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L'ANNIVERSARIO. 17 GIUGNO 1945: L'ECCIDIO DEGLI INDIPENDENTISTI SICILIANI ALLE PORTE DI RANDAZZO.

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Il ricordo dei militanti dell’E.V.I.S.( Esercito Volontario Indipendentisti Siciliani) caduti alle porte di Randazzo oltre settant’anni fa, è ancora vivo. Non per tutti però; solo per quei pochi gruppi di sicilianisti rimasti. Loro ancora continuano a credere che un giorno la Sicilia possa godere della piena indipendenza, così come gli era stato fatto credere nell’immediato dopoguerra dagli “Alleati” che vennero a liberare l’Isola dai Nazi-fascisti. Da quella promessa nacque lo “Statuto speciale” che avrebbe dovuto assegnare alla Sicilia una forte autonomia. Invece, col trascorrere tempo, la normativa è stata talmente svuotata da perdere tutti i suoi effettivi poteri. Un bluff, un mancato aggiornamento, un istintivo rifiuto da parte della politica regionale; come possiamo definirlo? “Ju/ Sicilia/ ncatinata a lu mari,/ currivi pi millenni/ n-cerca d’ùmmira d’alivi./ Mpriulai jardinu di rosi/ pi cògghiri simenza di zammàra/ e m’astutaru dintra l’occhi/ travi di focu.(…)( Ju, Sicilia). Sono i versi del maggiore poeta indipendentista siciliano del ‘900, il catenanovese Venero Maccarrone, meglio conosciuto come Turi Lima, scomparso all’età di settant’anni nel dicembre del 1995.

Era mezzogiorno del 17 giugno del 1945 quando alcuni carabinieri armati di fucili mitragliatori si appostarono nel bivio della strada che da Catania conduce a Randazzo. In questa contrada denominata “Murazzu ruttu”, i militari attesero il sopraggiungere di un motofurgone sul quale sapevano si sarebbe trovato il prof. Antonio Canepa, alias Mario Turri. Canepa, o Canèpa( sul nome si sarebbe accesa una disputa tra i suoi stessi biografi) prima di fondare l’E.V.I.S., era stato capo separatista e guerrigliero del G.R.I.S.(Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza Siciliana). Si sarebbe trattato di una dettagliata “soffiata”. In quel preciso periodo di guerra, occhi e orecchi erano dappertutto. Così le armi. Antonio Canepa non era uno qualsiasi. Le sue idee liberticide lo condannarono ad essere un intellettuale scomodo perfino agli esponenti del M.I.S.( Movimento Indipendentista Siciliano) guidati dall’On. Andrea Finocchiaro Aprile. Nato a Palermo nel 1908, si laureò in Giurisprudenza nel 1930. Antifascista, ebbe esperienze paramilitari a San Marino. Tornato in Sicilia, conseguì la nomina a docente di storia delle dottrine politiche presso l’Università di Catania. A Firenze partecipò pure alla “resistenza”. Non smise mai di essere uomo “controcorrente”. Difese con forza e orgoglio le proprie idee, coinvolgendo soprattutto i giovani. Ancora oggi ci si interroga se sia da considerare un eroe oppure solo un pericoloso visionario. Con le armi ci sapeva fare, ma anche con la penna. Sostenne la secolare idea “dell’Indipendentismo siciliano”, tanto da essere accostato a Ducezio, mitico condottiero e re siculo che nel V Sec. a.C. lottò per affermare la “Nazione Siciliana” contro il potere Greco di Siracusa. Nel suo libro “La Sicilia ai Siciliani”, Canepa dettò le regole per l’attuazione della piena autonomia politica ed economica dell’Isola. Non prima però di avere analizzato le cause che portarono alla “infausta” spedizione dei Mille. Tornando alla cronaca. Al motofurgone proveniente da Cesarò venne imposto l’alt. Il guidatore forzò il blocco; poi si fermò forse su suggerimento dello stesso Canepa. Quello che successe dopo, rientra nei “misteri” d’Italia. Si parlò di un vero e proprio agguato più che di una sparatoria. Secondo la versione ufficiale, i militari avrebbero risposto al fuoco. L’esplosione di una bomba a mano che Canepa deteneva nella tasca dei pantaloni, avrebbe causato il ferimento mortale degli uomini rimasti a bordo. Gli altri occupanti erano già riusciti a scappare nelle campagne circostanti. L’autista, gravemente ferito, avrebbe guidato il mezzo fino alle porte di Randazzo. Non si salvarono i giovani Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice. Canepa, con una gamba dilaniata, morirà per dissanguamento. Un quarto occupante scamperà a una orribile morte grazie al custode del cimitero di Tre Punti di Giarre, dove i corpi vennero frettolosamente trasportati. L’uomo, accortosi che il ferito ancora respirava, lo condusse immediatamente in ospedale. A ricordare le vittime dell’eccidio, oltre al monumento eretto nel luogo della sparatoria, il “cippo” al viale degli uomini illustri dove le spoglie dei militanti dell’E.V.I.S. riposano. “Fermiti e parramu”-recita l’epitaffio inciso- “…semu sicilianI".

Pubblicato su La Sicilia del 19.06.2022

Nella foto, il monumento eretto nel luogo dell'eccidio.

