PARCO GIOENI: UNA STORIA “COMPLICATA”
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Lunedì, 20 Ottobre 2025 11:08
- Pubblicato Lunedì, 20 Ottobre 2025 11:08
- Scritto da Santo Privitera
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Alla sua riapertura, il “Parco Gioeni” è stato subito preso d’assalto. Tanti i cittadini catanesi e quelli dall’Hinterland che si sono affrettati a visitarlo per conoscere il suo nuovo look. Ubicato nella parte nord della città, ha un’estensione di nove ettari; uno e mezzo in più di Villa Bellini. Concepito come un “Parco da vivere”, essenziale e utile allo stesso tempo. Ha avuto una storia molto travagliata. Dagli abitanti del quartiere Barriera Canalicchio dove ricade, era conosciuto come “ ‘A Sciara ‘i vavvarussa”. In realtà si trattava della “Tenuta Spitaleri”. La caratteristica fisica del custode, era quella di possedere una barba rossa folta e lunga che lo faceva somigliare al “terribile” Mangiafuoco di collodiana memoria. Da qui il toponimo popolare. La folta vegetazione e i numerosi anfratti lavici che si aprono sul terreno, costituirono in passato un comodo rifugio. Un “Parco giochi” dove i ragazzi vivevano le prime avventure. Durante i moti anti-borbonici, prima di ripiegare verso Sant’Agata li Battiati, i rivoltosi da lì avrebbero ingaggiato diversi scontri a fuoco con i nemici. In quell’altura che sovrasta la città, il proprietario avrebbe voluto realizzare la propria abitazione. Qualcosa però andò storto e non se ne fece nulla. Acquistato dal Comune di Catania, la prima volta che si parlò della costruzione di un “Parco cittadino” in quella zona fu nel 1931. Le sue pregiate lave “a corda” che affiorano dalla estesa vegetazione spontanea di macchia mediterranea, rendono ancora oggi quest’area unica nel suo genere. In più, la presenza dei resti dell’acquedotto benedettino e di un antico mulino, costituirono un “valore storico” da aggiungere al suo panorama naturalistico. Il progetto vinse pure un concorso nazionale. Non poteva essere diversamente. Il suo creatore, l’architetto Michelangelo Mancini, lo incluse nel piano regolatore redatto quell’anno. A seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, venne però approvato solo nel 1942. Ripreso più volte nel dopoguerra, la sua realizzazione tardò a venire. Nel 1954 il sindaco Magrì impedì una scellerata proposta politica di lottizzazione. Era finalizzata alla costruzione di villette. Nel 1971, dopo molteplici pressioni provenienti dalla società civile, finalmente qualcosa si mosse. Vennero realizzati: muri di cinta e la monumentale scalinata in asse con V.Etnea. Niente di più. Rimase abbandonato fino a quando Regione siciliana avviò l’iter burocratico per il relativo finanziamento. A fronte dei miliardari progetti proposti, l’amministrazione dell’epoca realizzò invece il parco con meno di 5 miliardi di vecchie lire. Una prima ala venne inaugurata nel febbraio del 1997; la seconda nell’ottobre dello stesso anno. La rinnovata sensibilità verso il verde pubblico, dagli inizi del nuovo millennio avrebbe consentito la sistemazione di aree altrimenti destinate alla cementificazione selvaggia. Così fu per il “Parco Falcone” al viale Sanzio e nei vari quartieri cittadini.
A Catania, come in tutta Italia, si stanno celebrando le giornate FAI( Fondo Ambiente Italiano) d’autunno. La nutrita delegazione catanese con tutti i suoi valorosi volontari è al lavoro per far conoscere agli studenti delle scuole ma anche ai curiosi visitatori i luoghi più rappresentativi della città. “Sussurri del tempo percorsi tra memoria , bellezza e nobiltà” è il titolo dell’edizione di quest’anno. Un percorso storico studiato appositamente per valorizzare luoghi e monumenti, molti dei quali sconosciuti o poco accessibili al pubblico. Catania è grande nella sua magnificenza storica, grazie a queste iniziative si apre per mostrare le enormi ricchezze possedute. “ Mih! Sti cosi avemu ‘a Catania?…” è un espressione che abbiamo sentito pronunciare in diverse occasioni. Antichi palazzi, monumenti, siti archeologici, chiese, monasteri, biblioteche, sentieri naturalistici mai percorsi. Luoghi sconosciuti e criptici compresi.
Nella foto, l’ingresso principale del “Parco Gioeni”. Pubblicato su “La Sicilia” del 19.10.’2025


