Arte e Musica

"IL VOSTRO MARTOGLIO" ALLA CIVITA

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Venerdi 6 Gennaio la compagnia teatrale San Francesco di Paola, metterà in scena nell’omonimo teatro della Civita, la commedia “Il Vostro Martoglio” di Santo Privitera. L’autore ha costruito la trama sulla base di una visione personale della “Centona”, l’opera poetica forse più conosciuta del celebre commediografo Belpassese. Il Vostro Martoglio è ambientato nel quartiere più nobile di Catania: La Civita. Per rendere quanto più verace possibile la sua commedia, a parte alcuni promettenti giovani,  Privitera ha scelto personaggi quasi tutti del luogo. La trama è un intreccio di  scenette tra il comico e il faceto. A fare da “collante”, alcune poesie contenute nella Centona. I due personaggi martogliani per eccellenza, Cicca Stonchiti e Don Procopiu ‘u ballaccheri, non potevano mancare. Al centro, la tradizionale  “Cona” natalizia. “Oltre il palcoscenico”, un tavolo per i soliti sfaccendati che amano giocare a “briscola ‘ncumpagni”. Nel primo atto, Martoglio è presente sulla scena: scrive e prende appunti. Fuori campo si odono le antiche voci di strada. Inoltre, ci sono i duellanti; il giovane pescatore che porta la serenata all’amata; il puparo che decanta scene tratte dalla storia di Orlando; le popolane che litigano fra loro per futili motivi. Poi la musica dei “nonareddi” suonatori della novena. Alcuni comici siparietti esaltano vari personaggi:  Mastru Austinu miciaciu e la moglie Gna Lona(tratto dal San Giovanni Decollato); la procace Aitina e la stravagante Ciccina ‘a muncibbiddisa. Questi ultimi sono nuovi “innesti” che l’autore ha voluto creare assimilandoli  per carattere a quelli martogliani. Il momento finale è dedicato alla tragica uscita di scena del poeta Belpassese. Il libro della Centona abbandonato sul tavolo, sarà la “chiave” che renderà immortale il genio letterario di Nino Martoglio.

 

Nella Foto, gli attori della compagnia S.Francesco di Paola

 

