Letteratura
"LA ME CONA" di Antonino Bulla
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- Creato Lunedì, 24 Dicembre 2012 17:11
- Pubblicato Lunedì, 24 Dicembre 2012 17:11
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LA REDAZIONE DE "IL PRISMATICO" AUGURA AI LETTORI UN CALOROSO E SENTITO
BUON NATALE!
E Dedica una delle più belle poesie scritte del poeta Antonino Bulla
( Adrano 1914-Catania 1991) nel corso di un Natale del suo tempo.
LA ME CONA
Quattru nnocchi d’aranci e mannarini,
una cu n’autra mittuti a catina,
pari ca fannu di virdi di pratu
tuttu l’artaru di cartavillina,
mentri di supra, la lumera china
misa facci cu facci a lu Bamminu,
jnchi di luci lu ferrufilatu
di spini sparacogni cummigghiatu.
Non c’è tantu granchè, ma la me cona,
è la chiù bedda cona ca ci sia,
pirchì, siddu parramu di Natali,
Gesù Bamminu, Re di la natura,
nasciu puvureddu comu a mia.
Antonino Bulla.
Traduzione(*)
Quattro fiocchi d'arance e mandarini/ una sopra l'altra incatenati,/sembrano fare di verde prato/tutto l'altare di cartavelina,/mentre di sopra, il lume pieno/messo di fronte al Bambinello/ riempie di luce tutto il fildiferro/di spinoso asparago coperto./ Non è granchè ma la mia Cona,/ è la più bella Cona che ci sia,/perchè se parliamo del Natale,/ Gesù Bambino,Re della natura,/ e' nato poverello come me./
(*) La traduzione è a cura di Santo Privitera
SANT'AGATA NELLA LETTERATURA: "Il Quinziano" di Antonio Aniante
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- Creato Lunedì, 13 Febbraio 2012 09:30
- Pubblicato Lunedì, 13 Febbraio 2012 09:30
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LA Fede dei catanesi per Sant’Agata, è indiscutibile. Un manipolo di incivili esibizionisti non basta di certo a macchiare una festa che non va elogiata solo per il semplice fatto di essere patrimonio antropologico dell’Unesco, ma per la potente immagine di spiritualità che la figura di Sant’Agata è capace di irradiare nel mondo. Essi, gli incivili esibizionisti, appunto, non si rendono conto che il loro agire è da considerare doppiamente censurabile: per l’offesa arrecata alla Santa e per il danno arrecato all’immagine della città. Senza contare lo sdegno provato dalla stragrande maggioranza dei catanesi allorquando è costretta a rinunciare a partecipare alla festa per non assistere dal vivo a certe “performance” di questi pseudo devoti. Nel tentativo di assimilare tale condotta a certi episodi deprecabili accaduti nel tempo, mi imbatto in quello che nel giugno del 1923 costituì a Catania un vero e proprio caso letterario: “Il Quinziano”.
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RACCONTO: "Il prestito"
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- Creato Giovedì, 13 Settembre 2012 06:49
- Pubblicato Giovedì, 13 Settembre 2012 06:49
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