Letteratura
LA FORTUNA AMERICANA DI GIOVANNI MELI
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- Creato Lunedì, 18 Gennaio 2021 05:00
- Pubblicato Lunedì, 18 Gennaio 2021 05:00
- Scritto da Marco Scalabrino
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Ebbe pronta e larga fama in Sicilia Giovanni Meli e fu ben conosciuto e apprezzato in Italia e in Europa; la sua fortuna americana, viceversa, è storia recente.
L’organizzazione culturale statunitense Arba Sicula, nel corso degli ultimi 35 anni, ha dedicato ogni sua energia alla promozione della lingua e della cultura siciliane nel mondo; Gaetano Cipolla è l’anima di Arba Sicula. Già Professore di Lingua e Letteratura Italiana presso varie università americane (la St. John’s University di New York per ultima), Presidente dell’Associazione U.S.A. “Casa Sicilia”, della organizzazione culturale Arba Sicula nonché Direttore della omonima rivista bilingue (che ospita articoli in inglese e in siciliano) e del periodico Sicilia Parra, Ambasciatore culturale della Regione Sicilia nel mondo, vincitore di prestigiosi premi inclusi il “Talamone”, il “Thrinacria d’argento” e il “Proserpina”, organizzatore di conferenze e convegni su contenuti siciliani, animatore culturale, organizzatore di tour annuali nella sua isola d’origine, traduttore in inglese di parecchi poeti siciliani e fra loro: Nino Martoglio, Giovanni Meli, Antonio Veneziano, Nino Provenzano, Vincenzo Ancona, Senzio Mazza, Salvatore Di Marco, Nino De Vita e Piero Carbone, malgrado sia nato in Sicilia nel 1937 e sia emigrato negli Stati Uniti d’America nel 1955, prima del 1980 Gaetano Cipolla non aveva scritto una sola parola sulla Sicilia, né si era mai dedicato allo studio della lingua e della cultura siciliane. Attorno al 1980, gli capitò di conoscere un gruppo di persone che aveva fondato Arba Sicula, lesse il famoso poema Ucchiuzzi niuri di Giovanni Meli e avvertì una indescrivibile emozione. Questo episodio gli fece comprendere lo spessore delle sue radici, il cui richiamo da allora non poté più ignorare, e da lì iniziò a dedicare sempre più tempo allo studio della poesia siciliana. Scandagliò così ambiti che eccedevano il suo ruolo di professore di italiano: non essendo un traduttore, imparò a tradurre; non essendo un linguista, fece degli studi critici sul linguaggio siciliano; non essendo un sociologo o uno storico, esaminò le tradizioni e la storia siciliane. E cosa ben più rimarchevole, nel cercare di definire i Siciliani e l’essenza del popolo siciliano, dovette interrogarsi su se stesso, dovette fare i conti con la propria identità, riuscendo, alfine, a superare i suoi pregiudizi nei confronti del dialetto.
Di Giovanni Meli, Gaetano Cipolla ha tradotto in versi inglesi e pubblicato (oltre a L’origini di lu munnu, The origins of the World, nel 1985) Moral Fables and other poems, nel 1988 e poi nel 1995, e Don Chisciotti and Sanciu Panza, nel 1986 e in una versione riveduta nel 2002. Scritti in inglese (è convinzione di Gaetano Cipolla che molti degli autori siciliani meriterebbero di essere meglio conosciuti sia nella loro terra che nel mondo), questi libri sono l’ennesima lampante prova del suo interesse e della sua passione nei confronti della cultura e della lingua siciliane.
Prima di cimentarsi nella traduzione del Don Chisciotti and Sanciu Panza e delle Moral Fables, Gaetano Cipolla traccia un essenziale excursus della figura, della vita e delle opere del Meli.
Giovanni Meli (mutua egli da Agostino Gallo) era umile e affabile
CARMELO LAURETTA, DECANO FRA I POETI DIALETTALI SICILIANI
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- Creato Giovedì, 07 Gennaio 2021 12:15
- Pubblicato Giovedì, 07 Gennaio 2021 12:15
- Scritto da Marco Scalabrino
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Maestro e amico, autore e persona dalle rare qualità, Carmelo Lauretta è stato il decano fra i poeti dialettali siciliani. Nato a Comiso (RG) nel 1917, laureato in Lettere all’Università Cattolica di Milano nel 1939, ha insegnato per quarant’anni Lettere in Istituti Statali e dopo la Liberazione è stato vicesindaco di Comiso, nonché, negli anni Cinquanta, il primo presidente delle municipali ACLI. Ha collaborato al Vocabolario Siciliano di Giorgio Piccitto, a cura del Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani, al quotidiano La Sicilia, ai periodici Giornale di Poesia Siciliana di Palermo, Arte e Folklore di Sicilia di Catania, DIALOGO di Modica (RG) e ad altri giornali nazionali e locali. Ha pubblicato poesia, prosa e saggistica, sin dal 1938 Sue liriche sono state tradotte in greco da Kostas Stamatis, in sloveno da Vinko Velicic, in inglese da Alessandro Caldiero, in francese da Mazambi K. Makila, in tedesco da Robert Grabski, in giapponese da Gjosho Morishita e in russo da Tatiana Antonova. Privilegeremo in questa sede, giacché ciò ci preme, la sua prolifica produzione in dialetto, dando spazio, per ciascun lavoro, ad alcune delle tante voci che del Nostro si sono occupate.
