lLUOGHI DEL CULTO AGATINO

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“Sant’Aita, Sant’Aita, è misa ‘nta lu chianu cu la so spata mmanu ca varda la città. E tutti ‘i viddaneddi ca scinnunu a Catania, virunu ‘a Sant’Aita lu populu ca c’è!!! E’ l’incipit di una antica cantata popolare che inneggia alla Vergine e Martire Agata. Questi versi furono ispirati all’anonimo poeta, dalla settecentesca statua che campeggia nella facciata barocca del Vaccarini. I tre ordini in marmo di Carrara, sono sorretti da antiche colonne granitiche provenienti dall’Anfiteatro romano. Recuperate dalle macerie causate dal disastroso terremoto del 1693 , molte di queste colonne adornano o sorreggono alcuni importanti monumenti e antichi palazzi nobiliari. Uno di questi pilastroni, possiamo ammirarlo a piazza dei Martiri( ‘o chianu ‘a statula); è sormontato da una statua raffigurante Sant’Agata nell’atto di calpestare un’idra. La pregiata opera dello scultore palermitano Giuseppe Orlando, risale alla seconda metà del settecento. Ricorda il miracolo agatino della liberazione dalla peste, avvenuto nel 1743. Come ogni anno, la festa di Sant’Agata è l’occasione giusta per ammirare nei dintorni del Centro storico, i monumenti dedicati alla Santa Patrona. In primis le chiese che ricordano le vicende del martirio. All’interno di esse, attraverso opere e testimonianze visive esistenti, sembra aleggiare ancora lo spirito della Santa. Un’occasione di conoscenza soprattutto per i turisti; ma anche per i tanti catanesi che dovrebbero meglio alzare lo sguardo verso la storia della propria città. Sant’Agata è Catania, così come Catania è Sant’Agata; un rapporto inscindibile che si è mantenuto sempre solido nel tempo. Da due anni a questa parte, le dirette televisive hanno dovuto puntare per necessità il proprio obbiettivo sulla Cappella di Sant’Agata. E’ li che si stanno svolgendo i riti liturgici. In tempi normali si sarebbero celebrati- come sappiamo-nell’altare maggiore. “Necessità obbliga liggi” dicevano i nostri saggi. Vale per la storia di Sant’Agata come per altri contesti. Vita e martirio di Sant’Agata, sono ampiamente testimoniati dall’arte. Non soltanto a Catania o nel resto del Paese, ma in tutto il mondo. Da Malta a San Marino, dal Portogallo all’Argentina, oggi anche nelle Mauritius è possibile ammirare sculture, bassorilievi e tele che ben la raffigurano. E’ storia di profonda devozione, che ha attraversato secoli e confini senza flessione alcuna. La Cappella di Sant’agata, chiusa dalla poderosa cancellata in ferro battuto realizzata dall’Architetto-Salvatore Sciuto Patti con la collaborazione dello Scultore S.Puglisi Caudullo, nasce da un atto di grande devozione. Fu voluta dal Vicerè Ferdinando d’Acûna. Risale al 1494. La commissionò la moglie, donna Maria d’Avila, in ottemperanza alla disposizione testamentaria lasciata dal marito. La nobildonna volle far rappresentare il defunto consorte inginocchiato e con lo sguardo rivolto verso la Santa. Senza indugiare troppo nei particolari, preziose sono le sculture del messinese Antonello De Freri. Un altare con un trittico marmoreo che raffigura Agata incoronata dal Cristo e la Madonna; ai suoi lati, i Santi Pietro e Paolo. Nella parte inferiore , degli angeli reggono i simboli della Passione. Nel 1700 vennero aggiunti i monumenti sepolcrali del vescovo Andrea Riggio e del cardinale Camillo Astalli-Pamphilj. Un vero pellegrinaggio è quello che si svolge ogni anno verso il bassorilievo di Sant’Agata alla marina. Un luogo di assoluta devozione, dove depositare ceri e quant’altro. Da lì, secondo la tradizione, nel 1040 sarebbero partite le spoglie della Santa Patrona dirette a Costantinopoli. Il generale bizantino Giorgio Maniace le aveva trafugate per presentarle come bottino di guerra al proprio imperatore. Addossato alle Cinquecentesche mura di Carlo V, il monumento venne fatto costruire nel 1621 dal capitano d’armi don Francesco Lanario duca di Carpignano. Rientrò nel complesso riordino che rese carrabile la zona della marina. Particolare curioso. Questa fontana meglio conosciuta come “Fontana Lanaria” in omaggio al suo committente, è stata oggetto nel tempo di incendi e atti vandalici. Oggi, finalmente si è trovato il modo per proteggerla adeguatamente. Nel 1993 invece si arrivò all’assurdo. Quasi per disperazione, qualcuno la chiuse dentro un orribile cassone di protezione. Sembrava essere sparita. Le proteste furono immediate e la rimozione avvenne pochi giorni dopo….”Cose di Catania!”

 

Pubblicato su La Sicilia del 5.02.2022

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