Recensione libri
LA RECENSIONE: '' UN INCONFESSABILE SEGRETO'' Di Gloriana Orlando
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- Creato Sabato, 28 Novembre 2020 00:51
- Pubblicato Sabato, 28 Novembre 2020 00:51
- Scritto da Rosalda Schillaci
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Le inclinazioni per le lettere, il sentimento permeato dalla perfezione senza dimenticare il cuore, sviluppano nel lettore l’entusiasmo. L’aspirazione allora è di seguire tracce meditando di essere illuminato dalle reali doti, dalle caratteristiche indiscusse della scrittrice catanese Gloriana Orlando che si addentra e fa conoscere, attraverso la scrittura, un quartiere attraversato da storie e vicende che non si arrendono al trascorrere implacabile del tempo.
“… si addentrò di nuovo nel ventre oscuro di San Berillo, quartiere operoso e malfamato, animato da commerci e mercimoni, dove convivevano professionisti e piccoli artigiani, famiglie morigerate e postriboli. Brulicante di vite miserabili e attività oneste, dove tutto era possibile, venire derubati con destrezza o aiutati con generosità…”
La Orlando compie per noi, accanto a noi, un viaggio in cui colori forti e violenti di una Sicilia attraversata da malinconica tenerezza, scapricciata fantasia, desiderio di rivalsa. Qui s’innestano i tanti odori: – “il profumo del mauro fresco, venduto agli angoli delle strade dentro delle ceste, da mangiare subito con sale e limone, quello del pane appena sfornato, delle crispelle della Friggitoria Stella, di mascolini fritti o polipo bollito, di peperoni arrostiti o quello delle caldarroste in autunno, e dei mandarini che annunciavano il natale. E poi ancora di segatura di limatura di ferro, di vernici i solventi delle botteghe artigiane. Il tanfo di cipria e di sudore che usciva dalle case chiuse di terzo ordine che pullulavano un po’ in tutte le strade” -. Ed ecco i racconti d’ambiente nella congerie più vitale e densa di sconfitte e rinascite.
“Tutti quelli che riuscivano a entrare giravano attorno al cadavere che, per la posa scomposta in cui la morte lo aveva fissato, sembrava una marionetta cui avessero tagliato i fili”.
L’autrice, con una sensibilità nuova, destinata a operare tra vicoli e stradine considera la realtà come sostanza dell’elaborazione fantastica. Per lei diventa una vera missione riportare nell’interezza vite di maggiore profondità che ci avviano a un racconto amaro. Suscita nel lettore, con un suggerimento dell’illuminato interiore, una missione quasi redentrice in cui anima, cuore e spirito s’identificano con l’umanità e la personalità filtrata attraverso un’immaginazione colorita tutta protesa a un’indomabile accoglienza tra le pagine concrete.
Occorre dire che il testo dell’Orlando dispiega tra un umorismo tipicamente catanese la verve filosofica dell’isola. L’autrice ci attira tra le semplici vite di quartiere con la voce che parla dalle pietre, da ogni anfratto fiorito di storie quotidiane. Ci spinge ad inerpicarci tra i profumi perduti e inconfessabili segreti, con una cerimonia certosina di ricerca. Creando un’opera di cui non perdersi nemmeno un rigo. Diventa per il lettore quasi un dovere sacro. Un compito a cui ubbidire fino all’ultima pagina. Vi sono nel filo conduttore costruttivo: l’ispirazione che crede in un entusiasmo non velato da dubbi e una tenerezza elegiaca e commossa. Un alone di silenzio avvolge con una potenza rigeneratrice del dolore, un’inesauribile stile di lingua, un lato caratteristico-caricaturale in una capacità poetica dell’autrice in cui i personaggi ora s’entusiasmano ora s’abbattono, ma non rinnegano mai la fragilità umana. Si mostrano generosamente. È un’impressione allora, in cui talora il senso rifuso dal vaglio di una forma dialogica viva si mescola allo studio psicologico. Si mescola agli abbandoni lirici del cuore e simbolo e sintesi di difetti e pregi.
