CATANIA: STORIA DEL SACRARIO DEI CADUTI DI GUERRA
- Details
- Category: Storia e tradizioni popolari
- Created on Saturday, 13 November 2021 19:59
- Published on Saturday, 13 November 2021 19:59
- Written by Santo Privitera
- Hits: 315
Il 4 novembre 1921, con una solenne cerimonia che commosse il Paese, sull’Altare della Patria di Roma venne collocata la salma del Milite Ignoto. Erano presenti il Re e tutte le autorità dell’epoca. E’ stato ricordato durante le celebrazioni per il centenario, organizzate nella città capitolina. La cerimonia di questi giorni è stata sobria; anche un tantino defilata a causa della pandemia ancora in corso. Il Milite Ignoto rappresenta il simbolo di tutti coloro che sacrificarono la loro vita per la Patria e che la morte rese irriconoscibili. Impossibile dare una identità a quei mucchi di ossa senza piastrino. Alla signora Maria Maddalena Blasizza, madre di un caduto il cui corpo non venne mai riconosciuto, toccò scegliere il corpo di un soldato tra undici altre salme di caduti non identificabili nelle diverse aree del fronte. Il convoglio con a bordo il simbolico feretro, partì da Aquilea( Friuli Venezia Giulia) l’1 novembre di quell’anno; avrebbe attraversato silenziosamente tutte le stazioni prima di giungere a Portonaccio, una piccola stazione ferroviaria romana. Lungo il percorso, furono vietati i discorsi. “In compenso-registrarono le cronache-dai campanili vicini e lontani dei paesini attraversati dal convoglio, si levava il suono delle campane a gloria. Dai casolari sparsi qua e là, sventolava alto il Tricolore”. L’eco della vittoria era ancora vicino e l’amor patrio in quel preciso momento era alle stelle. In quasi tutte le città si pensò di creare un luogo “della memoria” dove tumulare i soldati caduti in guerra. Alla fine del primo conflitto mondiale erano stati eretti i Sacrari monumentali sparsi sui campi di battaglia: Redipuglia, Caporetto, Monte Grappa e Monte Pasubio i più famosi. A Catania, anche se combattuta a distanza, la guerra causò oltre 2.300 morti, alcune migliaia di feriti e altrettanti dispersi. Un tributo di sangue che portò nelle famiglie, lutti e disagi. Le salme dei caduti, grazie all’interessamento dell’associazione provinciale “Famiglie dei caduti di guerra”,in un primo momento vennero ospitate dalle diverse confraternite esistenti al cimitero. Si deve al Cavaliere di Vittorio Veneto Vito Pavone, medaglia d’argento al V.M. e decorato sul campo, se per la prima volta si cominciò a parlare concretamente di un Sacrario di guerra in città. Era l’ottobre del 1924. Il luogo prescelto fu la “Cripta degli Abati”, posta sotto l’altare centrale del Monumentale Tempio di San Nicolò l’Arena. La soluzione, gradita anche dall’allora rettore Rev. Alfio la Rosa, a causa della ristrettezza dei locali non venne giudicata idonea. Fu avanzata la proposta di tumulare le salme lungo le pareti degli altari delle navate laterali. Questa soluzione non ottenne il nullaosta delle autorità ecclesiastiche che anzi si opposero energicamente. Si pensò allora di erigere il Sacrario a Nord della sagrestia, in modo da essere distinto dalla chiesa ma unito ad essa. L’idea fu dell’architetto triestino Alessandro Vucetich. Superate diverse difficoltà tecniche e e burocratiche, il comitato esecutivo presieduto da Pavone e composto da alte personalità del mondo militare, ecclesiastico e del Comune, raccolse la somma necessaria per avviare il restauro della chiesa e realizzare il Sacrario. Vennero collocate 33 lapidi marmorei lungo i pilastroni della chiesa e impiantato nel lucernario in cima alla cupola, un faro tricolore donato dall’ing. Francesco Fusco direttore della Società Elettrica catanese. Il 4 novembre del 1926, tra sventolio di bandiere, salve di artiglieria e l’intonazione dell’ “Inno di Mameli” prima ancora della “leggenda del Piave”, nella Cripta furono traslate per la prima volta le salme di 96 eroi della Grande Guerra. I feretri dei caduti catanesi, benedetti dall’Arcivescovo Francia Nava, vennero disposti a croce lungo l’altare centrale prima di essere tumulati. L’opera completata venne consegnata alla città alla presenza del Re, nel maggio del 1930. Con l’occasione, tornò a risuonare il grande organo di donato del Piano, fresco di restauro. Il vestibolo fu affrescato dal pittore Alessandro Abate. L’artista catanese fu tra coloro che più si prodigarono per la realizzazione del Mausoleo. L’altare di marmo sormontato da croce e angeli, invece è opera dello scultore Salvatore Juvara. Negli anni ’50, l’architetto Biagio Miccichè realizzò una seconda cripta, abbellita dagli artisti Duilio e Lucio Gambellotti( padre e figlio), con una vetrata a mosaico riproducente il Cristo risorto. Fu destinata ad accogliere i resti dei militari caduti nella campagna d’Africa del 1935 e nella seconda Guerra mondiale. Dall’agosto del 1972, inoltre, riposano nel Sacrario le 900 salme di soldati italiani senza nome che si sono sacrificati durante la battaglia del Simeto, svoltasi nel luglio del ’43. Nel corso del tempo, a seguito di incuria e cattiva manutenzione della struttura, sono stati effettuati numerosi interventi di restauro. Ma questa è un’altra storia.
Nella foto, una parte del Sacrario dei caduti di guerra
Pubblicato su La sicilia del 7.11.'21