ANNIVERSARI 2021 DA RICORDARE

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 Abbiamo lasciato senza rimpianti il 2020. Si ricomincia con poche certezze ma tante speranze. “Buon Natale e felice anno nuovo” continua a essere la formula canonica degli auguri. Nulla in realtà è ancora cambiato: solo il calendario. Nuovo di zecca e con tutte le pagine al loro posto. “Andrà tutto bene!!?? …Parola ca si rici!!! Vedremo. Si ricomincia, dicevamo. Ciò che è stato rimandato a “dopo le feste” arriva puntuale: Le solite bollette da pagare, le scadenze da attenzionare, gli archivi da aggiornare; Insomma, la solita giostra della quotidianità. “Pensa ‘a saluti” è il consiglio più giusto che dalle nostre parti ciascuno dispensa agli amici; ma di questi tempi è facile sentirsi rispondere: “ Si…’a saluti ca si nni va!”. Per fortuna, qui a Catania abbiamo la Festa di Sant’Agata. I preparativi di solito iniziano subito dopo l’Epifanìa. I più anziani ci ricordano infatti che “Doppu l’Epifanìa, Sant’Aita è ppi la via”. Ma quest’anno la Festa si farà!!?? Considerato che la pandemia è ancora in corso, c’è da aspettarsi un drastico “taglio”. Sconosciamo in che misura. In mancanza di notizie certe, più il tempo passa e più si fa largo questa ipotesi. L’augurio è che si possa trovare la giusta formula per consentire ai devoti quantomeno di venerarla in cattedrale. Quest’anno ricorre il 1770. mo anniversario del Martirio, in tempi normali sarebbero state tante le iniziative liturgiche, culturali e artistiche da inserire nel programma. Ma tant’è. A proposito di anniversari: come ogni anno ne ricorrono un bel po'. Riguardano tutti i campi della cultura: Dalla religione all’arte; dalla letteratura alla musica; dal teatro al giornalismo e tanto altro. Vengono sempre celebrati quelli più importanti. Sono una miriade e non possono essere ricordati tutti. Tralasciando le vicende storiche che gli studiosi non mancano di riesumare per farne oggetto di incontri e dibattiti(oggi anche attraverso video conferenze), è necessario citare pure alcuni personaggi che nel loro tempo hanno lasciato una traccia più o meno profonda. Anche qui è impossibile una citazione completa, ma di alcuni in particolare è giusto parlarne. Nel febbraio di quest’anno, ricorrerà il duecentesimo anniversario della scomparsa del grande poeta Domenico Tempio( Catania 1750-1821). Tempio, meglio conosciuto come “Micio” fu un poeta illuminista ricordato solo, purtroppo, per le sue poesie licenziose. Invece egli fu soprattutto autore di mirabili opere come “Lu veru piaciri” che canta la contemplazione della natura, e del poema “La Carestia”. Quest’ultimo narra in geniali versi dialettali un episodio storico rilevante e dei suoi protagonisti, accaduto a Catania sul finire del ‘700. Del grande attore e caratterista catanese Angelo Musco invece, il prossimo Dicembre ricorrerà il centocinquantesimo anniversario della nascita(Catania 1871-Milano 1937). Musco fu tra i padri fondatori del Teatro Siciliano. La sua compagnia girò in lungo e in largo l’Europa, esportando in terra straniera dramma, ironia e comicità della nostra Terra. ‘A settembre, sarà la volta del belpassese Nino Martoglio, del quale ricorreranno i cento anni dalla sua tragica scomparsa. Il poeta, scrittore e commediografo celebre autore di “Centona” e de “ L’aria del Continente” morì in circostanze poco chiare, cadendo nella tromba dell’ascensore dell’ospedale Vittorio Emanuele. Martoglio, considerato il padre del dialetto catanese, trasse la sua ispirazione dal quartiere Civita, colorito e caratteristico nei luoghi come nei personaggi che lo abitarono. E sempre in tema di letteratura dialettale, un poeta satirico che pochi ricordano: Ciccio Buccheri Boley. Morì nel febbraio del 1961, sessant’anni fa. Scriveva le sue poesie sotto “ ‘a Fungia do’ Liafanti” dalla quale sembrava essere ispirato. Fustigatore dei costumi borghesi catanesi, non sfuggì nessuno alla sua satira pungente e a volte crudele. Del poeta dialettale Nino Bulla, meglio conosciuto come “‘U pueta do’Cannalicchiu” vi sono già in corso i preparativi per celebrarne la figura di uomo e poeta a trent’anni dalla scomparsa avvenuta nel Gennaio del 1991. Bulla fu un poeta eclettico dalle umili origini. Adranita di nascita, svolse la sua attività di segantino nel quartiere del Canalicchio dove fu molto apprezzato anche per la sua infaticabile attività di folclorista. Un nome molto conosciuto dagli storici catanese è quello di Carmelina Naselli, autrice di tanti importanti studi di Storia Patria. Ricorrono i cinquant’anni della sua scomparsa( Catania 1894-1971). Ma il 2021 è anche l’anno delle celebrazioni di altri grandi personaggi come il premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo, a centoventi anni dalla nascita (Modica 1901-Napoli 1968); Don Luigi Sturzo a centocinquant’ anni dalla nascita(Caltagirone 1871-Roma 1959); Leonardo Sciascia a cento anni dalla nascita( Racalmuto 1921-Palermo 1989).

Pubblicato su La Sicilia del 3.1.21

Nella Foto, Domenico Tempio tra i personaggi da ricordare.

CENTRO CULTURALE V.PATERNO'-TEDESCHI: PROGRAMMA MARZO 2020

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   MARZO 2020

 

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