“Musica e musicisti “minori” catanesi tra Ottocento e Novecento”

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libro santo

"La musica non è fatta solo di capolavori, altrimenti non esisterebbero i musicisti minori". E’ questa la direzione in cui si muove "Musica e musicisti "minori" catanesi tra Ottocento e Novecento" (Boemi editore) scritto dallo storico e giornalista Santo Privitera, presentato presso il Teatro "Coppola" di Catania. La scelta della location non è un caso. "In queste pareti abbiamo ancora l’eco di ciò che accadeva nell’800 – precisa l’autore – perché fino al 1890, anno in cui si inaugurò il Teatro "Vincenzo Bellini", fu l’unico punto di riferimento catanese quando si trattava di rappresentare opere di un certo spessore". Anche se Privitera ammette "oggi qualcosa è cambiato, abbiamo dimenticato..., nell’800 invece gli 11 teatri esistenti, erano tutti pieni".

 Quello di Privitera è un lavoro che si inquadra storicamente nel "periodo d’oro" della Catania tra ‘800 e il ‘900, ma non si esaurisce in questo arco di tempo. Come sostenuto dal Prof. Giovanni Pasqualino (autore della Prefazione) si tratta di "un omaggio a tutti quegli autori "minori", (ndr circa venti), meno conosciuti del gigante Bellini, ma che comunque hanno dato un contributo importante al pre e post Bellini". L’obiettivo è "smuovere le acque stagnanti di quello che a torto è stato sempre ritenuto un sottobosco della cultura musicale catanese". "Prima di questo periodo – continua Pasqualino - di teatri, eccezion fatta per quelli che si trovavano nelle case nobiliari, non c’era traccia. La musica sacra si trovava nelle chiese".Il lavoro certosino dell’autore passa attraverso i primi istituti musicali non tralasciando aneddoti, curiosità e una lunga tradizione musicale delle famiglie catanesi che contano. "Privitera non cade nell’errore di pensare che la "saga Bellini" inizi in una città deserta – spiega il Prof. Giuseppe Montemagno - La vita musicale della Catania ottocentesca è infatti florida anche se il 90% dei compositori catanesi transitano da Catania a Napoli dove ricevono un’alta formazione, acquisendo cognizioni musicali che gli permettono di confrontarsi col mondo intero". Ma vi sono anche coloro che non hanno dimenticato Catania, nonostante le proposte nei teatri in vista della Francia o dell’America. Vincenzo Bellini invece, non viene considerato a 360 gradi dall’autore perché fu catanese "quasi per caso", visto che nel 1819 andò a Napoli. Lunga storia ebbero anche le sue ceneri, oggetto di lunghe trafile burocratiche. Un lavoro di ricerca impegnato, durato diversi anni, è quello che troverete in questo libro, considerando, però, che per molti musicisti "minori", risulta difficoltoso reperire le fonti. Da considerare anche la funzione di denuncia voluta dall’autore: proprio nel cartellone di uno dei teatri più prestigiosi del mondo, il Teatro Massimo Bellini di Catania, di autori "minori" c’è poca traccia. Ma anche loro hanno fatto di Catania una delle capitali europee della musica...

 Silvia Calanna

 

 

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