ANTICHI ACQUEDOTTI CATANESI
- Dettagli
- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Mercoledì, 17 Luglio 2024 16:22
- Pubblicato Mercoledì, 17 Luglio 2024 16:22
- Scritto da Santo Privitera
- Visite: 180
Cattivo tempo al nord, siccità al sud, l’Italia è divisa in due. Non autonomia differenziata ma clima differenziato. La natura fa il suo corso senza alcuna burocrazia. L’ideologia in questo caso è unica e risponde solo ai disegni del creatore. Da quando esiste il mondo, è sempre stato così. Chi parte da Catania per recarsi nelle città del nord Italia anche in piena estate, in valigia o nello zaino porta almeno un maglioncino al seguito. “ ‘A ddassupra c’è friddu; pottiti quacchi cosa di pisanti, non si po’ sapiri mai…” è la raccomandazione che i famigliari rivolgono ai propri cari in procinto di affrontare un viaggio verso il settentrione d’Italia. Il cambiamento climatico è certo che esiste. La maggioranza degli esperti però è propensa a credere che “munnu ‘ha statu e munnu è”. Si tratterebbe più che altro di una normale ciclicità climatica. Uno “smacco” per i “catastrofisti” di professione, secondo i quali: “ ‘o peggiu non c’è fini”. Allo stato attuale, ciò che preoccupa in particolare i siciliani è la siccità. Le scarse piogge hanno impoverito gli invasi e prosciugato importanti risorse idriche utili per gli usi domestici oltre che per quelli irrigui. In aggiunta, l’enorme spreco generato dalle infrastrutture che fanno “acqua da tutte le parti”, aggrava non poco il problema. Poi c’è la questione delle opere idrauliche iniziate e mai concluse. Gli acquedotti sono al limite del collasso. “Supra ‘a vàddira, ‘n craunchiu” (sopra un’ernia nasce un foruncolo) direbbe ogni buon catanese. “ ‘A squagghiata ‘da nivi si vìrunu ì puttusa” è però un modo di dire per indicare la constatazione di un problema solo quando esso si manifesta. Eppure nella nostra Isola tutto potrebbe mancare tranne che l’acqua. L’anno scorso nel sottosuolo ragusano, ricco di trivellazioni petrolifere, è stato scoperto un vastissimo giacimento d’acqua. Una risorsa di acque dolci di origine piovana le cui sorgenti-come riportano le recenti cronache-si troverebbero fra i 700 e i 2500 metri di profondità al di sotto dei Monti Iblei. Una risorsa talmente grande che potrebbe in gran parte risolvere la profonda crisi idrica che sta attanagliando la Sicilia. E’ Catania la città che storicamente vanta una privilegiata tradizione in materia idraulica. La nostra città è stata sempre ricca d’acqua. Grazie anche alla presenza dei suoi “alti rilievi” e soprattutto alle nevi dell’Etna. Nel suo sottosuolo scorrono laghi e fiumi. I più noti fiumi sono il Longane e l’Amenano. Il lago di Nicito dalle copiose acque, venne totalmente coperto dalla colata lavica del 1669. Quando nel 729 a.C. i Calcidesi fondarono Katana, scelsero questo sito grazie anche all’abbondanza delle acque. In una delle prime monete, un tetragramma, come simbolo venne raffigurato il Dio fluviale “Amenanos” sottoforma di un toro androcefalo. Raramente la città ha sofferto la mancanza d’acqua. I sistemi di captazione per quei tempi erano molto sofisticati. Pozzi, fontane, lavatoi, numerose sono le testimonianze storiche ancora esistenti. Molte delle fontanelle ancora oggi sparse tutto il perimetro urbano, si presentano prime di rubinetto. Indice di scarsa manutenzione che purtroppo implica uno spreco che andrebbe evitato. Quando la calura delle estati catanesi si fa sempre più forte, una fontana in una delle strade del centro storico e nelle periferie la si trova sempre. Famosa è quella meglio conosciuta come “ ‘Muss’i ferru”. E’ la preferita dei turisti. Si trova addossata al muro della chiesa San Francesco all’Immacolata(Piazza S. Francesco). I catanesi mostrano una certa comprensione nei loro confronti. A volte gli danno perfino la precedenza. Tra amici invece si scherza: “ ‘Lassammilla, non t’ha viviri tutta” è il tono che si usa quando qualcuno beve con avidità. I disastri naturali, fortunatamente non sono riusciti a cancellare le Terme romane e neanche i possenti acquedotti i cui resti sono in parte visibili in alcune zone strategiche della città. Le vie dell’acqua sono molto vaste e suggestive da seguire. L’acquedotto di Catania fu la maggiore opera di convoglio idrico nella Sicilia romana. Attraversava il territorio compreso tra le fonti sorgive di Santa Maria di Licodia e l’area urbana catanese, percorrendo gli attuali territori comunali di Paternò, Belpasso e Misterbianco prima di giungere al capoluogo Etneo. Quello che invece si partiva della Licatia, nel sec.XVII copriva interamente l’area urbana. Serviva: da una parte per i possedimenti benedettini, dall’altra per gran parte della città. Alimentava mulini e abbeveratoi. Sfruttava le acque del fiume Longane che ancora oggi da quelle parti scorre a pelo libero perdendosi.
Catania 02.06.2024
Nella foto, un tratto dell’antico Acquedotto Romano