LA RECENSIONE: "Nel Silenzio della mia Anima" di Maria Privitera
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- Categoria: Recensione libri
- Creato Venerdì, 19 Luglio 2013 07:59
- Pubblicato Venerdì, 19 Luglio 2013 07:59
- Scritto da Santo Privitera
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Nel silenzio della mia anima(Ed. Albatros, E.11.50) è il titolo della silloge della poetessa e pittrice Maria Privitera. Si tratta dell’opera prima di questa autrice giarrese raffinata artista capace di esprimere intensamente i propri stati d’animo tanto col pennello quanto con la penna. Tra i suoi soggetti, tanta natura, tante sinuose figure scandite dalla bellezza; nei suoi versi, invece, tanta passione amorosa intrisa di sofferenza. L’amore è il leitmotiv della raccolta: Tutti i miei sogni,/uniti da un’unica speranza,/mi riconducono a te./L’amore mi pervade/e poi mi assale/e,quasi nuda,mi difendo/da ciò che sento/ (Tutti i miei sogni). La passione ti scava dentro, ti fa smettere di dormire, ti causa una certa difficoltà nel lavoro, per Maria Privitera invece è solo uno stimolo letterario in più. Lo dimostra la vitalità dei suoi versi capaci di accendersi di vibrante sonorità quando non si lasciano appannare da forzate rime. Alcune delle quali, per la verità, fin troppo…baciate. La maggior parte delle 200 poesie raccolte in questa silloge, traboccano di intenso amore. La Privitera, da novella Saffo, a dispetto del titolo, lancia il suo dolente grido per un amore che gli ha squarciato il cuore lasciandolo sanguinante. C’è un pessimismo edificante nelle sue poesie. Il ritratto dell’amore agognato appare in chiaro scuro: etereo nelle sue fattezze, sfuggente; forse anche crudele aguzzino di sogni:
“Mai più amerò così,/o forse non amerò più./Mi sento uccidere dalla follia/che mi assale con vendetta/quando provo a viverti dentro.”/(Mai più amerò così). Non sappiamo quanto di autobiografico ci sia nell’architettura complessiva che lega le singole trame poetiche dell’opera. Invenzione o no, tuttavia, gli ingredienti per definire spontanea la poesia della Privitera ci sono eccome. Niente orpelli, né elucubrazioni linguistiche ma versi diretti, scagliati con l’intento di raggiungere un bersaglio ben identificato. Sul solco del sentire romantico, labili appaiono in alcune liriche i confini tra l’amore e la morte, tra il bene e il male per la verità sempre al centro di tanta letteratura: “Ti cerco tra le nuvole/come se fossi un angelo,/ma poi mi bruci dentro/come il diavolo./Sei bello e sei crudele./”(Sei bello). L’attesa spasmodica indugia nei pensieri prima di sfociare nel cupo dubbio sospeso tra un addio e una speranza. Non essere riuscita a sciogliere uno solo degli interrogativi e’ anch’esso motivo di inquietudine. Si ricomincia. Nell’arte figurativa si comunica per immagini; nella poesia, si dà voce all’anima: “Nel silenzio della mia anima/ho trovato una voce/che diventa pianto,/se tu non vuoi udirla.”/ (Nel silenzio della mia anima).