SANT'AGATA DI MEZZ'AGOSTO: ANTICHE TRADIZIONI

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La festa di Sant’Agata nei secoli è stata tutta un fiorire di avvenimenti. Malgrado il Cerimoniale di Alvaro Paternò abbia stabilito dal Sec.XVI in poi  regole precise, molto è cambiato. La festa per sua caratteristica è andata allineandosi ai costumi; solo la Fede, quella sì che è rimasta intatta. E quando si parla di festa il riferimento non è solo a quella che si celebra a Febbraio, data del Dies natalis della Santa Patrona, ma anche al 17 Agosto che invece ricorda il prodigioso ritorno delle Sacre Reliquie, dopo il trafugamento, da Costantinopoli a Catania. Addirittura la storia indica quest’ultima data come inizio vero e proprio dei festeggiamenti. Almeno fino alla fine dell’800 e

per buona parte del primissimo ‘900, ad Agosto i festeggiamenti si svolsero diversamente. Non un solo giorno duravano ma dal 15 al 22. Nell’estate del 1852,in occasione del XVI centenario del Martirio, fece la prima apparizione il Carro Trionfale di Sant’Agata. Si trattò di un vero capolavoro di ingegneria lignea che poteva stare-si disse-a petto con le più alte case del tempo. Impressionò molto i catanesi tanto da indurre un poeta dialettale rimasto anonimo a scrivere Lu carru ppi Catania è na rannizza/ massimamenti quannu non si strazza/(…) Sant’Aita dda supra in tanta autizza/ pari ca ccu li manu Cristu abbrazza./    Era a forma di barca. Munito di ruote, in cima alla torre svettava il Simulacro di Sant’Agata. Nei piani inferiori, invece, erano sistemate diverse statue di Angeli, putti, festoni,ghirlande, bandiere e decorazioni varie. Trainato da diverse coppie di buoi, appena ultimate le manifestazioni veniva in parte smontato e i suoi pezzi conservati all’interno della chiesa dei Domenicani. Non portò mai le Sacre Reliquie e scomparve otto anni dopo. Agli inizi del ‘900 riapparve nuovamente in formato più ridotto e diversamente fregiato, ma solo per pochissimo tempo. Particolarmente sentite dai cittadini le cosiddette Invenzioni. Erano doni simbolici che per devozione venivano offerti alla Santa dalle varie corporazioni artigiane cittadine. Si trattava di allestimenti scenici in cartapesta su tematiche tratte dalla Bibbia. Ma è la cronaca a fare registrare gli avvenimenti più curiosi. Nel febbraio del 1930, un forte acquazzone indusse la Podesteria a differire i festeggiamenti di una settimana. Un nutrito gruppo di cittadini si pose un problema destinato a diventare all’epoca un bel “rompicapo”. Non era la prima volta che i temporali sconvolgevano i programmi. Era accaduto anche ai tempi del Dusmet. Da qui la bizzarra proposta: Non è meglio fare svolgere i festeggiamenti solo nel mese di Agosto? Apriti cielo che si scatenò! Le polemiche divamparono. Curia e autorità politiche, a seguito di questa proposta, si guardarono bene dal prendere posizione.  I fronti opposti, a colpi di articoli, per parecchi mesi esternarono sui giornali le rispettive ragioni. Dicevano i fautori dei festeggiamenti Agostani: “Nto mmennu c’è friddu e chiovi, com’è ca n’ama vagnari sempri!?. A Santa chissu ‘no voli!”. Di rimando i conservatori Febbraini: “A quali, ad austu c’è cauru; a puzza di sururi è pariggia: a cchi vi pari c’ama moriri sutta ‘o stiddazzu!?”(Solleone). Della questione si incaricò il Giornale dell’Isola con un referendum che apparve iniziativa più farsosa che seria. Vinsero i Febbraini. E non mancò la rima in poesia del poeta dialettale catanese che seguita tutta la querelle alla fine sentenzierà soddisfatto: (…)…E cussì beddi a la lesta/pi dui voti la gran festa/nui faremu e cu gran gustu/’nta frivaru e ‘nta l’agustu!/

 

Pubblicato su "La Sicilia" del 14 agosto 2014

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