GIUSEPPE DE FELICE GIUFFRIDA E LA MUNICIPALIZZAZIONE DEL PANE A CATANIA
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- Category: Storia e tradizioni popolari
- Created on Wednesday, 05 January 2022 11:38
- Published on Wednesday, 05 January 2022 11:38
- Written by Santo Privitera
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Così come ogni fine anno si traccia il bilancio di tutto ciò che è accaduto nell’arco di 12 mesi, lo stesso accade all’inizio. Ritornando indietro nel tempo, si commemorano fatti e personaggi degni di essere ricordati. In un modo o nell’altro, con la storia si finisce sempre col fare i conti. Su questo non vi è il minimo dubbio. Un buon modo per conoscere particolari nuovi, ma anche un dovere da parte degli studiosi approfittarne per ulteriori approfondimenti. A Catania, quando si parla di storia politico-amministrativa a cavallo tra l’800 e il ‘900, si parla dell’età Defeliciana. Durò lo spazio di quasi quarant’anni ed ebbe come protagonista assoluto l’on. Giuseppe De Felice Giuffrida(Catania 1859-1920). L’uomo del popolo, il “Tribuno” come era chiamato negli ambienti politici; “Nostru patri” come invece devotamente lo chiamavano catanesi. Cosa fece di così importante quest’uomo per essere ancora oggi additato come esempio politico “adamantino”? Non solo perché quando morì ad Acicastello in casa di un suo amico gli trovarono solo pochi spiccioli in tasca, ma perché fu strenuo difensore dei diritti degli umili e degli oppressi. Avendo avuto una visione politica ampia e avveniristica, da deputato e da pro sindaco proiettò la sua città verso il futuro. “Il sole dell’ avvenire”-diceva-“può splendere a Catania più radioso che mai, solo se si opera luminosamente”. Fu un socialista atipico, con una forte vocazione al liberalismo. Questo gli procurò non pochi problemi con i vertici nazionali del suo stesso partito. “Scontri”-riportarono le cronache-“anche fisici”. Lui, uomo arcigno e decisionista, piuttosto che perdersi in giochi e giochetti politici anche allora abbondantemente praticati, amava la concretezza. Basti pensare che pur essendo un uomo di sinistra, nel 1911 votò in Parlamento a favore della guerra libica. Da “uomo d’armi” ebbe qualche esperienza di guerra. Un’antica cartolina riporta la sua effige in un riquadro adornato con la bandiera italiana dei Savoia; a fianco una scritta: “Viva Tripoli Italiana, Viva l’on.De Felice”. Ci assale il dubbio se quella cartolina fosse un ringraziamento da parte dei nazionalisti oppure un attacco sfottente da parte dei suoi stessi compagni pacifisti. Ma fece anche di più. Allo scoppio della prima guerra mondiale, all’età di cinquantacinque anni, si arruolò come volontario per difendere la Patria. “Spiritu contru ventu” lo definirono negli ambienti politici catanesi. A lui si deve la fondazione in Sicilia dei Fasci Siciliani. Nel 1891 a Catania, l’anno dopo a Palermo. In quel periodo preciso della storia, questo attivismo gli costò la detenzione in carcere per motivi politici. La sua figura fu antitetica oltre che a a Crispi, anche a quella un altro politico di destra: Gabriello Carnazza. I loro scontri politici accesero la fantasia del popolo defeliciano che all’epoca della sua prima elezione così si espresse: “De Felici sta niscennu e Carnazza sta murennu; priparatici ‘u tabbutu a stu pezzu di curnutu!”. Tra le molteplici decisioni intraprese a sostegno del popolo, una fece molto discutere: La municipalizzazione del pane. L’iniziativa senza precedenti, fece balzare Catania agli onori della cronaca italiana e non solo. L’esperimento ebbe la durata di 4 anni: Dal 17 ottobre del 1902 al 19 agosto del 1906. Durante questi anni, si registrò la ferma presa di posizione dei titolari delle panetterie. De Felice tirò dritto. Organizzò, sparsi su tutto il territorio, “i Forni” con personale competente comunale. “Il pane arrivò a costare solo 34 centesimi al chilo- riporta in un suo scritto Il prof. Santi Correnti -“a Roma 43 e a Venezia 44”. Le forti pressioni convinsero il governo centrale a intervenire. Il nuovo prefetto Adriano Trinchieri pose una pietra tombale sul quell’esperimento. Chi non la prese bene fu il poeta Nino Martoglio; in una delle sue famose poesie pubblicate su la “Centona” ebbe a sentenziare: “Biniditta ‘dda matri ca vi fici/ binidittu ‘ddu Diu ca vi Criau/ siti daveru chiddu ca si dici/ la vera effigi di lu nnannalau!/ Ma ‘ntra ‘ssa testa chi ci aviti pici?….Cu fu ‘ddu sceccu ca v’addutturau..(..). (Lu ritratto d’un Prefettu).
Nella foto, l'on. Giuseppe De Felice Giuffrida
Pubblicato su La Sicilia del 2.1.2022