LE PUBBLICITÀ’ “BLASFEME”
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Venerdì, 26 Aprile 2024 09:14
- Pubblicato Venerdì, 26 Aprile 2024 09:14
- Scritto da Santo Privitera
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A sentire le notizie di questi giorni c’è da stare poco allegri. Giornali, emittenti televisive pubbliche e private si prodigano per raccattarne il più possibile. Quelle buone sembrano essere purtroppo minoritarie. “Odio” e “Audence”(odiens, come da pronunzia), sono termini assonanti ma sembrano realmente avere qualcosa in comune. Nei “salotti” televisivi le zuffe tra gli “autorevoli” ospiti intervenuti sono all’ordine del giorno. Anch’esse sembrano fare parte della medesima “scaletta” preparata dal conduttore di turno. Quello dei “social” è un discorso a parte. Ognuno, esprimendo liberamente la propria opinione, non fa che innescare altri conflitti. E’ una catena. Insomma: “chi più ne ha, più ne metta”. Tutti contro tutti. E’ proprio vero: “Ogni testa è ‘n tribunali”. A parte i conflitti militari esistenti già da diverso tempo, si lotta per affermare principi che investono svariati campi della società. E qui la disputa non è da meno. Mancano sì le armi(quelle vere), in compenso ciascuno usa quelle che possiede in natura: in primis la lingua. La usa come una spada affilata. “ ‘A lingua non havi ossa, ma rumpi l’ossa” si dice a Catania. Eh già! Dalla politica alla sanità, dalla pubblicistica allo sport, dal mondo della scuola a quello dello spettacolo, dall’arte all’ecologia, non c’è pace. Ma Il campo è molto molto più vasto e vario; anzi è un… “campo largo.” Andare sempre controcorrente è diventata una moda. “Polemos”, il dio greco caro al filosofo Eraclito, sembra essere tornato per “ristabilire” la guerra. Sul “piatto”, alcune spinose questioni che però mettono il dito nella piaga. Il caso riguardante la scuola di Pioltello, nel milanese, è emblematico. Da un mese ci si “accapiglia” se sospendere o no le lezioni nel giorno della fine del Ramadan. La decisione è arrivata tra le roventi polemiche: “Signori, si chiude!” C’è da credere che sarà destinata a portarsi dietro l’ostilità di chi è rimasto scontento. Non è finita. Ancora a Milano, una statua in bronzo raffigurante una donna che a seno nudo allatta un neonato, è in attesa di sistemazione. Questa figura che nell’immaginario collettivo rappresenta il simbolo della maternità, in altri tempi avrebbe trovato subito una collocazione al centro della città. Ma a quanto pare oggi non è più così. L’autrice che l’ha donata, avrebbe espresso il desiderio di vederla collocata in una delle piazze principali della città. La commissione che avrebbe dovuto dare il via libera si è invece opposta: “Rappresenta”-è scritto in una nota firmata all’unanimità dai componenti-“ valori rispettabili ma non universalmente riconoscibili”. E’ il pensiero unico che avanza. La diatriba è ancora in corso. Contrapposizioni ovunque, anche nell’ambito religioso. Chi sosteneva che “i chiacchiri ci su macàri ‘m pararisu”, aveva ragione. Vi sono problematiche che non si risolvono senza prima “buttarla in cacciara”. Quando c’è di mezzo la religione, ancora peggio. Madonne, crocifissi e presepi, da tempo vengono messi in discussione. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone non è il presunto rapporto di sudditanza della religione cattolica nei confronti delle altre, ma gli spot pubblicitari considerati “blasfemi”. Cosa non si fa per pubblicizzare questo o quell’altro prodotto? Nel corso degli anni ne abbiamo avuto prova. I pubblicitari cercano il “colpo ad effetto”, ovvero il “sensazionalismo”. E’ il loro mestiere. Si addentrano all’interno dei campi proibiti perché di solito è lì che lo trovano. Il pessimo gusto? In questo mondo considerato “al contrario” ormai non esiste più. Anzi è la provocazione ad essere diventata la vera anima del commercio. Come quello spot recentemente apparso in TV. Un prete intento a somministrare l’Eucarestia alle “novizie” mentre nelle vicinanze un’anziana suora sgranocchia avidamente delle patatine, non è passato affatto inosservato. E’ una finzione, ma tanto basta per gridare allo scandalo. “Un’altra genuflessione?… non è possibile. Apriti cielo. Non è la prima volta che questo fenomeno si ripete a danno dell’immagine stessa della religione cattolica. Tra le campagne pubblicitarie censurate, ne possiamo ricordare tante. Il Cristo “ritratto” muscoloso per pubblicizzare una palestra, e tra queste. Anche l’Ultima cena. L’opera di Leonardo Da Vinci ultimamente è stata utilizzata per pubblicizzare una compagnia assicurativa. L’accostamento fra l’Ostia consacrata e la patatina, in effetti non è per niente accattivante. Per questo ha scatenato un putiferio tale da consigliarne la sospensione. “Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi”, ormai è un detto fuori moda. Affermare che si è arrivati a toccare il fondo, è un eufemismo perfino benevolo. Il guaio è che “al peggio non c’è fine”.
Articolo del 14.04.2024