Il suo primo titolo in dialetto, A cori apertu, è del 1981. Giorgio Piccitto considera: “Carmelo Lauretta mi ha interessato per la sua coraggiosa ricerca di un linguaggio nutrito di intimi succhi dialettali. Ha il gusto e il senso della lingua e mostra di conoscere in modo eccezionale il suo dialetto”. E Antonio Fjrigos osserva: “Straordinaria è la sua capacità di cogliere la quotidianità e renderla, tramite versi disadorni da ogni enfasi, fonte di squisita umanità e di impareggiabile dolcezza”. Pani schittu è del 1982. Salvatore Di Marco nella sua recensione sostiene: “Colpiscono tre aspetti di questo libro. In primo luogo il linguaggio: Lauretta propone un dialetto d’indubbia radice ragusana, ma arricchito di neologismi della vita di oggi. In secondo luogo, la capacità del poeta di collegarsi ai temi della quotidianità. E infine, un forte senso della natura e dell’uomo come risorse perenni, in alternativa alla disumanizzazione tecnologica di quest’era”. A provocazioni esce nel 1984. “Il Lauretta – commenta Maria Sciavarrello – fa piazza pulita di forme e di atteggiamenti della vecchia poesia, enfatica e parnassiana, vivendo le sue immagini in modo aderente al suo pensiero e alle sue emozioni”. E Rino Giacone soggiunge: “Lauretta appartiene a quella poco numerosa famiglia di poeti che, pure forti di una cultura umanistica, non si sono lasciati condizionare da essa, ma hanno cercato nuove strade per una poesia più aderente alla realtà che viviamo”. Il 1986 è l’anno di La casa di tutti e della svolta. “Con La casa di tutti – asserisce Salvatore Camilleri sul MANIFESTO della nuova Poesia Siciliana, edito in Catania nel 1989 – Carmelo Lauretta abbandona definitivamente la grafia della Contea di Modica per quella più coerente della koiné linguistica siciliana”. “La casa di tutti – precisa lo stesso Carmelo Lauretta – voli diri tri cosi: Primu: La casa di tutti è la poesia; secunnu: La casa di tutti è lu duluri; terzu: La casa di tutti è la morti. Iu, però, dicu ca unu e unu sulu è lu patruni di La casa di tutti: l’amuri”. Na rimpatriata segna l’anno 1989. Carmelo Depetro nella sua recensione attesta: “La “tonalità umana di bonomia e di celia” accompagna la raccolta. C’è una nota costante di rimpianto per un mondo in cui le persone si contentavano di poco, erano semplici e sincere, pur con le loro manie in fondo perdonabili. Al centro di tutto la funzione del dialetto, sradicato dal peso idiomatico, per renderlo più comprensivo e comprensibile”. Il 1990 si apre con Acqua di lu Giordanu. “Lauretta – afferma Domenico Pisana – dà alla sua esperienza religiosa la massima estensione, trovando nel Nuovo Testamento i motivi ispiratori per un’ideazione lirica condotta con la sensibilità e il trasporto di chi si accosta al Testo Sacro per educare lineamenti di contenuto poetico-religioso attraverso i riferimenti specifici a personaggi del Vangelo”. Nel 1992 è la volta di Pani di casa. Salvatore Di Marco così lo recensisce: “È una raccolta di novelle dialettali legate a storie e personaggi di paese che il Lauretta trascrive dipanandole dal filo lungo della memoria. Umorismo sottile, malinconie, ricordi, astuzie e semplicità d’animo, saggezza popolana, ne sono le caratteristiche. Dal loro insieme viene fuori uno scenario nel quale rivive la storia di una comunità dove i sapori sono, appunto, quelli del pane di casa”. Oasi di Sion vede la luce nel 1993. “Le poesie di Carmelo Lauretta raccolte con il titolo di Oasi di Sion – assevera Paolo Liggeri – producono in chi legge il sollievo e il ristoro del verde ombroso, della fioritura incantevole, dell’acqua sorgiva e limpida che l’oasi del deserto offre al viandante”. E Giacomo Ferro aggiunge: “Carmelo Lauretta suggerisce traguardi sicuri di fede dove tutto si tinge di luce e di pace. Poesia aperta ai drammi del nostro tempo di cui l’autore si avvale per indicare “oasi” d’amore alla luce del Vangelo, àncora di salvezza per questi uomini di oggi, soli e smaniosi di successo facile. Il dialetto siciliano brilla di immagini fascinose e ricche di conforto”. Prigionieru di l’Angili è del 1995. “Ogni componimento poetico di Carmelo Lauretta – enuncia Giorgio Battaglia – è una totalità in sé, in cui la realtà e la vita individuale vanno verso la realtà e la vita universale. Non dunque il particolare accende la fantasia e il cuore di Carmelo Lauretta, ma l’universale: l’universale visto come qualcosa che è
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FILASTROCCA DELLA BEFANA
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- Creato Giovedì, 07 Gennaio 2021 11:59
- Pubblicato Giovedì, 07 Gennaio 2021 11:59
- Scritto da Santo Privitera
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tutta gaia tutta lieta
non puó fare una dieta
È arrivata la befana
tutto vede e tutto sana
ha la faccia un poco strana
e si beve una tisana.
È arrivata la befana
ha per scopa una Ferrari
ai bambini tanto cari
porta i doni più preziosi.
È arrivata la befana
sopra i tetti e con la neve
cerca Conte e Casalino
per portargli un decretino!
Per sfortuna incontra Renzi
che sorpresa...ma ci pensi!?
vuole per giocattolino Pippo
Poldo e Paperino.
Indicandogli il camino
vuole pure un bel trenino.
La befana dice Basta!!!...
sol la cesta m’e’ rimasta
ora piglia pure questa
...che finisce anche la festa!
S.P.