CATANIA: IL RESTAURO DEL CASTELLO URSINO
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Domenica, 19 Novembre 2023 19:02
- Pubblicato Domenica, 19 Novembre 2023 19:02
- Scritto da Santo Privitera
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Fino a a qualche mese fa, attorno al Castello Ursino regnava il caos. Motorini che sfrecciavano veloci tra le aiuole; pedoni costretti a camminare sotto i marciapiedi per evitare di essere travolti. Sporcizia all’interno dei fossati e telai di scooter smantellati in mezzo a quelle maleodoranti sterpaglie. Adesso non è che si stia tanto meglio, ma almeno è stato recuperato un po' più di decoro. E’ l’effetto di una maggiore vigilanza che, come diciamo dalle nostre parti, “Pi certuni ci voli com’ô pani”. Ma davvero a Catania ci vuole “ ‘na vaddia ppi ogni Cittatinu?” Forse il detto è un po' esagerato, ma quando in giro per i quartieri, in pieno giorno troviamo cumuli di spazzatura sui marciapiedi e discariche a cielo aperto che invadono le strade, scopriamo che è davvero così. Maggiori sanzioni per gli “sporcaccioni seriali” potrebbero costituire un ottimo deterrente. Effettuare i dovuti controlli oggi è più facile di ieri: basta volerlo. Di fronte a certe “brutture” che nuocciono gravemente all’immagine della città, non ci dovrebbe essere privacy che tenga: per nessuno. Ma torniamo al Castello Ursino. E’ di questi giorni la notizia secondo la quale, tra la fine di quest’anno e gli inizi del prossimo, dovrebbero iniziare i lavori di restauro. Ottima notizia. Si parla di un progetto risalente a tanti anni fa, la cui realizzazione non è mai avvenuta. Tutto secondo tradizione. Rientra nella “normalità”(salvo rare eccezioni) il fatto che il riattamento dei maggiori monumenti cittadini devono necessariamente subire ritardi consistenti. Le cose peggiorano quando si tratta di costruire nuove opere. I motivi hanno spesso un denominatore comune: la burocrazia. Tra ricorsi e contro ricorsi; tra una contestazione e l’altra, tra un piccolo problema e un altro più serio, il rinvio è sempre stato una “soluzione”. E’ il “cavillo” a fare sempre la differenza. Basti pensare che per realizzare una semplice “rotonda” dalle parti di “Bicocca”, anche se c’è stata la pandemia di mezzo, ci sono voluti oltre quattro anni. E’ accaduto di recente. Andando a ritroso nel tempo, si potrebbero citare altri esempi ancora più clamorosi. Tuttavia( mittèmu i manu avanti), salvo complicazioni, il progetto per il restauro del Castello Ursino sembra essere ormai sulla dirittura d’arrivo. Un nuovo restauro che va ad aggiungersi ad altri già eseguiti nel tempo. I lavori di questo fortilizio ebbero inizio nel 1239. Completati nel 1250. Vista la mole, un tempo congruo per le risorse dell’epoca. Braccia e ingegno. Per la sua costruzione, l’imperatore Federico II di Svevia si affidò all’architetto militare Riccardo da Lentini. Avrebbe dovuto rappresentare la potenza imperiale del suo committente, come dimostra il bassorilievo all’ingresso in cui è raffigurata l’aquila nell’atto di stritolare una lepre. Per spezzare eventuali velleitari tentativi di ribellione, Federico aveva messo Catania sotto il suo “tallone imperiale”. Inoltre, essendo stato realizzato anche per scopi difensivi, la sua collocazione fu a picco sul mare, a guardia di l’“Uffu”( Golfo). Da qui il toponimo “Castrum Sinus”(Castello sul Golfo), che per deformazione idiomatica ai nostri tempi giunse come “Castello Ursino”. Altre ipotesi, non sembrano essere state prese in seria considerazione dagli storici. La sua forma quadrata, alta e massiccia, simmetrica in ogni sua parte, è “ancorata” dalle quattro torri agli spigoli ( Torre dei martiri, Torre delle bandiere, Torre del sale e Torre dei magazzini) oltre a quelle semicilindriche poste a metà di ogni facciata. Ha sfidato il tempo. Ebbe tanta fortuna nel momento in cui, durante l’eruzione che nel 1669 colpì duramente la parte occidentale della città, venne solo accerchiato ma non distrutto dalla lava incandescente. Tutta la zona circostante subì una totale trasformazione. Non solo. Resistette indenne anche al devastante terremoto del 1693. Durante la guerra del Vespro, vi trovarono riparo gli Angioini. Fu sede della Regia Corte e del primo Parlamento siciliano. Quando prese il potere Alfonso d’Aragona, la residenza governativa venne trasferita a Palermo. Perdette così il titolo di “Reggia”. Durante la dominazione spagnola, l’edificio fu sede dei Vicerè. Da allora, avendo assunto diverse mansioni, subì profonde variazioni interne. Nel 1818 alcune sale vennero adibite a carcere. In epoca borbonica ospitò una guarnigione militare. Dopo il 1860 cadde lentamente in abbandono. In piena epoca fascista, nel 1932, il maniero venne dignitosamente restaurato a cura del Comune. Due anni dopo divenne sede del Museo Civico. Al suo interno si conservano preziose collezioni del Biscari e dei Benedettini, arricchite nel tempo da varie preziose donazioni d’arte. Gli ultimi lavori di restauro risalgono al 1988. Ma non si può dire che furono completati.
Nella foto, il Castello Ursino
Pubblicato su "La Sicilia del 12.11.’23