La tragica cultura degli asterischi
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Mercoledì, 24 Settembre 2025 10:56
- Pubblicato Mercoledì, 24 Settembre 2025 10:56
- Scritto da Santo Privitera
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Diceva bene il padre del folklore siciliano Giuseppe Pitrè(Palermo 1841-1916): “Il passato non deve morire esso vive in noi e con noi, ci accompagna e si manifesta nelle strade, nelle piazze, sul letto nuziale, presso la culla o la bara, nelle feste, nei giochi, in chiesa, nei campi, sui monti: dappertutto. Insomma, vive e parla”. L’insigne demopsicologo ha evidenziato una grande verità frutto di leggi universali. Il passato torna sempre. Da parte delle nuove generazioni, oggi si nota una certa apatia nei confronti della storia. Nel 2020 l’abbattimento in America della statua di Cristoforo Colombo è stato il chiaro segnale di una insofferenza generazionale diretta alla cancellazione della “memoria”. Per taluni gruppi di giovani la cui filosofia è quella del “cambiamento a tutti i costi”, cancellare ciò che rappresenta il passato sarebbe un atto di giustizia contro ogni forma discriminatoria. La parola razzismo sembra essere tornata prepotentemente nel lessico delle distorte ideologie. “Biniritta ‘a giuvintu’”-qualcuno ironizza-“ca cècca tirìlli macari quannu non ci su”. Un’espressione dialettale che è tutto un “programma”. Se non siamo ai livelli della “rivoluzione” sessantottina, poco ci manca. Vi è in atto un grande cambiamento culturale che sta attraversando tutto il pianeta. “Corsi e ricorsi storici avrebbe sentenziato il grande filosofo G.B. Vico. E’ vero. In forme diverse, sarà accaduto altre volte. Col tempo, il divario generazionale si fa sempre più serrato. La storia ce lo insegna. Non ha un punto d’arrivo perché sempre in continua evoluzione. Basta un evento storico, un conflitto bellico, un significativo evento ambientale o economico, per fare scattare la molla della protesta. All’interno delle famiglia, per effetto dello sbandierato “progressismo”, già da diverso tempo i figli pretendono parità assoluta rispetto ai genitori. E questo, purtroppo, non sempre ha giovato ai fini di una corretta educazione. Si imputa alla scuola il presunto “fallimento educativo” delle nuove generazioni, quando ad essere messi sotto accusa invece dovrebbe essere proprio la famiglia. Diversi i motivi troppo lunghi da elencare. Alla luce di certi comportamenti adottati dagli alunni più indisciplinati nei confronti dei loro professori, c’è chi rimpiange “ ‘a cucchiara ‘i lignu”. Questo strumento usato soprattutto dalle mamme, prima ancora di essere utilizzato in cucina serviva come “deterrente” contro la disobbedienza. “Sta iurnata a me figghiu ci rumpii ‘a cucchiara ‘i lignu ‘nte spaddi, accussì chiddu ca fici, no fa cchiù” era il commento di una mamma “d’altri tempi”. Nei bar, negli autobus, in famiglia, ovunque si discute di tutto questo. Il tema è sempre quello: L’educazione dei giovani. Qualcuno canticchia pure una canzone sottovoce: “Mudernità, mudernità, chistu è flagellu di l’umanità/ mudernità, mudernità/ non c’è cchiù amuri ne simpicità…/ Versi che ancora trovano sponda con chi gli “anta” li ha già superati. Indipendentemente dalle nuove esigenze, ancora resiste la nostalgia per passato. I giovani di oggi saranno i nostalgici del “domani”. Nei social vengono postate vecchie foto di famiglia, mostrati angoli spariti di paesi e città, ritratti ingialliti di anziani parenti scomparsi da tempo. Quanta emozione quando nel pomeriggio dedicato alla Tivvù dei ragazzi si poteva scegliere tra le serie “Lassie” e “Rin Tin Tin”, e il programma a quiz “Chissà chi lo sa”. Le mode cambiano rapidissimamente e così le abitudini di ogni singolo individuo. Cambiano persino le terminologie. Quelle persone che una volta erano considerate “matusa”, oggi sono “boomer”. Un modo ironico di indicare tutti gli over 50 che usano poco e male la tecnologia digitale. Il mondo sembra dividersi tra gli “analogici”, quelli che ancora prediligono “carta e penna”, e i “digitali”. I primi col tempo spariranno, i secondi saranno quelli cui affidare la delicata gestione “dell’Intelligenza artificiale”.
Pubblicato su "La Sicilia" del 22.07.'25