Un giudizio sereno è possibile nella realtà descritta da Gloriana Orlando che ne esce con una palpitante vivezza, con una fioritura avanzata che coglie nel segno e ci avvince in una paziente esplorazione di nessi sintattici, in una realtà raccolta ed espressa con un’abilità di giocoliere. È un gioco divertente il gusto della parola precisa, familiare, popolaresca sempre con uno stile arguto e ricercato. Ci investe con un piano preciso, dettagliato, e prende corpo e ci persuade con l’importanza che sgorga direttamente dalla verità. I momenti di lettura fondono la scrittrice al lettore. Intimamente li legano e li completano, rinascendo più forti da crude rovine.
Un inconfessabile segreto di Gloriana Orlando edito da Algra Editore, incanta. Incide nella nostalgia e si consegna vivo e persuasivo: “Dopo anni di ricerche, riflessioni, incontri, foto scattate in tutti gli angoli di San Berillo per accendere ricordi, il mio romanzo sullo sventramento del quartiere ha visto luce”. Lettura consigliata.
A cura di Rosalda Schillaci - 27 novembre 2020
Nella foto, la copertina.
Gloriana Orlando è sempre vissuta a Catania, dove è nata. Docente di lettere al liceo. Collabora con le riviste letterarie “Cultura e dintorni” e “Incontri”. Ha pubblicato i romanzi Profumo di papaveri (2000), Quizàs quizàs quizàs (2010), Alienor (2011) facebook ergo sum (2013), E noi sull’illusione…(2014) e le due raccolte di racconti Oniricon (2002) e Nemesis (2007). Per i tipi Algra ha pubblicato, con Mariella Bonasera, Il filo del tempo (2015), finalista al concorso “Mario Soldati”2016 e vincitore del Premio “Nino Martoglio”2018 nella sezione “Sul filo della memoria”.
Rosalda Schillaci, nata a Catania. Dal 2014 si dedica a tempo pieno alla scrittura, rendendola l’attività professionale principale. Scrive recensioni e prefazioni per diversi autori. Numerosi suoi testi sono pubblicati in antologie. Riceve diversi premi, tra i quali, alla carriera, “Una vita per l’arte” e “Vittorio Ribaudo”. Nel 2017 e nel 2019 per Algra Editore pubblica: “Infiniti Definiti” e “Diario Sottovento – Certe tempeste incerti angoli di vita”. Vincitrice nel 2018 del premio “Turiddu Bella”, pubblica “Istintu di jinestra” a cura dell’associazione culturale MarranzAtomo.
LA RECENSIONE: ''DA LI TENEBRI A LA LUCI E DA EVA A MARIA'' di Biagio Palazzo
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- Creato Mercoledì, 18 Novembre 2020 12:38
- Pubblicato Mercoledì, 18 Novembre 2020 12:38
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“Da li tenebri a la luci e da Eva a Maria” è un poemetto in lingua siciliana scritto nel 1916 da Biagio Palazzo originario di Corleone, in provincia di Palermo. Di lui, malgrado le ricerche compiute negli archivi e nelle biblioteche oltre che nelle riviste storiche del luogo, non si hanno che poche scarne notizie. Rinvenuta in una biblioteca privata, l’opera è stata adeguatamente analizzata prima di farne una ristampa anastatica curata dal prof.Giovanni Perrino per i tipi della “Palladium” edizioni. Perino, scrittore e storico palermitano da tempo residente a Mantova, ha offerto un quadro analitico completo che rende merito al componimento nella sua totalità. L’esiguità delle notizie biografiche riferibili all’autore, ha costretto lo studioso palermitano a ricostruire pazientemente e con sufficiente precisione il contesto nel quale è maturata l’opera e il pubblico destinatario. U “Puemettu sacru” è composto da una breve introduzione dell’autore rivolta al lettore, e da XV canti in quartine rimate che compendiano i Misteri del Santo Rosario (Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi). Seguendo lo schema del “Cuntu”, narra attraverso accattivanti allegorie, della creazione del mondo e la vita di Gesù Cristo. Quasi un affresco letterario che a seguito delle similitudini con le artistiche scene bibliche riportate nei mosaici del Duomo di Monreale, meriterebbe uno studio a parte. Il livello culturale dell’opera è elevato. Biagio Palazzo, oltre che un fervente religioso dovette essere uno studioso di Teologia e profondo conoscitore delle Sacre scritture. Dietro il linguaggio popolare con cui si espresse, si cela la figura di un intellettuale colto e raffinato. Alla base della scelta linguistica non vi è soltanto l’esaltazione della lingua siciliana in quanto tale, ma ragioni di mera opportunità. Consapevole della necessità di una nuova evangelizzazione nel pieno del primo conflitto mondiale che già si preannunciava devastante, l’intento del Palazzo sarebbe stato proprio quello di divulgare in modo capillare e incisivo la parola di Dio. Il rapporto con il lettore si rafforza nel dialetto, in particolare modo quando questo è espresso in una forma comprensibile. Questo concetto dovette essergli ben chiaro. Perciò per parlare in modo più immediato e diretto al cuore, quale migliore veicolo da usare se non quello della Lingua madre?
