LA RICOGNIZIONE CANONICA DELLE SACRE RELIQUIE AGATINE
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- Categoria: Storia e tradizioni popolari
- Creato Domenica, 28 Maggio 2023 17:56
- Pubblicato Domenica, 28 Maggio 2023 17:56
- Scritto da Santo Privitera
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Con il Giro interno detto dei “Nobili” perché attraversa il centro storico tra le arterie circondate da palazzi nobiliari, si concludono i festeggiamenti agatini. Ormai non più il 5 sera come una volta, ma nella prima mezza giornata del 6 febbraio. Poche le novità, ma ci sarebbe anche un importante anniversario da ricordare. Sessant'anni fa veniva effettuata l’ultima ricognizione canonica delle reliquie agatine. Era il 3 febbraio del 1963. Nella cattedrale erano presenti il cardinale Larraona(delegato del papa), l’arcivescovo Guido Bentivoglio, il medico legale Prof. Nicoletti, gli orafi di fiducia e le autorità municipali. Come riportato dalle fonti dell’epoca: “Venne eseguita l’ispezione accuratamente trascritta nei minimi particolari”. In passato era avvenuto altre volte. Nel 1376, anno in cui il costruttore Giovanni Di Bartolo da Siena, consegnò ai catanesi il prezioso Busto reliquiario; successivamente nel 1444, 1501, 1797 e 1915. Quest’ultima, ordinata dal cardinale Giuseppe Francica Nava. Quella del 1963 è stata la più dettagliata e curata in tutte le sue parti. Il silenzio fu dentro e fuori le antiche mura della Cattedrale. Le porte rigorosamente sbarrate; nessun estraneo poteva essere ammesso ad assistere: solo gli addetti ai lavori. Il momento era solenne, emozionante; occasione unica per coloro che ebbero questo privilegio. Il giuramento di tutti i presenti, era parte del rito consistente nella rottura del sigillo e l’apertura della calotta cranica del busto reliquiario. Una volta estratte le sacre ossa, prima dell’ispezione vennero portate in processione all’interno dello stesso luogo di culto. L’obiettivo principale era quello di constatare lo stato di conservazione e di trascrivere analiticamente le reali condizioni del teschio e delle altre parti conservate all’interno del prezioso busto: torace e viscere(rinsecchiti). Con essi anche i reliquiari anatomici esposti alla venerazione negli appositi preziosi astucci d’argento massiccio dorato, sbalzato e cesellato. Sono in tutto sette: due contengono i femori, due le braccia con le mani , due le gambe con i piedi, una mammella. Solo una, perché l’altra, durante l’avventuroso trasporto da Costantinopoli a Catania, rimase in terra di Puglia. Una curiosità. Nel dito di una mano, si nota distintamente la mancanza di un lembo di pelle. Il motivo di tale lacerazione ce la racconta Pietro Carrera nella sue “Memorie historiche catanesi”(1641). Secondo lo storico militellese, la reliquia sarebbe stata morsicata da un prelato il quale, fingendo di baciarla, senza farsene accorgere strappò coi denti un pezzetto di carne. Allora non vi era alcuna protezione. Le reliquie dei santi potevano essere baciate anche attraverso il contatto diretto. Dovendo partire, il religioso tentò inutilmente di imbarcarsi per prendere lestamente il largo. Tutte le volte che saliva a bordo del piroscafo, il mare si rivoltava minaccioso. Le onde alte avrebbero reso sconsigliabile qualsiasi viaggio. Constatato il prodigio, il religioso fu costretto perciò a restituire il lembo di pelle morsicato. Confessò tra le lacrime il misfatto. Tornando alla ricognizione. Oltre a una cerchia ristretta di clericali, vi parteciparono il sindaco Salvatore Papale, il presidente della confraternita Sant’Orsola, Andrea dell’Acqua, e un giovanissimo Luigi Maina non ancora investito della carica di cerimoniere del Comune di Catania. Il bollettino ecclesiastico riportò il seguente rapporto: “La calotta conservava aderente al cranio la cotenna di colore scuro, senza traccia veruna di capelli: e parti di pelle si è osservata dagli zigomi facciali in giù, ed anche parti di essa nella mandibola, la quale era staccata e trattenuta al teschio con due nastri di seta: l’uno antichissimo color rosa secca; l’altro rosso di epoca più recente. Rimanevano attaccati al teschio”-continua la relazione-“solamente alcuni molari di colore oscuro”. Quando verrà effettuata la prossima ricognizione? Qualche anno fa pare che l’amministrazione del tempo abbia cominciato a “sondare il terreno”presso gli esperti del museo Vaticano. Non se ne fece nulla. Il problema, Intanto, sono le condizioni in cui versa il busto reliquiario. Sempre bello a vedersi ma alquanto degradato: annerito nel volto e con alcune parti consumate; necessiterebbe un serio restauro come Dio comanda. Non sarà facile, soprattutto perché simili operazioni richiederanno un lasso di tempo più o meno lungo.
Nella foto, un momento della Ricognizione canonica. Al centro, l'arcivescovo Mons. Guido Bentivoglio.
Pubblicato su La Sicilia, Febbraio 2023