Il Ponte che sta stretto
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- Scritto da Santo Privitera

Questa storia del ponte sullo stretto, sta diventando una vera scommessa: si fa o non si fa? ..Prego, signori, prego, si accomodino…si accettano scommesse…” Siamo nel grande casinò d’Italia. Tra destra e sinistra, volano stracci. Lo scontro è forte e assume sempre più i connotati di uno scontro solo ideologico. Anche l’opinione pubblica vuole dire la sua. Nei mezzi pubblici come nelle piazze; nei salotti televisivi come nei social, il grande “circo opinionistico” è più attivo che mai. Nelle partite di calcio, i tifosi argomentano da “commissari tecnici”; nel caso del Ponte sullo stretto, tutti a disquisire su questioni sociologiche, ingegneristiche e perfino idrogeologiche. Siamo un popolo di sapientoni. E’ il tema del momento, come se non esistessero problemi ancora più seri ed importanti. Intanto, non si parla d’altro. E’ la solita sol-fa. ”…E basta!”-sbotta qualcuno-“non si nni pò cchiù cu stu pusillicu!!!” Il termine “pusillicu” viene utilizzato quando si parla sempre della medesima cosa. Deriva dalla canzone classica partenopea che quasi sempre in maniera ossessiva faceva riferimento a “Posillipo”, stupendo quartiere residenziale collinare napoletano. Ancora oggi che tutto sembra andare a “gonfie vele”, sono in molti a non crederci. I commenti sono i più disparati: “Tannu ci criu, quannu ‘u viu prontu…!” Qualche altro in maniera più scettica: “Campa cavaddu, ca l’evva crisci…” A quest’ultimo, come si può dare torto visto che da sempre se ne parla senza che nessuno mai abbia messo una pietra sopra l’altra? Tante le idee, mai una andata in porto. Tanti i progetti andati in malora. Tra questi il “tunnel sotto lo stretto” , simile a quello della “manica” che unisce la Francia con il Regno Unito. Tanti i soldi buttati al vento. Una storia affascinate ancora senza un lieto fine. “Il ponte Incantato”, il “ponte dei sogni”; non si è andato oltre la fantasia. Negli anni ’50, nella copertina della Domenica del corriere, un lungimirante artista pubblicò una vignetta che ancora oggi fa sorridere: Riproduceva un carretto siciliano attraversare un inesistente ponte sullo stretto. Carrettiere e passeggeri erano allegri e sorridenti. Ma c’è pure chi non ci crede per niente: “ ah, sì ‘mu visti stu fimmi…”. Chi invece lo vuole davvero, brinda già al successo dell’operazione. I più “attempati” cominciano a fare calcoli: “ Ci volunu ottànni?…ca’ ràzia do’ signuri c’havissa arrivari…” Volendo raccontare la storia del Ponte tra le due sponde di Calabria e Sicilia, ci vorrebbe un bel po' di tempo. Le cronache sono zeppe di iniziative rimaste solo sulla “carta”. Dai Romani a Salvini, passando per i Borboni, Craxi e Berlusconi, “ballano” ben 1775 anni. “Non è mai troppo tardi”, è vero; ma un proverbio catanese ci insegna pure che “Non si po’ diri bonanotti su non prima si va’curca”. Come dire che: se prima non finisce la giornata, qualcosa di brutto può ancora accadere”. I sostenitori del ponte, quelli più superstiziosi, staranno già toccando ferro. Adesso che si è sulla dirittura d’arrivo, è necessario tenere gli occhi ben più aperti. La sorpresa può sempre essere dietro l’angolo. Il compianto giornalista de “La Sicilia” Tony Zermo, da sempre sostenitore del “Ponte sullo stretto”, ne fece una battaglia personale. Intanto già sono partiti i primi ricorsi. I più agguerriti, come sempre, sono gli ambientalisti. Ogni volta che si è parlato di mettere mano all’opera, si sono posti sempre di traverso. Fosse per loro, lo stretto sarebbe meglio attraversarlo a nuoto. Le motivazioni non convincono del tutto, anche perché sono sempre le stesse: “L’impatto ambientale”-sostengono-“sarà devastante”, rischia di deturpare definitivamente il panorama e aumentare il tasso di inquinamento nell’area. Inoltre: “ In caso di terremoto, la struttura rischierebbe di collassare”. Senza parlare della tesi secondo la quale una struttura così imponente disturberebbe il flusso migratorio degli uccelli. E poi ci sarebbe la questione delle possibili infiltrazioni mafiose; . Tutti argomenti triti e ri-triti. A Messina e Reggio Calabria, la stragrande maggioranza degli abitanti sembrerebbe favorevole. Realisticamente sanno molto bene che un’opera così “grandiosa”, oltre a snellire il traffico veicolare perennemente intasato agli imbarcaderi dei traghetti, abbatte di molto i tempi di percorrenza. Tanti i benefici in termini di turismo. A detta di promotori, tecnici e progettisti tra i migliori in circolazione, questo sarà il ponte a campata unica più grande del mondo. Le due torri altre di oltre 400 metri, saranno la vera attrazione. I treni faranno “unica tirata”. E i traghetti?…quelli ci saranno sempre. Sarà la volta buona, questa? Chi vivrà vedrà…”Cca semu”.
