SALVATORE CAMILLERI NEL TRIGESIMO DELLA SCOMPARSA
- Dettagli
- Categoria: Biografie
- Creato Sabato, 24 Aprile 2021 14:15
- Pubblicato Sabato, 24 Aprile 2021 14:15
- Scritto da Santo Privitera
- Visite: 821
Nel trigesimo della scomparsa, ricordiamo il prof. Salvatore Camilleri; poeta, saggista, commediografo, critico sicilianista e raffinato traduttore. Classe 1921, tra meno di due mesi avrebbe festeggiato il centenario. Ultimo esponente di una stagione poetica siciliana che possiamo definire “rivoluzionaria”. Tutti i suoi scritti, dalla poesia alla traduzione dei classici; dal teatro alla filosofia; dalla linguistica alla storia, meritano un approfondito studio a sé. Dalla sua casa di via Quartararo, a Barriera del Bosco, dove ha abitato per oltre mezzo secolo, ormai non si muoveva più. L’ultima volta che lo vidi, a settembre dell’anno scorso, il suo sguardo era perso nel vuoto. Appena qualche barlume di lucidità. In quella biblioteca stipata di libri in ogni suo angolo, Camilleri aveva letto tantissimo, scritto una infinità di opere e preparato all’insegnamento generazioni di futuri docenti. L’istinto era di accarezzare quelle mura. Salvatore Camilleri, ex direttore didattico della scuola elementare Caronda di Catania, fu qualcosa di più di un semplice studioso; fu un maestro, un vero innovatore. L’unico che abbia guardato ai poeti classici senza trascurare i nuovi. Lo testimoniano tanto gli studi approfonditi sulla storia della poesia dalle origini ai nostri giorni, quanto le raccolte antologiche da egli pubblicate. Dalla sua prima raccolta di poesie “Sangu pazza”( 1945) a “Gnura poesia”(2005) il suo stile poetico non variò di molto. Firmò articoli nei quotidiani e nelle riviste di rilievo; strinse un proficuo rapporto di collaborazione anche i poeti Giuseppe Villaroel, Santo Calì, Paolo Messina, Turiddu Bella e Giuseppe Nicolosi Scandurra, tanto per citare alcuni nomi. Ma anche con Francesco Granata, Saverio Fiducia e Salvatore Lo Presti, famosi storici e giornalisti del suo tempo. Mantenne rapporti anche con esponenti della cultura siciliana d’oltre oceano. Abile nella dialettica, la sua vastissima cultura affascinava le platee. Tutta la sua vita fu dedita alla lingua e alla letteratura siciliana. Il circolo culturale “Arte e Folklore di Sicilia” di Alfredo Danese, fu dai primi anni ’70 dello scorso secolo il suo punto di riferimento. Il “Centro culturale “V.Paternò-Tedeschi”, invece, l’ultimo approdo prima del suo definitivo ritiro. Se vogliamo trovare una testimonianza viva del pensiero di Camilleri, basta leggere il “Manifesto”. Quest’opera è una raccolta artigianale completa di tutto il materiale critico-documentale di quanto avvenuto in Sicilia nel periodo che va dal 1944 al 1989. Intenso fu il suo rapporto con i poeti della Sicilia Occidentale; in particolare modo con Paolo Messina, col quale ebbe una notevole affinità di pensiero. Nel 1971, della sua “Barunissa di Carini” venne ricavato uno sceneggiato televisivo di successo. Il cast era d’eccezione. Nel ruolo di protagonisti, l’attore Ugo Pagliai e la svedese Janet Agren. Il premio Trinacria gli venne conferito con la silloge “Luna catanisa” nel 1979. Camilleri era stato esponente di punta del cosiddetto “Trinacrismo”. Il movimento dei Trinacristi, ricordiamolo, fu quel sodalizio fondato proprio da Camilleri, Enzo D’Agata e Mario Gori che nei primissimi anni del dopoguerra promosse il radicale rinnovamento della poesia dialettale siciliana, svincolandola da un certo linguaggio ormai troppo fossilizzato. “Ho cercato nella poesia”-diceva Camilleri- “l’unica verità possibile e, giacchè le parole dell’italiano erano incrostate e cristallizzate, le ho cercate nel siciliano che lasciava ampi spazi di manovra”. Il tentativo forse troppo velleitario di trovare una sintesi linguistica tra tutte le parlate e le sottoparlate della nostra terra, la cosiddetta “Koinè”, lo impegnerà per tutta la vita. Commentando il primo quindicennio del Terzo millennio,“Evva non ni sta nascennu cchiù” andava ripetendo. Il riferimento era alla scarsezza dei talenti che, in materia letteraria dialettale, da troppo tempo affligge la nostra Terra.Tuttavia Camilleri ci lascia in eredità opere come “Ortografia Siciliana”, “Grammatica Siciliana”, il Dizionario Italiano-siciliano “Il Ventaglio” compreso le monografie dei classici siciliani da Bartolomeo Asmundo a Domenico Tempio e Giovanni Meli, oltre alla monumentale storia della Poesia Siciliana in più volumi. Alcuni lavori ancora inediti potrebbero spuntare fuori dalla sua vastissima biblioteca.
Catania 24.03.’21