GIOVANI TALENTI CRESCONO: "I monologhi scritti e interpretati dai ragazzi stessi "

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 A conclusione di un anno di studio si è svolto, alla sala Randone di Mascalucia, un Saggio in 3 atti messo in scena tramite dei monologhi scritti ed interpretati personalmente dai ragazzi. I giovani attori (nella foto)coinvolti hanno messo in scena storie di vita vissuta o di pura fantasia quali: “Mio padre” di Elvira Guglielmino, “Il mio angelo custode” di Vincenzo Mazzullo, “Domani è un altro giorno???” di Eva Consoli, “l'infanzia perduta” di Francesco Carbone, “Lettera per il paradiso” di Sonia Grasso, “C'è sempre da vivere” di Manuela Grasso, “Lei” di Seby Alario, “Non ci sono fiori in africa” di Roberta Caruso e “Il sogno interrotto” di Titty Floridia. Conclusa questa prima parte del saggio, che ha messo in risalto le qualità artistiche dei ragazzi in scena, è stata rappresentata la commedia in 2 atti: “Il posto” scritta e diretta da Marta Urzì (insegnante di dizione e recitazione che ha seguito il corso iniziato a novembre 2011 e l'ha portato a termine con questo saggio dimostrando le capacità acquisite dagli iscritti), interpretata da: Sonia Grasso nel ruolo di Armoire, Seby Alario nel ruolo di Flash, Manuela Grasso nel ruolo di Circe, Elvira Guglielmino nel ruolo di Astra, Roberta Caruso nel ruolo di Greta, Eva Consoli nel ruolo di Pierina, Titty Floridia nel ruolo di Gaga, Francesco Carbone nel ruolo di Jacky e Vincenzo Mazzullo nel ruolo di Ori. La commedia non si sa dove è ambientata, lasciando il tutto alla libera interpretazione del pubblico. I personaggi si riveleranno da prima pazzi, poi tutti assassini. Ognuno con il proprio motivo, più o meno futile e in momenti diversi, si svela ai compagni. Le motivazioni sono diverse infatti, c'è chi lo fa per togliersi un peso dalla coscienza e chi perché messo sotto torchio dagli altri. Il recitare, il mettersi continuamente in gioco, è stimolante perchè, come sottolineano gli stessi ragazzi,"il teatro ci ha cambiato la vita facendoci scoprire delle parti nuove di noi stessi. Interpretare un personaggio spesso è difficile perché talvolta devi provare sentimenti che non sono nella tua vita in quel momento o magari non lo sono mai stati ma questo, quando alla fine riesce, lascia in noi una traccia indelebile che ci porteremo dentro per tutta
la vita". Ma non è solo questo. C'è anche la felicità e la contemporanea ansia e paura di affrontare quel pubblico che ha fame di cultura. Vuole sapere ciò che succede e vuole che sia tu a raccontarglielo ed in quell'attimo, ti senti come svenire e il cuore è in tumulto. Ma questa sensazione è la magia del teatro, è l'emozione più bella per un attore, talvolta migliore di un applauso. Allora cerchi in ogni modo di farli ridere o piangere, cerchi di arrivare al loro cuore, con le parole, con i gesti, con lo sguardo. E quando i riflettori ti illuminano ti senti a casa, sparisce tutto, rimani da solo con il tuo personaggio e capisci che non se più tu. Adesso c'è un'altra "entità" in te, quella che per mesi non riuscivi a tirare fuori e che ora è con te su quel palco. In questo preciso momento anche coloro che hanno iniziato per gioco,
capiscono che su quelle "tavole" vogliono passarci buona parte della loro vita perché sono sicuri che non si stancheranno mai. Il teatro pian piano diventa qualcosa di personale, ti scorre nelle vene e non puoi farne a meno e ciò che fai lo ami profondamente. Infine, se come nel nostro caso, ricordano i ragazzi all'unisono, si ha la fortuna di dividere la passione e il palcoscenico con persone a cui vuoi bene, recitare diventa ancora più bello. Si crea un'armonia ed una complicità unica e quando guardi un attimo indietro dopo lo spettacolo il palcoscenico vuoto, mentre torni ad essere te stessa e osservi i tuoi compagni, è stupendo ritrovarli anche nella vita e scoprire di amare quel luogo ancora di più, perché è grazie ad esso se tutto questo è nato.
 
 

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