COMPOSITORI E PAROLIERI CATANESI

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Oggi la chiamano “Fuga dei cervelli”, una volta invece era “Cu nesci, arrinesci”. I detti, raramente si sbagliano. Oggi è più facile emigrare; ma fino a qualche tempo fa c’era la consapevolezza che una volta partiti, la possibilità di “sbarcare il lunario” appariva più concreta. Quando ci si rendeva conto che “Chiù scuru ‘i menzannotti non puteva fari”, solo allora si tentava la strada dell’avventura. La nostra e’ un’Isola che ha esportato geni di prima grandezza. Dalla scienza alla letteratura; dalla pittura al cinema; dallo sport alla musica, tra i “primatisti” c’è stata sempre la nostra Isola. Vincenzo Bellini, all’età di diciott’anni è andato via dalla sua città, e ancora oggi molti si chiedono cosa ne sarebbe stato del suo genio se non avesse fatto questa scelta. In questi giorni abbiamo pianto la scomparsa del nostro Franco Battiato, artista di fama internazionale che nella sua Sicilia aveva scelto di tornarci; per lui, una volta calato il sipario della vita, si è aperto quello della storia. Il suo misticismo lo ha portato a credere nella “reincarnazione”: speriamo sia così; a patto che possa “ritornare” nuovamente a Catania. Nel mondo della musica leggera abbiamo ancora le nostre eccellenze; dalla famiglia Bella( Gianni, Marcella, Rosario e Antonio), a Vincenzo Spampinato; per non parlare dei gruppi storici come “I Beens” i cui successi hanno varcato l’oceano. La tradizione sembra continuare con i tanti nomi, molti anche di giovani, che sono già sulla buona strada. La carrellata è vasta, impossibile proporla tutta. Gianni Belfiore, di padre ripostese, pur essendo nato a Genova, si è sempre riconosciuto figlio della Terra di Sicilia. Negli anni ’70 dello scorso secolo, dopo il suo esordio nel mondo musicale a fianco della famosa cantante Folk licatese Rosa Balistreri, al bordo della nave dove lavora da ufficiale di coperta, conosce il cantante Julio Inglesias. Per lui comincia a scrivere canzoni come “ Se mi lasci non vale e “Sono un pirata sono un signore” che hanno fatto la fortuna dell’artista spagnolo amatissimo in tutto il mondo. Belfiore ha scritto canzoni anche per Iva Zanicchi, Fred Bongusto, Boby Solo e Tosca, tanto per citare dei nomi. Anche lui, come Battiato, sulle ali del grande successo, ha preso casa a Milo, alle falde dell’Etna, dove ancora continua a lavorare. Non è stato un gigante, ma certamente un nome autorevole sì. Ci riferiamo al cantante e paroliere Plinio Maggi (Catania 1940-2019).Dopo aver partecipato a vari concorsi canori, nel 1965 vince il Festival per voci nuove di Castrocaro. Una bella ribalta che lo porterà molto in alto. Parteciperà al Festival di Sanremo, al Festival di Napoli e al Cantagiro. E’ presente, come cantautore, nei migliori programmi televisivi Rai del momento. Volerà perfino in America dove otterrà un discreto successo. Nel frattempo scrive testi per vari cantanti molto noti del momento. Laureatosi in Farmacia, intorno alla metà degli anni ’70 abbandonerà improvvisamente il mondo dello spettacolo per esercitare questa professione. “Mena” è l’opera lirica composta poco prima della sua scomparsa. Tra gli anni ’60 e ’70, visse il proprio momento di gloria pure Oreste Vassallo( Catania 1912-1976). Collaboratore del Maestro Pastura. Vassallo si stabilì a Roma dopo avere conseguito la cattedra di Lettere nelle scuole statali. Negli ambienti della musica leggera si Affermò col brano “Come te non c’è nessuno” portata al successo, su testo di Franco Migliacci, da una “frizzante” Rita Pavone. La nostalgia per la sua città, lo porterà a pubblicare nel 1972 a Milano, la silloge: “ Sotto gli archi della marina”. A scrivere un motivo di successo, concorse pure il musicista folk Franco Zappalà. Con il suo “Tango di Mezzanotte”. La base registrata al mandolino dal maestro Antonio Aiello, piacque tanto a Claudio Villa che la incise per la casa discografica “Vis”. La magistrale interpretazione che ne fece il “Reuccio”,fu garanzia di successo. Era il 1956. A ritroso nel tempo, non possiamo non fare riferimento al grafico pubblicitario Peppino Mendes( Catania 1892-Napoli 1978). Nella sua città non riuscì a trovare un lavoro, perciò la lasciò per trasferirsi definitivamente a Milano. Ebbe una grande passione per la scrittura, così cominciò a scrivere versi. L’incontro con il maestro Vittorio Mascheroni fu decisivo. Scrisse diverse canzoni dedicate al regime fascista. Tra queste, la più nota fu “Soldatini di ferro”. Nel dopoguerra visse i suoi anni in pieno isolamento; in compagnia solo dei suoi amati cani. Firmò su musica del Mascheroni, due brani destinati ad avere un immenso e duraturo successo: “Fiorin Fiorello”(1939) e “Il Tango della Gelosia”(1931).

 

Nella foto, il Maestro Franco Battiato

 

Pubblicato su La Sicilia del 23.05.'21

IL LINGUAGGIO DEI PENNELLI NELL'ARTE E NELLA STORIA

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Interessantissima come sempre la videoconferenza domenicale Skype denominata “Chiddi da Conca”. Attorno alla “Conca” anche questa domenica siamo stati in tanti; e con il freddo polare di questi tempi, ci voleva proprio. Baschi e coppole in testa, pronti per l’odierno appuntamento culturale proposto. Il tema della giornata è stato “Il linguaggio dei pennelli nell’arte e nella storia”, argomento artistico che affascina. Ha avuto come protagoniste Linda Higginson-Privitera e Mimma Marchesini. Linda è stata una piacevole scoperta. Artista da sempre anche se molto defilata. Tanto timida quanto culturalmente elevata. Oltre che una artista raffinata si è rivelata anche una brava critica d’arte. In questa puntata, è stata lei, inglese di nascita ma naturalizzata catanese, a parlare del celebre Pittore londinese William Turner(Londra 1775-Chelsea 1851). “Turner”-ha spiegato tra l’altro Linda-“fu seguito come esempio dagli impressionisti”. Inoltre, Turner, è stato considerato unanimamente come colui che ha elevato la pittura paesaggistica facendola competere alla pari con quella storica considerata di maggiore prestigio. A dimostrazione di ciò, sono stati evidenziati i lavori più rappresentativi di questo artista che non a caso venne considerato come il pittore “Re della luce”.

