L'ANNIVERSARIO. 17 GIUGNO 1945: L'ECCIDIO DEGLI INDIPENDENTISTI SICILIANI ALLE PORTE DI RANDAZZO.
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- Created on Thursday, 23 June 2022 14:27
- Published on Thursday, 23 June 2022 14:27
- Written by Santo Privitera
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Il ricordo dei militanti dell’E.V.I.S.( Esercito Volontario Indipendentisti Siciliani) caduti alle porte di Randazzo oltre settant’anni fa, è ancora vivo. Non per tutti però; solo per quei pochi gruppi di sicilianisti rimasti. Loro ancora continuano a credere che un giorno la Sicilia possa godere della piena indipendenza, così come gli era stato fatto credere nell’immediato dopoguerra dagli “Alleati” che vennero a liberare l’Isola dai Nazi-fascisti. Da quella promessa nacque lo “Statuto speciale” che avrebbe dovuto assegnare alla Sicilia una forte autonomia. Invece, col trascorrere tempo, la normativa è stata talmente svuotata da perdere tutti i suoi effettivi poteri. Un bluff, un mancato aggiornamento, un istintivo rifiuto da parte della politica regionale; come possiamo definirlo? “Ju/ Sicilia/ ncatinata a lu mari,/ currivi pi millenni/ n-cerca d’ùmmira d’alivi./ Mpriulai jardinu di rosi/ pi cògghiri simenza di zammàra/ e m’astutaru dintra l’occhi/ travi di focu.(…)( Ju, Sicilia). Sono i versi del maggiore poeta indipendentista siciliano del ‘900, il catenanovese Venero Maccarrone, meglio conosciuto come Turi Lima, scomparso all’età di settant’anni nel dicembre del 1995.
Era mezzogiorno del 17 giugno del 1945 quando alcuni carabinieri armati di fucili mitragliatori si appostarono nel bivio della strada che da Catania conduce a Randazzo. In questa contrada denominata “Murazzu ruttu”, i militari attesero il sopraggiungere di un motofurgone sul quale sapevano si sarebbe trovato il prof. Antonio Canepa, alias Mario Turri. Canepa, o Canèpa( sul nome si sarebbe accesa una disputa tra i suoi stessi biografi) prima di fondare l’E.V.I.S., era stato capo separatista e guerrigliero del G.R.I.S.(Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza Siciliana). Si sarebbe trattato di una dettagliata “soffiata”. In quel preciso periodo di guerra, occhi e orecchi erano dappertutto. Così le armi. Antonio Canepa non era uno qualsiasi. Le sue idee liberticide lo condannarono ad essere un intellettuale scomodo perfino agli esponenti del M.I.S.( Movimento Indipendentista Siciliano) guidati dall’On. Andrea Finocchiaro Aprile. Nato a Palermo nel 1908, si laureò in Giurisprudenza nel 1930. Antifascista, ebbe esperienze paramilitari a San Marino. Tornato in Sicilia, conseguì la nomina a docente di storia delle dottrine politiche presso l’Università di Catania. A Firenze partecipò pure alla “resistenza”. Non smise mai di essere uomo “controcorrente”. Difese con forza e orgoglio le proprie idee, coinvolgendo soprattutto i giovani. Ancora oggi ci si interroga se sia da considerare un eroe oppure solo un pericoloso visionario. Con le armi ci sapeva fare, ma anche con la penna. Sostenne la secolare idea “dell’Indipendentismo siciliano”, tanto da essere accostato a Ducezio, mitico condottiero e re siculo che nel V Sec. a.C. lottò per affermare la “Nazione Siciliana” contro il potere Greco di Siracusa. Nel suo libro “La Sicilia ai Siciliani”, Canepa dettò le regole per l’attuazione della piena autonomia politica ed economica dell’Isola. Non prima però di avere analizzato le cause che portarono alla “infausta” spedizione dei Mille. Tornando alla cronaca. Al motofurgone proveniente da Cesarò venne imposto l’alt. Il guidatore forzò il blocco; poi si fermò forse su suggerimento dello stesso Canepa. Quello che successe dopo, rientra nei “misteri” d’Italia. Si parlò di un vero e proprio agguato più che di una sparatoria. Secondo la versione ufficiale, i militari avrebbero risposto al fuoco. L’esplosione di una bomba a mano che Canepa deteneva nella tasca dei pantaloni, avrebbe causato il ferimento mortale degli uomini rimasti a bordo. Gli altri occupanti erano già riusciti a scappare nelle campagne circostanti. L’autista, gravemente ferito, avrebbe guidato il mezzo fino alle porte di Randazzo. Non si salvarono i giovani Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice. Canepa, con una gamba dilaniata, morirà per dissanguamento. Un quarto occupante scamperà a una orribile morte grazie al custode del cimitero di Tre Punti di Giarre, dove i corpi vennero frettolosamente trasportati. L’uomo, accortosi che il ferito ancora respirava, lo condusse immediatamente in ospedale. A ricordare le vittime dell’eccidio, oltre al monumento eretto nel luogo della sparatoria, il “cippo” al viale degli uomini illustri dove le spoglie dei militanti dell’E.V.I.S. riposano. “Fermiti e parramu”-recita l’epitaffio inciso- “…semu sicilianI".
Pubblicato su La Sicilia del 19.06.2022
Nella foto, il monumento eretto nel luogo dell'eccidio.