Nella foto, il progetto.
Pubblicato su La Sicilia del 10.08.’25
Catania: Consacrazione del quartiere Barriera del Bosco alla Madonna del Carmelo
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- Scritto da Santo Privitera

Si sono conclusi a tarda notte a Barriera, i festeggiamenti in onore della Madonna Del Carmelo. Erano iniziati come da tradizione, il primo luglio. Il programma anche quest’anno è stato molto intenso e partecipato. Oltre alle consuete funzioni liturgiche, notevole è stata l’attività ludica e culturale che ha visto impegnati molti giovani nei due oratori parrocchiali dislocati nel territorio. Il parroco don Domenico Rapisarda, nel ringraziare il comitato per i festeggiamenti, si è detto molto soddisfatto soprattutto per la folta partecipazione dei fedeli. “E’ stata superiore”-ha sostenuto- “a ogni rosea aspettativa”. Non a caso gran parte delle manifestazioni pubbliche si sono dovute svolgere all’interno della piazza S.Maria del Carmelo antistante l’omonima chiesa. In questa edizione che cade nell’anno Giubilare, alcuni temi sono stati posti al centro dell’attenzione: La solenne cerimonia eucaristica presieduta dall’arcivescovo Mons. Luigi Renna per la consacrazione del Quartiere alla Madonna del Carmelo; La consegna dell’antico fercolo rimesso a nuovo a cura della Soprintendenza ai BB.CC. di Catania. Con l’occasione, la restauratrice dott.ssa Maria Scalisi ha illustrato nei dettagli le delicate fasi dell’operazione. Nella stessa serata, allietata dal gruppo Folk “Eco dell’Etna” e dalla prodigiosa voce solista del soprano Angela Curiale, è stata annunciata da parte dello stesso autore, l’imminente presentazione di una pubblicazione sulla storia della Parrocchia. Nell’ultimo giorno dei festeggiamenti, il fercolo con il prezioso simulacro della Madonna del Carmelo, trainato dai devoti e accompagnato dalla banda musicale del m° Virgillito, ha attraversato da Nord a Sud le principali vie del quartiere. Spettacolari e emozionanti, scanditi da preghiere e applausi, sono stati: l’omaggio floreale dei VV.FF. alla statua della Madonna posta alla sommità della facciata principale della chiesa, e la XXIII edizione della “discesa dello Spirito Santo” svoltasi al largo Giuseppe Catanzaro(‘a Bbiviratura) a cura del comune di Sant’Agata Li Battiati. I fuochi pirotecnici finali hanno concluso i festeggiamenti di quest’anno.
Nella Foto,
l’arcivescovo mons. Luigi Renna pronuncia la formula della consacrazione.
