Gastronomia

MANGIARE ALLA CATANESE

Share

“‘M’abbuffai! ”, un’espressione tutta catanese che esprime puro godimento dopo un pranzo gradevole e abbondante. Di solito, quando ci si siede a tavola, è buona regola alzarsi con un po' di “languorino” nello stomaco; questo per evitare spiacevoli conseguenze gastriche. Lo consigliano anche i medici. “‘U supecchiu ‘è comu ‘u mancanti”, e questo vale anche per chi ama la buona cucina. Soprattutto in prossimità dell’estate, osservare un’attenta dieta fa sicuramente bene alla salute. Il caldo spesso gioca brutti scherzi. In questo periodo, dalle nostre parti va di moda il pesce. Si va nelle località marinare per gustarlo fresco. L’aria marina stuzzica l’appetito. Per prima cosa, al ristorante o in trattoria si ordina un antipasto ricco di frutti di mare. C’è l’imbarazzo della scelta. Ricci, vongole, cozze nere, insalata di mare comprendente polipi, gamberetti, seppioline e altro. Attenzione alle cozze nere: sono talmente gustose ca “non si ponnu livari ‘da ucca”. Come le ciliegie, “l’una tira l’altra”. Mangiarle crude però è un rischio.  Qualcuno dice addirittura che crude sono “gustose da morire”; un modo ironico per consigliarne la cottura. Lesse o impanate è meglio. La spremuta di limone che secondo le tradizioni gastronomiche nostrane servirebbe a “bonificare” il mollusco da possibili virus dannosi alla salute, servirebbe a poco. Una vera goduria assaggiare anche “fasolari” e “ostriche”. Una volta estratti dalla conchiglia, a differenza delle cozze nere è possibile gustarli crudi e senza limone. “Glupp!…” è il tipico suono onomatopeico che ne consegue. In materia di frutti di mare, ricordiamo come alcune varietà siano quasi del tutto sparite dal nostro mare. Tra queste, “ ‘U mauru”. La gustosissima erba tenera e polposa, un tempo era la regina dei palati. Fino agli anni ’80, soprattutto nella zona di ognina, i venditori ambulanti la vendevano dentro i sacchi di iuta con i bordi arrotolati. A fare da contorno, le immancabili fette di limone. Il sale era nelle bustine a parte. Andavano in giro trasportandolo nella parte retrostante di un mezzo a due ruote o su di un carrettino. Si preferiva consumarlo sul posto. Alla “vanniata” del venditore” “‘u mauru aju…”, “aju mauru friscu…”, la gente accorreva. Si formavano “capannelli”  in attesa di acquistarlo. “ ‘Na cattata”, ovvero un cono di carta paglia, costava meno di cento lire. La priorità spettava alle signore, soprattutto quelle in “stato interessante”. “Tinissi cca”-si affrettava a raccomandare l’ambulante-“non ci facissi ‘u risiu…”. ‘U mauru introdotto nel cavo orale, debordava dalle labbra. Spariva lentamente mentre veniva degludito. La sensazione era quella di assistere a un curioso ruminare…umano. In sottofondo una voce:  “Mi staju arricriannu!…” Sempre più rari anche gli “occhi di bue”. Serviti prevalentemente cotti. Appena estratto lo spicchio, la conchiglia resta pulita e traslucida al suo interno. Quasi un “peccato” buttarla nel cestino dell’ immondizia. L’unico inconveniente è sempre stato il prezzo. Un chilogrammo costa un  “occhio della testa”. Intanto sembra paradossale ma in un’epoca in cui l’attenzione alla forma fisica è diventata un’ossessione, pare che i casi di obesità siano in aumento. Tutto ciò, malgrado il business dei centri estetici, delle palestre, dei prodotti dietetici. La nostra “dieta mediterranea” sembra essere stata soppiantata dai cosiddetti “cibi spazzatura”, ovvero quei cibi ad alta concentrazione calorica. Peggio se si consumano frettolosamente. La cosiddetta cultura “mordi e fuggi” avanza provocando notevoli danni al corpo umano. I ritmi di vita sono drasticamente cambiati. A tavola non si osservano più quelle regole tradizionali che imponevano innanzitutto tempi congrui di permanenza. Si mangiava, si beveva e dopo la frutta si sostava per una buona chiacchierata in famiglia. Una scorretta alimentazione, provoca disturbi digestivi oltre che malattie croniche come il diabete, ipertensione e colesterolo. Il reflusso gastrico-intestinale ormai è una malattia diffusissima. Nella vita di tutti i giorni, quello che manca è pure una “sana” passeggiata a piedi come si faceva una volta. Il sistema della mobilità oggi annovera tra le novità il “monopattino”. Questo strumento, per quanto comodo, ha tolto la voglia di effettuare tragitti più o meno lunghi a piedi. Si usa anche per effettuare poche decine di metri di distanza. C’è però chi ancora crede nel mantenimento “fai da te” del proprio corpo. Per questo sono utili anche le piste ciclabili. Vi sono persone che all’alba si alzano dal letto per farsi una bella “corsetta” nelle zone collinari oppure costiere.    Al lungo mare di Acicastello se ne incontrano tante. Ecco perché questa località ha assunto un nuovo toponimo popolare: “ ‘a strata de’ maratoneta”.

Catania 29.06.2024

Nella foto, un piattino di “Mauru”

                                                                                                                                              

Informazioni aggiuntive