Nella foto, la copertina.
Pubblicato su La Sicilia del 17.11.'20
LA RECENSIONE: "Catania, alla scoperta della catanesità in forma di parola" Di Vera Ambra
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- Creato Mercoledì, 28 Ottobre 2020 10:20
- Pubblicato Mercoledì, 28 Ottobre 2020 10:20
- Scritto da Santo Privitera
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Che la catanesità sia considerata dagli stessi catanesi come una vera e propria categoria dello spirito, è noto. Chi vive la città nella sua essenza quotidiana, lo può ampiamente testimoniare. Abitudini belle o cattive che siano, un catanese lo riconosci “unni egghè “(ovvero ovunque, anche a distanze siderali). Qualità che evidenziano una volta di più la natura vulcanica, passionale e pure scanzonata che caratterizza il popolo Etneo. Catania e’ un palcoscenico naturale che coinvolge i suoi quartieri. Dal centro alle estreme periferie comprese. I suoi attori recitano la loro parte a soggetto. Tutte le volte che ci si sente fieri di una appartenenza, narrare la propria città diventa quasi un obbligo morale oltre che un piacere. E’ così che nasce il libro “Catania, alla scoperta della catanesità in forma di parole” della scrittrice Vera Ambra per i tipi di “Akkuaria edizioni”. Facendo ricorso anche al contributo di scrittori e giornalisti locali, l’autrice ha raccolto tutto quello che ha potuto, lasciando poco spazio all’inventiva e molto invece alla storia; compresa la biografia di quei personaggi di spicco che meglio hanno rappresentato nel tempo la catanesità in tutte le sedi locali ed internazionali. Ci sono 382 pagine suddivise in 9 capitoli corredati da oltre 100 foto a colori, opera di autori vari; 30 foto d’epoca in bianco/nero e 300 profili di personalità del mondo letterario, del giornalismo, del cinema, dello sport e spettacolo, alcuni dei quali contemporanei. In esse trovano spazio pure i personaggi bizzarri come l’immancabile “Pippo Pernacchia” e lo sfortunato Orazio Viola che molti ancora ricordano percorrere a piedi e curvo sul manubrio della propria bici colma di cianfrusaglie le ripide salite della Catania-Nicolosi. A parte la stupenda e accattivante copertina che riproduce uno dei luoghi più frequentati della movida catanese, Ambra coglie nel segno quando mette a confronto il mondo sofisticato dei Monfiani con quello decisamente zzaurd dei Mammoriani. Lo fa rilevandone le evidenti differenze linguistiche conseguenti alle loro opposte condizioni sociali. L’appendice finale comprende poi un corposo glossario nel quale spiccano i “pezzi” pregiati degli antichi termini catanesi, considerati sì ormai desueti ma che resistono ancora negli strati più popolari della città.
Nella foto, la copertina.
