LA RECENSIONE: "QUANDO IL GRIGIO DIVENNE VERDE" (E VICEVERSA) Di Santino Mirabella
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- Categoria: Recensione libri
- Creato Domenica, 04 Ottobre 2015 14:33
- Pubblicato Domenica, 04 Ottobre 2015 14:33
- Scritto da Alessandro Russo
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Gli scarpini bullonati di valorosi paladini stanno adesso per calpestare la smisurata tavola da biliardo. Il primo a far capolino è l’attaccante Aquilino Bonfanti; indossa la consueta casacca a righe verticali con l’undici cucito alle spalle. Lo tallona il portiere Rino Rado con guantoni grigi in mano e magliettina nera girocollo a bordi rossi e azzurri. Pochi secondi e dal sottopassaggio si materializzano i gemelli del gol L’uno è l’infallibile cecchino che calza il trentotto: Giampaolo Spagnolo, per tutti Spagnoletta. L’altro, Claudio Ciceri, ha barba incolta, zazzera bionda, andatura dinoccolata e calzettoni alla cacaiola. Dietro di loro saltella con eleganza il gigante Cantarutti; lo stadio intero osanna ‘Aldo, Aldo’ eppure lo sguardo del bomber rimane glaciale. Frattanto, con un sacchetto di sale in mano, il presidente Massimino si posiziona dietro la porta avversaria. Ce l’ha coi portoghesi e urla come un forsennato: ‘Tutti gli spettatori tutti, per primi i giornalisti, devono pagare il biglietto.‘ Orbene, l’incasso langue e la carta stampata lo attacca feroce più d’una leonessa. In quest’instante sta per seder in panchina mister Egizio Rubino. Pare un gentleman inglese: è sempre pronto a stemperare gli animi senza bisogno d’alzar mai la voce.
Oggi però i ricordi di chi è più grandicello stanno per essere relegati in un passato sotterrato. D’altronde, oggi il calcio è morto !
Santino Mirabella: Lo hanno ucciso i procuratori, le pay-tv, i fondi d’investimento, le scommesse e l’immoralità di dirigenti come Nino Pulvirenti.
«‘Quando il grigio divenne verde e viceversa‘ –ribadisce Santino Mirabella- significa un balzo all’indietro nei valori di uno sport che è riuscito a sfaldarsi moralmente più velocemente della stessa società. Ma soprattutto significa vedere i propri sogni e decidere di camminarvi accanto, di accompagnarli in modo da poterli toccare. E regalarli al bambino che vivrà sempre in noi. Quando un “intellettuale” (con mille virgolette) parla, scrive o racconta di sport, tutti sono lì a storcere il naso, perché… non è elegante, non è fine. O, peggio, non è ‘intelligente’. Come se le passioni, le spensierate avventure con gli occhi e con la mente non possano sposarsi, oltre che col cuore, anche con il cervello. Ma, certo, soprattutto è il cuore che parla. E quando ci rivediamo imbambolati davanti ai nostri sogni da ragazzi, con gli occhi lucidi per l’odore dell’erba o il rumore secco di una pedata ad una palla, non sappiamo dir nulla di noi che non sia un silenzioso sorriso ad occhi socchiusi. Rivedendo così i nostri eroi di un mondo che (a differenza di loro) non c’è più; e scoprire che sognavano come te, solo un passo avanti. È per questo che ho voluto regalare a me e a tutti i ragazzi come me questa partecipazione emozionale, questo sogno a colori, dopo essere stato sognato in un bianco e nero affascinante.
*Articolo tratto da Letteratitudine
**Il Libro e' stato presentato lo scorso 2 ottobre alle "Ciminiere"