FONTANA DEI “LAVANDINI”
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Sabato, 12 Luglio 2025 17:06
- Pubblicato Sabato, 12 Luglio 2025 17:06
- Scritto da Santo Privitera
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Quando abbatterono il cavalcavia del Tondo Gioeni, il rumore fu infernale. Era il 7 agosto del 2013. Le “pinze meccaniche” si accanirono senza pietà su quella struttura che appariva solida. “Altro che pericolante come avevano lasciato credere….” si commentò in città. Non cedette di schianto, ma dovettero “rosicchiarlo” per parecchi giorni prima di eliminare l’ultimo lembo di cemento e ferro rimasto attaccato. L’eco di questo rumore si sente ancora. Si sente tutte le volte che davanti al “torna indietro” della circonvallazione, il traffico verso Ognina subisce rallentamenti. Il “fantasma” del ponte si materializza quando sui social appare la foto dell’autobus 29 che corre “allegro” su quella rampa “serpentina” vicino al “bivio” tra Barriera e Canalicchio. E’ pieno di passeggeri. A giudicare dall’immagine, potevano essere circa le 14.00. Il catanese di una certa età fantastica: “su quell’autobus potrei esserci anch’io di ritorno dalla scuola”. Si impreca, si maledice “l’ura e ‘u mumentu di quannu fu”. Qualcuno ricorda pure lo “scherzetto” della caduta del ponte che avrebbe causato una “strage”. Una “bufala” tutta catanese che allarmò non poco la popolazione. Era stata messa in circolazione appena qualche anno prima dell’abbattimento. Non si sa bene il motivo. Una premonizione o una “prova” per vedere la reazione dei i cittadini di fronte al reale abbattimento? Chissà. Sul rimpallo di responsabilità che ne seguì, meglio stendere un velo pietoso. Le amministrazioni comunali dell’epoca, giocarono a scarica barile: “Fusti tu;…no..fusti tu co’ facisti abbiari ‘n terra…!” Manco i bambini dell’asilo. E all’automobilista catanese non resta che dire: “ Cu fu, fu…basta ca c’è ‘a paci!”. Ma quello del traffico in questo snodo cruciale della città, non è il solo “bubbone” rimasto. Da diversi mesi la fontana fatta costruire nel contesto della cosiddetta “riqualificazione” dell’area, è desolatamente asciutta. Doveva essere una “Monumentale Fontana” e invece oggi sembra un vero e proprio monumento allo spreco. Al centro della grande nicchia rivestita con pietra di Mirto, campeggiano due vasche marmoree a forma di calotta sferica. Ancorate sulla parete di fondo, sono poste a diversa altezza l’una sopra l’altra. Qualcuno in quel frangente si chiese: “…ma picchì a ficiuru d’accussì!?, ‘na putèunu fari cchiù semplici??!!…Fa sempri ‘u lippu; e quannu c’è ventu, vagna i machini e i muturini ca ci passunu vicinu.” Nell’idea del suo progettista, avrebbe dovuto richiamare la storica fontana dell’ Amenano di piazza Duomo, all’ingresso della pescheria. Costata a suo tempo più di settecento milioni, ultimamente ci sono persino voluti altri soldi spesi per spiantare e ripiantare con criteri meno complicati il vecchio “giardino verticale” nel frattempo andato in malora. In questi giorni, a completamento della “quinta scenografica” della zona, è comparso un “murales”. Non è raffigurato uno dei simboli cittadini bensì due donne tra i fiori. “Mah!… Vacci a capire qualcosa!…” verrebbe da dire. Intanto la fontana resta muta. “Muta come un fiore morto/…come una bocca che non ha sorrisi/“ recitano i delicati versi di un’antica canzone degli anni ’50 dello scorso secolo(Fontana muta). Pochi giorni dopo la sua inaugurazione avvenuta a giugno del 2018, la reazione non si è fatta attendere. Condita di “liscia”, come sempre. La fontana è stata prontamente ribattezzata “ ‘a funtana de’ lavandini”. Successivamente, un gruppetto di ragazzini appartenenti a una scolaresca cittadina, si è presentato in tenuta balneare. I fanciulli hanno fatto il bagno nella vasca di sotto. Una “provocazione”al limite dell’oltraggio, pare architettata dalle loro stesse maestre. Quanto accaduto, ha indotto l’allora amministrazione a istallare telecamere in tutta la zona. Storicamente, i cittadini catanesi non hanno mai avuto un buon rapporto con le fontane monumentali. Ricordiamo la fontana raffigurante la Dea Pallade( ‘A Tapallira), che da piazza Università venne spostata in periferia. La fontana di piazza Stesicoro, invisa ai catanesi che la denominarono “A funtana ‘da jettatura” o “Sculapasta”. Venne eliminata per fare posto al monumento dedicato a Vincenzo Bellini. L’antica “Fontana dell’Obelisco” a piazza Cutelli, alla Civita; smontata pezzo per pezzo dai monelli del rione. Lo stesso simbolo del “Liotru” privato della settecentesca vasca. Questi non sono che pochi esempi. Il Sindaco Domenico Magrì fu appassionato sostenitore delle fontane monumentali. Per questo gli venne attribuito il “pecco”(nomignolo) di “La fontaine”. Tra gli anni 1952-53, ne fece istallare tre. In particolare fu noto per avere disseminato fontanelle ovunque: nel centro storico come nelle periferie. Col “beverino” o con il “cannoncino” non c’era preferenza. Queste ultime vennero ribattezzate dai catanesi: “Muss’ì ferru”.
Nella fato, un particolare della Fontana del Tondo Gioeni
Pubblicato su “La Sicilia“ del 6 Luglio 2025