Pubblicata su La Sicilia del 27.10.'20
RECENSIONE: "ALCIBIADE" Di Renato Pennisi
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- Creato Mercoledì, 07 Ottobre 2020 05:38
- Pubblicato Mercoledì, 07 Ottobre 2020 05:38
- Scritto da Santo Privitera
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La guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene fu lo scenario in cui si mosse nel V secolo a.C. la grandiosa quanto ambigua figura del condottiero Alcibiade. Una pagina di storia che interessa molto la Sicilia. Aitante, ricco, di nobile famiglia, finirà nella polvere dopo una intensa vita trascorsa tra battaglie, tradimenti e dissolutezze. Pericle gli fu tutore dopo la morte del padre, mentre al filosofo Socrate lo legò un rapporto di amicizia decisivo per la sua formazione. Possedeva un’oratoria straordinariamente accattivante e una scaltrezza politica che non sempre però gli fu propizia. Celebre il suo discorso tenuto all’Odeon del Teatro Greco etneo nel 415 a.C. al fine di convincere l’assemblea civica catanese a muovere guerra contro l’odiata Siracusa tenace alleata di Sparta. Di questo figlio dell’antica Grecia cui Platone dedicò uno dei suoi piu’ famosi dialoghi, scrive il poeta e critico letterario catanese Renato Pennisi nel suo poemetto “Alcibiade”( ed. Novecento). Breve ma intenso, realizzato per il teatro in forma di monologo, il libretto è strutturato in un prologo, cinque episodi e l’epilogo. Esso ha tutte le caratteristiche per essere considerato un raffinato tentativo di accostare il condottiero ateniese a quelli che nelle epoche successive ne avrebbero seguito le orme. Alessandro Magno, Giulio Cesare e perfino Napoleone Bonaparte sarebbero tra questi. L’autore piuttosto che puntare sulle vicende personali, fa riferimento agli aspetti etici e morali del suo personaggio. Su Alcibiade grava il giudizio pesante della storia, ma Pennisi sembra lasciare ai lettori il compito del verdetto finale. La scrittura è snella, diretta, concepita con rigore stilistico classicheggiante. I versi densi di lirismo soprattutto nella catarsi finale, ci consegnano un uomo che mentre si confronta con la solitudine e i rimorsi, cerca una ragione a discolpa dei propri errori.
Pubblicata su La Sicilia del 4.10.'20
LA RECENSIONE:"PAZZIE CHE RIFARESTI ANCORA" Romanzo di Lina Giuffrida
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- Creato Mercoledì, 29 Luglio 2020 19:55
- Pubblicato Mercoledì, 29 Luglio 2020 19:55
- Scritto da Santo Privitera
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Storie di giovani che si incontrano, esistenze che si intrecciano, percorsi che si interrompono di fronte al primo ostacolo. Sullo sfondo la gioia di vivere nella piu’ assoluta spensieratezza gli anni adolescenziali, anche se non mancano paure e delusioni. Tutto questo, nel ponderoso romanzo “Pazzie che rifaresti ancora”( Algra Editore) di Lina Giuffrida. Questa terza opera della scrittrice catanese ambientata negli anni ’70 dello scorso secolo, è un diario di vita studentesca che racconta con morbida naturalezza il vorticoso incedere del tempo fino alla agognata maturità. E’ un periodo di grandi cambiamenti quello tra gli anni ’60 e ’70, che avvolge e sconvolge giovani vite educate in contesti familiari borghesi ancora preda di antichi pregiudizi. In quella Catania che comincia a cedere pian piano sotto i colpi delle rivoluzionarie idee sessantottine, gli amori che si consumano sono destinati a lasciare segni indelebili. I ragazzi si concedono con timida avidità al piacere dell’erotismo, mettendo definitivamente da parte sogni e tabù. L’autrice tesse bene la trama. La plasma e la infittisce abilmente, mettendo dentro con nostalgica lucidità un po’ del proprio vissuto. Narra di incomprensioni, di bugie riparatrici, di illusioni, ma anche di complicità innocenti che esaltano il valore dell’amicizia. Ad essi si innestano le gioie per feste di compleanno, per le gite scolastiche; i dolori cocenti per le vite spezzate sul più bello. Linda, la protagonista di questo romanzo, è la pietra miliare su cui ruota l’intera vicenda. Cerca con ostinazione la propria autodeterminazione, ma per raggiungerla è costretta a superare una infinità di prove; compreso quella dell’amore per il bullo e immaturo Paolo. Un amore tribolato, il loro, caratterialmente impari, che più di ogni altra cosa consentirà a Linda di scoprire la grazia della propria femminilità nella saggezza.