misi ‘i Natali”. Sapendo che dalle nostre parti il fattore atmosferico non sempre risulta “presepiale”, la sera è il momento ideale per inscenare un “presepe vivente” in piena regola. Così come avviene a Trappeto(Fraz.di San Giovanni La Punta). In questo luogo ogni anno si svolge una stupenda manifestazione che riproduce la sacra rappresentazione. L’animazione è di quelle che il Natale te lo fa sentire nell’anima. Messe tutte queste cose insieme, è veramente questa la “Magia del Natale”. Ma “Il magico Natale” non sembra però essere per tutti. C’è il risvolto doloroso della medaglia. Bisogna fare i conti con una realtà che di magico ha poco e niente. Forse sarebbe il caso di parlare di “incantesimo”. Le guerre che stanno falcidiando migliaia e migliaia di vite umane, continuano senza sosta. In Europa, ogni anno vanno aumentando le sacche di povertà. Anziché andare avanti si va indietro. La Globalizzazione sembra avere avuto come unico effetto la distruzione del ceto medio. La forbice tra ricchezza e povertà si allarga sempre di più. Il pensiero corre perciò alle attuali condizioni sociali, dove la sofferenza è palpabile. Ai nuovi licenziamenti e alla disoccupazione endemica che affligge principalmente il Sud, si è aggiunto il fenomeno “straripante” della immigrazione. Ce ne accorgiamo quando nelle nostre città incontriamo persone che dormono ancora sotto i portici. “Puureddi…vadda comu su abbiati…mancu d’accussì, vah!… questi sono i commenti più comuni.Ma comu-si chiedono ancora i i catanesi più sensibili- “nto’ rumilaevintiquattru am’à viriri ancora sti cosi?…” Per quanto le “Caritas” e le altre associazioni dedite all’assistenza compiano ogni giorno il loro dovere, queste scene si presentano impietose davanti agli occhi di turisti e cittadini. Sono deprimenti. Soprattutto durante queste feste religiose, diventano motivo di riflessione profonda. Cosa è cambiato nel tempo? Una volta c’erano gli istituti religiosi che accoglievano; ora non è più così. La crisi vocazionale, le scarse risorse finanziarie e l’eccessiva domanda derivante dal bisogno, non consentono una efficace gestione assistenziale come quella di una volta. E’ già un miracolo che continuino ancora ad accogliere adulti e bambini per il loro tempo libero. Eppure, in materia assistenziale, tra i sec.’800 e ‘900 Catania non era seconda a nessuna. I cardinali Dusmet, prima; e Francia Nava, dopo, hanno creato delle grandi strutture religiose badando soprattutto ai giovani. Senza contare le opere assistenziali svolte delle suore sotto la guida di figure carismatiche come Suor Maddalena Morano. Nel 1885, il dormitorio pubblico che occupava l’ala occidentale del monastero di Santa Chiara, fu sede delle “cucine economiche”. Furono istituite da un gruppo di dame dell’aristocrazia e intitolate al nome della regina Margherita. Ciò perché la sovrana aveva inviato loro un’offerta di 1000 lire. Raccontano le cronache che in 61 giorni di attività furono distribuite oltre 44000 razioni di viveri. L’iniziativa fu però avversata dai giornali che la definirono “Un trastullo per nobildonne sfaccendate”. L’esperienza non venne più ripetuta. Una favola; ma come tutte le favole, destinata a durare poco.
Catania 08.12.2024
Nella foto, “C’era ’na vota ‘a Cona” spettacolo musico teatrale a cura de “I Colapisci”, andato in scena nel salone parrocchiale della chiesa S.M.Del Carmelo(Barriera del Bosco).