FONTANA DEI “LAVANDINI”
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- Scritto da Santo Privitera

Quando abbatterono il cavalcavia del Tondo Gioeni, il rumore fu infernale. Era il 7 agosto del 2013. Le “pinze meccaniche” si accanirono senza pietà su quella struttura che appariva solida. “Altro che pericolante come avevano lasciato credere….” si commentò in città. Non cedette di schianto, ma dovettero “rosicchiarlo” per parecchi giorni prima di eliminare l’ultimo lembo di cemento e ferro rimasto attaccato. L’eco di questo rumore si sente ancora. Si sente tutte le volte che davanti al “torna indietro” della circonvallazione, il traffico verso Ognina subisce rallentamenti. Il “fantasma” del ponte si materializza quando sui social appare la foto dell’autobus 29 che corre “allegro” su quella rampa “serpentina” vicino al “bivio” tra Barriera e Canalicchio. E’ pieno di passeggeri. A giudicare dall’immagine, potevano essere circa le 14.00. Il catanese di una certa età fantastica: “su quell’autobus potrei esserci anch’io di ritorno dalla scuola”. Si impreca, si maledice “l’ura e ‘u mumentu di quannu fu”. Qualcuno ricorda pure lo “scherzetto” della caduta del ponte che avrebbe causato una “strage”. Una “bufala” tutta catanese che allarmò non poco la popolazione. Era stata messa in circolazione appena qualche anno prima dell’abbattimento. Non si sa bene il motivo. Una premonizione o una “prova” per vedere la reazione dei i cittadini di fronte al reale abbattimento? Chissà. Sul rimpallo di responsabilità che ne seguì, meglio stendere un velo pietoso. Le amministrazioni comunali dell’epoca, giocarono a scarica barile: “Fusti tu;…no..fusti tu co’ facisti abbiari ‘n terra…!” Manco i bambini dell’asilo. E all’automobilista catanese non resta che dire: “ Cu fu, fu…basta ca c’è ‘a paci!”. Ma quello del traffico in questo snodo cruciale della città, non è il solo “bubbone” rimasto. Da diversi mesi la fontana fatta costruire nel contesto della cosiddetta “riqualificazione” dell’area, è desolatamente asciutta. Doveva essere una “Monumentale Fontana” e invece oggi sembra un vero e proprio monumento allo spreco. Al centro della grande nicchia rivestita con pietra di Mirto, campeggiano due vasche marmoree a forma di calotta sferica. Ancorate sulla parete di fondo, sono poste a diversa altezza l’una sopra l’altra. Qualcuno in quel frangente si chiese: “…ma picchì a ficiuru d’accussì!?, ‘na putèunu fari cchiù semplici??!!…Fa sempri ‘u lippu; e quannu c’è ventu, vagna i machini e i muturini ca ci passunu vicinu.” Nell’idea del suo progettista, avrebbe dovuto richiamare la storica fontana dell’ Amenano di piazza Duomo, all’ingresso della pescheria. Costata a suo tempo più di settecento milioni, ultimamente ci sono persino voluti altri soldi spesi per spiantare e ripiantare con criteri meno complicati il vecchio “giardino verticale” nel frattempo andato in malora. In questi giorni, a completamento della “quinta scenografica” della zona, è comparso un “murales”. Non è raffigurato uno dei simboli cittadini bensì due donne tra i fiori. “Mah!… Vacci a capire qualcosa!…” verrebbe da dire. Intanto la fontana resta muta. “Muta come un fiore morto/…come una bocca che non ha sorrisi/“ recitano i delicati versi di un’antica canzone degli anni ’50 dello scorso secolo(Fontana muta). Pochi giorni dopo la sua inaugurazione avvenuta a giugno del 2018, la reazione non si è fatta attendere. Condita di “liscia”, come sempre. La fontana è stata prontamente ribattezzata “ ‘a funtana de’ lavandini”. Successivamente, un gruppetto di ragazzini appartenenti a una scolaresca cittadina, si è presentato in tenuta balneare. I fanciulli hanno fatto il bagno nella vasca di sotto. Una “provocazione”al limite dell’oltraggio, pare architettata dalle loro stesse maestre. Quanto accaduto, ha indotto l’allora amministrazione a istallare telecamere in tutta la zona. Storicamente, i cittadini catanesi non hanno mai avuto un buon rapporto con le fontane monumentali. Ricordiamo la fontana raffigurante la Dea Pallade( ‘A Tapallira), che da piazza Università venne spostata in periferia. La fontana di piazza Stesicoro, invisa ai catanesi che la denominarono “A funtana ‘da jettatura” o “Sculapasta”. Venne eliminata per fare posto al monumento dedicato a Vincenzo Bellini. L’antica “Fontana dell’Obelisco” a piazza Cutelli, alla Civita; smontata pezzo per pezzo dai monelli del rione. Lo stesso simbolo del “Liotru” privato della settecentesca vasca. Questi non sono che pochi esempi. Il Sindaco Domenico Magrì fu appassionato sostenitore delle fontane monumentali. Per questo gli venne attribuito il “pecco”(nomignolo) di “La fontaine”. Tra gli anni 1952-53, ne fece istallare tre. In particolare fu noto per avere disseminato fontanelle ovunque: nel centro storico come nelle periferie. Col “beverino” o con il “cannoncino” non c’era preferenza. Queste ultime vennero ribattezzate dai catanesi: “Muss’ì ferru”.
Nella fato, un particolare della Fontana del Tondo Gioeni
Pubblicato su “La Sicilia“ del 6 Luglio 2025
