LE NUOVE TENDENZE CULTURALI NOCIVE
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Martedì, 16 Settembre 2025 10:34
- Pubblicato Martedì, 16 Settembre 2025 10:34
- Scritto da Santo Privitera
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Ma in che mondo stiamo vivendo? È una espressione d’uso corrente. “ ‘U munnu cancìau…” si sente dire; è una constatazione comune che l’anziano quanto il giovane condividono. Il filosofo greco “Eraclito”( Efeso 535-475 a.C) lo diceva: “Tutto scorre”. E scorre davvero. Col tempo, questo ipotetico fiume “dove la stessa acqua non può bagnare due volte,” è andato ingrossandosi fino a scorrere impetuoso….impietoso e travolgente. E’ la perfetta metafora della vita di ciascun uomo nella società. Vero. Storici, filosofi, antropologi, religiosi, sociologi e scienziati vari hanno potuto constatare che nell’arco dei secoli la distanza tra le varie generazioni si è accorciata. La rapidità con cui i cambiamenti avvengono sono evidenti. Tendono addirittura a intensificarsi giorno dopo giorno. La “forbice” si è allargata a dismisura nei modelli di vita, nell’etica, e perfino nei linguaggi. “ ‘A viremu comu ni va’ a finiri…mancu vòli Ddiu d’accussì! ” si dice a Catania. Di contro c’è chi invece inneggia al progresso: “ ‘Na vota avèumu l’occhi chiusi…oggi ccu ‘nclik facemu chiddu ca vulemu! Quando già negli anni ’60 dello scorso secolo si parlava di “Robot”e di macchine intelligenti capaci di superare di gran lunga le capacità umane, c’era chi sorrideva di gusto. In un celebre film, il personaggio principale, un tale “Capitan Nemo che viveva in piena autonomia nelle profondità marine all’interno del suo super tecnologico sottomarino, sfoggiava la progettazione di “modelli” molto simili a quelli attuali. A Catania, negli anni ’70, un certo Eugenio Siracusa che asseriva essere in contatto con gli extraterrestri, teorizzò un brusco cambiamento climatico con conseguenze catastrofiche su tutto il pianeta. Non sappiamo ancora quanto ci sia di vero visto che a fronte dei fenomeni contrastanti finora riscontrati, neanche la scienza ufficiale è riuscita a venirne a capo. Le tecnologie hanno favorito questi fenomeni, rendendo tutto più artificiale, virtuale ed estraneo rispetto a una società che oggi stenta ad assorbire l’enorme squilibrio destinato purtroppo a crescere in maniera sempre più esponenziale. “Cu ll’ava a diri ca l’omu hava arrivari supra ‘a luna… è un’espressione ormai superata”; Adesso si parla di arrivare su marte. Già, cu l’hava ’a diri!…
La linguistica è la prima a risentirne. L’esterofilismo, dal dopoguerra in poi ha preso il sopravvento tra i giovani. Nella musica come nello sport, gli “inglesismi” hanno cominciato a dilagare. Per i telecronisti sportivi, il fuori gioco era e continua a essere “ofside”; il calcio d’angolo “Corner”; il lancio laterale “cross”, e così via. Adesso, con l’evento dei social, si va per simboli e acronimi. Il campo ormai è vasto ed enciclopedico. Per una larga fetta di popolazione refrattaria al mondo cosiddetto on-line, si corre verso una nuova “Torre di Babele” di biblica memoria. Anziani e i dislessici in particolare sarebbero i più colpiti. Qualche avvisaglia si registrava già nel linguaggio cartaceo “burocratico”. “Chi è sta cosa?…chi significa?…picchì non scrivunu comu ci ‘nzignau ‘a maestra?!” si chiedevano gli antichi catanesi. “Sold out”.. “non ni putemu cchiù!” Il fenomeno dei social ne ha fatto una regola. L’uso è corrente. Per risparmiare tempo e fatica quando si scrive in modo diretto, si ricorre alle abbreviazioni. Una pratica che gli esperti informatici chiamano “slang di internet”. “Lol”( ridere forte); “Bro”(fratello, amico); “Gostare”(sparire senza spiegazione), tanto per citarne alcuni. Msg, Cfm, tvb, sono i più comprensibili perché…italiani. E’ tutto in…progress. Prima o poi saranno destinati a essere sostituiti da altri. Della serie: “Come ti faccio a fare sparire la lingua italiana. Più preoccupante ancora il manifestarsi della cosiddetta cultura “Woke”. Rientra nel novero della “cancel cultura” e del “politicamente corretto”. Un fenomeno molto preoccupante proveniente dall’America, estraneo alla cultura europea. Nel tentativo di eliminare presunte ingiustizie sociali, parole ritenute “razziste” e “maschiliste”, propone di scrivere e parlare in modo neutro evitando il predominio del maschile sovraesteso. Come? Mettendo un asterisco al posto dell’ultima sillaba. Purtroppo in Italia, qualche dirigente scolastico la sta facendo applicare. Follie. Fortunatamente, per evitare certi “eccessi” pare stiano tornando i detti latini. Alcuni commentatori esteri, a proposito delle guerre in corso così si esprimono: “Si vis pacem para bellum”. “Cui prodest? Verrebbe da rispondere.
Pubblicato su “La Sicilia” del 15.09.’25