LA BEFANA SEXY

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Non esiste periodo dell’anno più sentito del Natale. Il clima è gioioso, caratterizzato da luci sfavillanti e antiche tradizioni che affondano le loro radici nei Vangeli, nella storia e anche nella leggenda. Degli usi consumistici meglio non parlarne. La letteratura mondiale ha dato sempre un impulso significativo a questa festa. Teologi, scrittori, poeti, storici (religiosi e non), hanno voluto testimoniare le sensazioni del momento. Senza contare le tradizionali canzoncine natalizie, una delle quali, “Tu scendi dalle Stelle”( il cui vero titolo è “Quanno nascete Ninno”), reca la firma del venerato Santo nolano Sant’Alfonzo Maria de’ Liguori. Tra la ricorrenza di Santi, Natività, Capodanno e Epifania, la durata dei festeggiamenti supera i trenta giorni. Ecco perché quando tutto finisce, resta un moto di amarezza. “L’Epifania, tutte le feste le porta via”, recita un famosissimo proverbio. A solo sentirlo enunciare, scende il magone. Anticamente, l’usanza della “strina”(regali augurali) si svolgeva a Capodanno. Successivamente si preferì spostarla per l’Epifania. Così non solo i bambini furono contenti, ma presero in simpatia la “vecchina” con la scopa volante. L’intento sembrava essere anche di carattere educativo visto che solo ai bambini buoni sarebbero toccati i veri regali; mentre i “cattivi” dovevano invece accontentarsi del nero e inservibile carbone. Ma questa “punizione” raramente veniva comminata da papà e mamma. “La Befana vien di notte/ con le scarpe tutte rotte/ con le toppe alla sottana/ viva viva la Befana” è un’antica filastrocca che le maestre un tempo insegnavano ai bambini della scuola elementare. In epoca fascista, questa festa venne esaltata ai massimi livelli; tanto da renderla “nazional-popolare” a favore dell’infanzia. L’idea venne al giornalista Augusto Turati, destinato poi alla direzione del quotidiano torinese “La Stampa”. Era il 6 gennaio del 1928 quando fu inaugurata “La Befana fascista”. Commercianti, industriali e agricoltori vennero chiamati a donare regali ai bambini poveri. La raccolta e la distribuzione dei pacchi venne curata dai “Fasci femminili” e dal “Dopolavoro”. Fu un lungo periodo di felicità per i bambini che oltretutto poterono scegliere a seconda delle proprie preferenze ludiche. L’iniziativa ebbe un successo epocale, già agli inizi del 1931 i doni raccolti furono oltre un milione. Sotto altre denominazioni ma sempre con modalità pubbliche, la Befana fascista fu destinata a durare anche dopo la caduta del regime. In epoca repubblicana, gli Enti statali, municipali e provinciali dotati ciascuno di un “Dopolavoro”, continuarono la tradizione. A beneficiarne non furono più i bimbi poveri ma i figli dei dipendenti. Con il trascorrere del tempo, queste manifestazioni andarono progressivamente scomparendo, fino a cessare del tutto intorno alla metà degli anni ’80 del secolo scorso. “Ma chi sarà mai questa misteriosa “Befana” che a cavallo di una scopa solca i cieli del mondo per dispensare doni a destra e e manca? É una strega o una fata? Al netto della funzione che la tradizione tipicamente consumistica le attribuisce, l’Epifania è una festa religiosa a tutti gli effetti: Celebra la prima manifestazione pubblica di Gesù Cristo, con l’arrivo dei Re Magi. In tutto questo vi è una precisa simbologia cristiana. Proprio dai Re Magi e della loro ricerca di Gesù Bambino pare sia nata la leggenda della Befana. Guidati dalla Stella cometa che annunciava la nascita del Salvatore, i tre Re attraversarono numerosi paesi con i preziosi doni. In ogni luogo in cui passavano, gli abitanti si univano a loro. Solo una vecchietta che inizialmente voleva seguirli, all’ultimo momento ci ripensò. Pentita di non averlo fatto, preparò dei dolci. Li ripose in un sacco rattoppato e uscì da casa. Cercò i reali senza però trovarli. Così cominciò a fermarsi presso ogni casa che incontrava lungo il suo cammino, donando dolciumi ai bambini: sperava che uno di essi fosse Gesù. Da qui la leggenda. Nella nostra tradizione popolare, la Befana ha assunto un significato legato alla sua origine rurale. Come Babbo natale, scende nelle case attraverso i camini. Secondo alcuni studiosi, tale usanza rappresenterebbe un simbolico punto di contatto tra il cielo, la terra e il focolare domestico di ogni famiglia. In quanto alla scopa-volante, sarebbe da attribuire ai suoi presunti poteri magici. Il personaggio della befana moderna oggi “gode” di una iconografia a volte anche sexy. Si fa chiamare Befy. E il poeta catanese non esita perciò a farle il “verso”: “E’ arrivata la Befana/Tutta gaia e tutta lieta/ non può fare la dieta/ perché il cielo glielo vieta./ E’ arrivata la Befana/ tutto vede e tutto sana/ ha la faccia un poco strana/ e si beve una tisana.(…).

 

Pubblicato su "La Sicilia" del 06.01.2024

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