L'ELEFANTE RESTAURATO
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- Categoria: Moda Costume e Società
- Creato Domenica, 06 Agosto 2023 11:13
- Pubblicato Domenica, 06 Agosto 2023 11:13
- Scritto da Santo Privitera
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Dopo l’intervento di restauro conservativo cui è stato sottoposto in questi mesi, alla svelata della statua dell’Elefante i catanesi presenti hanno gridato: “Finammenti!…Mi pareva ‘mill’anni!”. Esclamazioni fondate su timori storici. Dalle nostre parti, infatti, un lavoro si sa quando comincia ma non si sa quando finisce. E invece stavolta sono stati particolarmente celeri e sbrigativi. Buon segno. Una vera e propria sorpresa in positivo. Avrebbero potuto iniziarli prima questi lavori, e invece il via è stato dato in primavera. In questo periodo, già i primi turisti cominciano ad affollare le vie del Centro cittadino. Ingabbiato com’era, il simbolo di Catania si celava ai “furasteri”.̀ Non avere potuto fotografare dal vivo il “mitico” Liotru apprezzato in tutto il mondo, deve essere stata una grande delusione per molti di loro. I pannelli artistici che l’attorniavano, sono stati dei palliativi funzionali al cantiere. Un modo elegante per “ammorbidire” anche il disagio estetico. Così i visitatori hanno potuto godere solo a metà lo stupendo scenario Barocco della nostra piazza Duomo. Se il poeta dialettale satirico “Cicciu Buccheri Boley fosse stato vivo, non le avrebbe mandate a dire. Facendo parlare ‘u Liotru, scrisse agli inizi dello scorso secolo: (…) Sugnu bonu, sugnu caru/ ma si viu cosi storti/ a cu’ sbagghia cu sta funcia,/ ci li dugnu forti forti! ” Questo a testimonianza del fatto che il rapporto tra il catanese e il suo monumento simbolo è sempre stato “umanizzante”. Non un cuore di pietra lavica ma…un cuore vero e proprio. Inoltre, la sua mente “elefantiaca” gli farebbe ricordare di tutto. Il carattere che gli viene attribuito è quello tipico del catanese. Da un lato focoso, dall’altro accomodante. Un po' curioso, a volte intrigante; ma soprattutto ironico. Ovvero lisciu. E non parliamo di altro ancora. ‘U Liotru, le assommerebbe tutte queste qualità. Non sente il peso dei suoi anni e neanche quello dell’obelisco Egittizzante che si porta addosso. E’ orgoglioso di rappresentare il mondo cristiano attraverso il globo , la croce e la palma; simbolo, quest’ultimo, del martirio della Santa Patrona Agata. Grazie alla privilegiata postazione, può osservare di tutto e di più. Nulla sfugge a quegli occhi di pietra bianca apparentemente fissi. Possiede un grande carisma. Gli proviene dalla sua storia ricca di mistero, che affonda le proprie radici sul terreno dell’esoterismo. Non a caso viene a tutt’oggi definito “talismano”. Dopo il terribile terremoto del 1693, l’architetto Vaccarini lo avrebbe posizionato al centro della piazza a protezione della ricostruita città. Con la sua “funcia” rivolta verso l’alto, pare dettare legge. Ammonisce, da’ consigli, ispira versi. Si compiace quando le cose vanno bene; si arrabbia quando invece si adottano comportamenti indegni e incivili. Si intristisce di fronte alle miserie umane. Gli piace indossare la sciarpa rossazzurra tutte le volte che la squadra del suo cuore passa di categoria. Gli verrebbe voglia di scappare quando qualcuno lo oltraggia. Ma in realtà non lascerebbe mai Catania perché l’ama troppo. Ne compatisce i vizi, ne esalta le virtù. Alcuni anni fa, gli venne appiccicato un “si vende” sulla proboscide. “Cose da pazzi, in che tempi viviamo?…Non c’è più rispetto neanche per chi è avanti di età”, avrà pensato. Nessun tipo di protesta potrebbe giustificare un simile gesto. Eppure nel corso della sua esistenza ne ha viste di tutti i colori. A partire dalle strane manìe di Eliodoro. Il beffardo mago al quale deve il suo nome di “Liotru”, se lo portava a spasso. Salendogli in groppa, lo costringeva a volare da Catania a Costantinopoli e viceversa. Una sorta di Jumbo ante-litteram, tanto per citare il simpatico fumetto molto caro ai bambini dello scorso secolo. Il vescovo taumaturgo San Leone, ricacciando all’inferno l’energumeno, pose fine a questo sopruso. Dalla Leggenda alla storia vera saranno passati circa mille anni. Ecco arrivare il momento del tentato sfratto dalla piazza Duomo. Questo grave atto di ingratitudine stava per consumarsi silenziosamente. Era il 1862. E qui il povero pachiderma dovette soffrire enormemente. Non aveva fatto niente di male. Il suo unico torto era quello di sembrare troppo “brutto” agli occhi di alcuni intellettuali dell’epoca. Se non fosse stato per quella parte della città ribelle al provvedimento già approvato dal senato cittadino, il povero incolpevole Liotru sarebbe stato relegato a piazza Palestro. A quest’ora avremmo scritto d’altro. In questo luogo meglio conosciuto come “U’Chianu da’ Minzogna”, a poca distanza del cimitero, avrebbe potuto assistere solo allo scioglimento dei cortei funebri dopo il discorso di commiato al morto. Il poeta di turno non avrebbe di certo taciuto: “…E lu poviru Liotru/ da l’esiliu parrò/… ‘la campana sona ‘a mortu/ senza paci e né cunortu".
Nella foto, L'elefante simbolo di Catania
Pubblicato su La Sicilia del 16.07.'23