"MAZZINI A CATANIA", A 150 ANNI DALLA SCOMPARSA

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Il 10 marzo del 1872 moriva a Pisa sotto il falso nome di George Brown, il giornalista, saggista e Patriota Giuseppe Mazzini. Era nato a Genova nel giugno del 1805. I suoi interessi non furono rivolti solo alla politica ma spaziarono dalla filosofia alla critica musicale alla religione. Egli non si definì un ateo ma praticò un modello religioso che definì “civile”. Protagonista indiscusso del risorgimento italiano; fautore di quella agognata Unità italiana, per raggiungere la quale si versò tanto sangue. Il suo grande desiderio poi avveratosi, fu quello di vedere il Paese sotto un’unica bandiera: quella italiana. La stessa via la tentò per l’Europa. La sua idea di unificare l’Europa attraverso una federazione di Stati; non ci riuscì nell’immediato ma servì a gettare le basi per il futuro. Complici gli ambienti massonici e carbonari dell’Isola, stretto fu il suo legame con la Sicilia che egli la considerò la sua seconda Patria. Frequenti furono i suoi viaggi a Palermo, dove una volta venne pure arrestato per attività sovversiva. Nel collegio di Messina, sfidando il governo di allora, tre volte venne eletto deputato al parlamento. Per ben due volte quelle elezioni vennero però dichiarate nulle; La terza, fu lo stesso Mazzini a respingere il mandato. Lo fece per coerenza, perché a seguito delle sue idee repubblicane, non poteva giurare fedeltà allo statuto italiano fondato sulla monarchia. In questi giorni, a 150 anni della scomparsa, l’associazione etnea studi storico filosofici ne ha ricordato opportunamente la figura davanti al monumento marmoreo realizzato dallo scultore Francesco Licata nel 1875 alla Villa Bellini. L’opera è tra le più importanti di questo artista colto improvvisamente dalla morte mentre era intento a restaurare la fontana di Cerere ( ‘a “Tapallira do’ Buggu)”. Ritrae un Mazzini pensieroso, con il gomito su un ceppo e la testa posata sul palmo della mano destra. Una posa che, secondo l’autore, come messaggio stava a indicare un uomo di profondo pensiero. E proprio “un pensiero per l’azione” fu il motto di Mazzini. La sua politica attrasse i giovani; efficace nell’azione, incrollabile nella fede verso gli alti valori della democrazia e della libertà. Questo da solo spiega le ragioni del suo successo nel proselitismo militante. A Catania lasciò un’impronta vivissima. Il suo insegnamento fu la “stella polare” dei primi moti rivoluzionari anti borbonici. Soprattutto in quelli sfortunati del 1837. Protagonista il prof. Salvatore Barbagallo Pittà, fervente repubblicano e direttore del periodico liberale “Lo Stesicoro”. Finì fucilato nell’odierna piazza dei Martiri, unitamente a un gruppo di altri patrioti. Nella città etnea, il drappello di repubblicani fu molto consistente. Ne fecero parte tra gli altri: il poeta Mario Rapisardi, il senatore Giovanni Auteri Berretta e il futuro sindaco Giuseppe Pizzarelli. Da posizioni mazziniane, prima di passare tra le fila socialiste, partì l’azione politica dell’on. Giuseppe De Felice pro-sindaco di Catania e fondatore dei Fasci siciliani. “Predicò i doveri prima dei diritti” affermò l’avv.Lucio Finocchiaro nel discorso commemorativo svoltosi solennemente a piazza San Filippo(odierna piazza Mazzini) pochi giorni dopo la scomparsa del patriota genovese. In una lettera esortativa scritta di proprio pugno nel novembre del 1869, indirizzata alle classi operaie catanesi per meglio spingerli al riconoscimento dei propri diritti, Mazzini scriveva all’indirizzo dell’ associazione “Alleanza operaia” di Catania: “ Fratelli, la vostra associazione sorge e rappresenta un principio. Oggi in Italia non manca il concetto, manca il culto del concetto: l’armonia tra il metodo e il fine, il perenne operoso concordare degli atti col pensiero. Quanti si sentono emancipati lo dicano; predichino con l’esempio, diffondino il vero tra i figli del popolo. Dichiarino senza reticenze mali e rimedi, educhino le anime alla santità dell’azione, alla logica della via dritta e intimino a tutti, segnatamente a chi assume di guidare, la scelta legale e aperta tra due termini: Riforma e rivoluzione(…)” Nel dopoguerra, la fondazione del Partito Repubblicano catanese nato sulle orme mazziniane, ebbe due nomi su tutti: lo scrittore ripostese Lorenzo Vigo Fazio e il professore ordinario di letteratura italiana all’università di Catania, Paolo Mario Sipala. Portarono avanti gli ideali repubblicani cari al patriota genovese.

 

Pubblicato su La Sicilia del 20.03.2022

Nella foto, il monumento di Giuseppe Mazzini al Giardino Bellini di Catania

 

 

 

 

 

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