LA TRISTE VICENDA DI CUNCETTU CADDOZZU
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- Category: Storia e tradizioni popolari
- Created on Sunday, 10 July 2022 15:12
- Published on Sunday, 10 July 2022 15:12
- Written by Santo Privitera
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La guerra in Ucraina, gli aumenti indiscriminati di tutti i prodotti, l’inflazione galoppante, la siccità e…chi più ne ha più ne metta; in Italia non si parla d’altro. La recrudescenza del coronavirus con sue aggressive varianti, per quanto in evidente aumento, è passata in secondo piano. Il rischio della “chiusura” sembra ormai lontano; resta però la temuta opzione di tornare a indossare “per decreto” la mascherina all’aperto. Il senso dell’umorismo sembra soccombere di fronte a tutto quello che ci sta capitando attorno. La benzina ha superato il prezzo del vino. Chi lo doveva dire? A Catania, la spazzatura si accumula invadendo perfino le carreggiate stradali. Vedi Napoli e poi muori?..no! “Vedi Catania come si è ridotta!…” Ma guarda cosa ti va a capitare proprio nell’anno in cui nel capoluogo etneo si registra un vero e proprio boom di presenze turistiche! A finire immortalati nelle foto e nei filmini, oltre ai monumenti di grande pregio che ricordano la storia catanese, saranno i cumuli di immondizia presenti nel Centro storico. Nelle periferie è peggio. Ironizza qualcuno suoi social: “ Se non fosse per la puzza, tutti quei sacchetti stracciati e variopinti che si notano negli angoli delle strade, potrebbero stuzzicare la fantasia degli artisti”. I temi, ovviamente, sono quelli riguardanti la pulizia e il decoro che in una moderna città europea non dovrebbero mancare. Ma sì, ridiamoci sopra. “Il riso fa buon sangue”, per questo la liscìa catanese, cosa che non capita in molte altre le città dell’isola, è direttamente proporzionale ai disagi patiti. Fosse stato vivo la buon’anima di “Pippo pernacchia”, proprio in questo periodo avrebbe dato vita ai suoi migliori “concerti”. I luoghi non gli sarebbero certamente mancati. Neanche i motivi. Oggi si dice: tutti “sperti” siamo. L’istruzione, la televisione e i social, con la loro capillare azione hanno “aperto gli occhi” anche al più ostinato dei retrò. Non si può dire che vi siano più in giro personaggi che un tempo venivano considerati “ ‘Ntòntiri”, ovvero creduloni. Giufà, il vero capostipite degli “sprovveduti” è veramente morto per sempre. La sua tomba si trova nel libro delle fiabe che non esiste più. Il personaggio siciliano amato dai bambini ma anche dagli adulti, sembra essere stato totalmente rimosso dalla memoria collettiva. Eppure sulla sua figura esiste una copiosissima letteratura che a quanto pare non attrae più. Giufà ha lasciato il posto a una tipologia linguistica diversa, più esplicita; forse anche più offensiva. “Sciocco” “ammucca lapuni”, “ammucca passuluni”, “tabbobbu” “Tofulu”, è quello che si sente maggiormente dire all’indirizzo del malcapitato di turno. Nella versione catanese, Tofulu è un personaggio che sembra vivere un mondo parallelo a quello reale. Comprende le cose al contrario. Non si discosta molto da Giufà.” Rispetto a quest’ultimo, però, è più sedentario, meno operoso, perciò destinato a combinare meno guai. Nella versione catanese, Tofulu diventa “Turulifu” che nella variante più moderna diventa a sua volta “Miciu ‘da linia”. Quest’ultimo rappresenta la misura esatta della “Menzaquosetta”, ovvero di una persona maldestra e perfino pericolosa. La menzaquosetta, è capace di qualsiasi “impresa”. Una figura destinata a portarla sempre a “sbianchimento”. Insomma, il nulla totale. Siamo ben lontani dalla tipologia antropologica di “Sciasciana” memoria. In questa casistica non rientrano i cosiddetti “Buonaccioni”, personaggi invece perfettamente calati nella realtà. Spesso risultano incompresi perché il loro modo di agire è quasi sempre fuori le righe. E’ il caso di citare uno di questi, vissuto a Gravina di Catania negli anni ’50. Lo chiamavano “Cuncettu caddozzu”. (Caddozzu= salsicciotto). Faccione rubicondo e corporatura “tracagnotta”. Aveva braccia e gambe simili a salsicciotti. Da qui il nomignolo(caddozzu=salsicciotto). Un personaggio da libro cuore. Era il trastullo di tutti i ragazzi del paese. A lui si ricorreva solo quando serviva la sua forza erculea. Gli facevano fare la “Cazzicaledda”, il “gioco del cavaddu”. Durante la festa di San Giuseppe, era imbattibile nel il “gioco della pentolaccia”. L’uomo viveva con la madre in condizione di indigenza assoluta. Quando la donna morì, si trovò nelle condizioni di non potere affrontare le spese per il funerale. Fu allora che Cuncettu caddozzu stupì. Caricata sulle proprie spalle la bara contenenti le spoglie della povera defunta, si avviò verso il cimitero. Lungo tutto il tragitto, lo seguì solo un mesto e silenzioso drappello di piccoli fedeli amici. “ La vigghiau sulu cu li stiddi”-scriverà in seguito il poeta gravinese Mario Ferrara(tra i partecipanti alla triste processione)-“ ‘nzemi a mazzi di ciuri di carta/pi dari culuri a lu jancu linzolu”(…). (Cuncettu caddozzu).
Pubblicato su La Sicilia del 03.07.'22