Altro intervento degno di nota è stato quello di Mimma Marchesini da Foligno. Mimma che già altre volte è intervenuta sull’argomento, si è soffermata su alcuni celebri pittori impressionisti. Nel corso della sua dettagliata relazione, ha analizzato a fondo alcune opere simboliche di grandi maestri dell’impressionismo quali furono Friedrich, Manet, Monet, Renoir, Degas e Fattori.

Le due relazioni esposte con efficace semplicità , hanno dato l’assist ad un articolato dibattito dal quale sono scaturiti i temi di futuri approfondimenti. Gli intervenuti hanno spaziato a tutto campo, consapevoli che Un’opera d’arte può essere affrontata sotto tanti punti di vista: Dalla Psicologia alla Filosofia; dalla sociologia alla letteratura ecc.

Postiamo il video senza togliere una virgola; chi ha la pazienza di seguirlo, si accorgerà che ne valeva la pena partecipare ma anche…ascoltare.

Buona visione!

lL'ITALIA DEI 1000 MANDOLINI: LA SICILIA

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CARLO AONZ0 E I MANDOLINI DI SICILIA

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Cultura, memoria e identità, Carlo Aonzo ne è alla continua ricerca e il patrimonio incomparabile della letteratura mandolinistica gli dà ragione: il progetto lanciato per mantenere il contatto con i suoi fan durante il lockdown ha preso una piega internazionale. Dal Museo italiano a Melbourne, ma anche dal Consolato di Miami, arriva l’invito a raccontare il mandolino, compagno di viaggio e memoria culturale di tanti italiani residenti all’estero. 

“L’Italia dei 1000 mandolini” si conferma tour virtuale itinerante in grado di visitare archivi e testimonianze mandolinistiche, portando alla luce un infinito e appassionante spaccato culturale, sociale e musicale dei luoghi dove fa tappa.

La settima puntata, prevista come ogni sabato alle 12 in anteprima Facebook, andrà in Sicilia: sapori e profumi si percepiranno dalle immagini a corredo del documentario: serenate e matrimoni che caratterizzano i mesi più caldi all’ombra degli ulivi con il mandolino onnipresente. Musica e artigianato, due facce della stessa medaglia. Mandolino e chitarra che accompagnano gli spettacoli dei Pupi siciliani, patrimonio dell’Unesco, mentre nel cuore di Palermo da un laboratorio di sartoria, ogni sabato pomeriggio si diffondono le note di un mandolino, antico retaggio delle botteghe dei barbieri o dei falegnami, così come dei calzolai o dei fabbri, perché il mandolino non lo suonavano solamente nell’upper class. Anche Alexandre Dumas, in viaggio in Sicilia, lascia testimonianza di una festa tradizionale briosa: - Si danza da soli, in due, in quattro. In otto, come si vuole, un uomo con un altro, una donna con un’altra… l’orchestra si componeva di due soli musicisti, uno suonava il flauto, l’altro una specie di mandolino. 

A Catania i liutai venivano chiamati mandolinari e fino alla Prima Guerra Mondiale venne ritenuta il centro di produzione di strumenti musicali più importante al mondo. Tra i virtuosi mandolinisti di caratura internazionale si ricorderanno, Giovanni Gioviale (1885-1949), stimato dal grande compositore Pietro Mascagni, di lui esistono incisioni degli anni ‘40 fatte a New York; Giovanni Vicari (1905-1985), bambino prodigio emigrato a New York e Placido Reina (1883-1976), discepolo di Gioviale. 

Appuntamento a sabato, con l’immagine di un prezioso archivio storico: al mandolino la mamma di Rosina della famiglia Raptis, spugnari di origine greca. Il suo mandolino venne portato via dagli americani assieme alla culla. Simboli di un’iconografia che continua a fare storia.

Pagina Facebook: Carlo Aonzo mandolin  Web: https://carloaonzo.com/home

 

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