ODIO L’ESTATE
- Dettagli
- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Lunedì, 05 Agosto 2024 10:58
- Pubblicato Lunedì, 05 Agosto 2024 10:58
- Scritto da Santo Privitera
- Visite: 230
“Odio l’estate/ il sole che ogni giorno ci donava/ gli splenditi tramonti che creava/adesso brucia ancora con furor…/ Tornerà un altro inverno/la neve coprirà tutte le cose/(…)” Questa canzone negli anni ’60 fece furore. Un vero tormentone. E in quel periodo, di tormentoni ne nacquero tanti. La cantava Bruno Martino, un cantautore pianista a quell’epoca molto famoso nei night club. Sempre in giacca e cravatta: da un lato il pianoforte, dall’altro un bicchiere di whisky da sorseggiare tra un brano all’altro. Oggi questa canzone sembra essere tornata di moda, metafora di una stagione che ogni anno diventa sempre più asfissiante. I motivi delle lagnanze sono tante. Si va dalle acque inquinate e fino ad arrivare alla mancata legge sui “balneari” che tiene in sospeso il lavoro di tanti imprenditori del settore. Con il caldo torrido di questi giorni e la siccità che sta flagellando l’Isola, molti la staranno maledicendo davvero quella che un tempo era la stagione delle ferie, dei bagni e degli amori facili. Nei social, e non solo, c’è chi ammonisce: “Quannu c’è friddu, non vi vogghiu sentiri cchiù lamentari….”. Mentre dal freddo ci si può difendere coprendosi adeguatamente, contro il caldo non ci sono tanti rimedi.” ‘A Peddi, non ‘na putemu scippari” -si dice dalle nostre parti. Allora meglio difendersi nel modo più efficace possibile. Si cerca riparo al mare o nell’alta montagna. In questi casi: meglio un posto all’ombra che…al sole. Per chi resta in città è consigliabile il ritorno a un buon “ventilatore”. Rispetto al climatizzatore “sparato a palla”, si risparmia sulla bolletta della luce e sul costo dei farmaci anti-influenzali e anti-infiammatori. Si consiglia di bere molti liquidi moderatamente freschi. L’Etna si risveglia sempre in questi periodi. Sembra farlo apposta. Non perde occasione per mettersi in mostra. I turisti rimangono estasiati da quelle fontane di lava che sgorgando dal cratere centrale producono un impareggiabile spettacolo. Molto meno estasiati lo sono le popolazioni etnee, costrette a usare soffiatori, scope e ramazze per ripulire terrazze, tetti e cortili. “Lavica, sapessi come lavica in città”…scrive un poeta catanese che “romanticamente” ironizza su questo fenomeno diventato ormai frequente. Non fiocchi, ma polveri sottili che se da un lato fertilizzano i campi, dall’altro nuocciono ai polmoni. A Catania, la stagione balneare ufficiale cominciava “doppu ‘a Maronna ‘o Carminu” ovvero dopo il 16 luglio. Una data che non si rispetta più già da molto tempo. Le famiglie preferiscono andare al mare sin dalla prima decade di giugno. Quando aprono i lidi, sono tutti lì ad attendere. Si posizionano davanti all’ingresso: sono muniti di sdraio, cappellino, ambra solare, materassino e ombrellone. I bambini, oltre a secchiello paletta, braccioli, maschera e pinne posseggono il telefonino. Una volta lo ostentavano, oggi non c’è più di bisogno perché ce l’hanno tutti. Mamma e papà potranno stare tranquilli e farsi nel frattempo una bella “Scala quaranta” con gli amici di spiaggia. I piccoli se ne staranno zitti e buoni almeno fino a quando, colti da un leggero languorino allo stomaco, non reclameranno un bel panino con la mortadella o con il salame dentro. L’aria marina stuzzica la fame. I genitori lo sanno bene: “ ‘u picciriddu è siccu: ‘ora ‘u puttamu a mari…accussì ci sbòmmica ‘a fami”. Attenzione però, perché prima di fare un altro bagno devono trascorrere almeno tre ore: il tempo della digestione. Questa raccomandazione da parte dei genitori non è mai venuta meno. Alla Playa o alla scogliera, importante è tuffarsi per trovare nell’acqua un po' di refrigerio. A mollo si sta fino a quando non cominciano a comparire i primi segni “violacei” sul corpo. Il vistoso “rattrappimento” alle mani rovina poi l’estetica. Soprattutto per le ragazze potrebbe diventare un segno poco piacevole. La spiaggetta libera di San Giovanni Li Cuti, anche durante le belle giornate d’inverno è frequentata da giovani e meno giovani. Questi ultimi sembrano essere in maggioranza. Sono quelli che non temono affatto gli acciacchi. “Stare in acqua, sia in ammollo che nuotando,”-sostengono gli attempati signori frequentatori abituali -“ rilassa e migliora la mobilità delle articolazioni”. Hanno ragione. L’aria marina ricca di iodio, tra i tanti benefici posseduti ha la capacità di liberare in modo efficace le vie respiratorie”. Dopo una sana nuotata, emerge uno dei veri motivi dell’Impresa: dimostrare che la vecchiaia non esiste. Gli altri motivi, invece, hanno nei ricordi giovanili una matrice comune. Quando ancora erano pochi i lidi, i ragazzi scorrazzavano liberi per le scogliere. Nei pressi della stazione, c’era uno scoglio a picco sul mare dove i più spericolati “osavano” lanciarsi a mare incuranti del pericolo. Qualcuno ci lasciò pure la pelle. La scogliera, ‘u gaitu( oggi largo Candido Cannavò) e soprattutto la Playa restano per i catanesi, i veri luoghi della memoria estiva.