LA TRASLAZIONE DELLA SALMA DI VINCENZO BELLINI DA PARIGI A CATANIA
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- Category: Storia e tradizioni popolari
- Created on Wednesday, 06 October 2021 15:47
- Published on Wednesday, 06 October 2021 15:47
- Written by Santo Privitera
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Passano i secoli, si avvicendano le generazioni, ma la figura di Vincenzo Bellini resta ben viva nel cuore dei Catanesi. Tra il Sacro e il profano, nella speciale classifica “ ‘do cori catanisi” al primo posto c’è Sant’Agata; dopo viene Bellini. L’Etna e il calcio Catania fanno pure loro parte di questa speciale classifica. Quando oltre lo stretto si parla bene di Catania, il popolo etneo esulta. Figuriamoci poi quando se ne parla in “prima mondiale” come accaduto il questi giorni grazie alla rappresentazione dell’opera “Norma” in diretta TV dal Teatro Bellini. Tanto entusiasmo sui social e sulla stampa, non si vedeva da tempo. L’appuntamento televisivo realizzato nell’ambito della rassegna BelliniFestival per celebrare il 186° anniversario della scomparsa del grande compositore catanese, ricorda pure il 23 settembre 1876 giorno della traslazione delle sue spoglie dal cimitero parigino di Père Lachaise a Catania. “Nel 1835, quando in città giunse la notizia della morte di Bellini a Parigi-ci informa lo studioso Nunzio Barbagallo- i catanesi i andarono vestiti a lutto alla rappresentazione dell’opera Norma”. Il Teatro comunale( poi Coppola ) in cui si svolse la manifestazione celebrativa, fu lo stesso che nel 1832 ospitò “Nzudduzzu”( così lo chiamavano i catanesi) durante l’ultima visita alla sua città natale. Le cronache dell’epoca, ci restituiscono alla memoria il percorso “burocratico” che consentì dopo 41 anni il ritorno in patria delle Spoglie mortali dell’illustre concittadino. Già l’anno successivo alla sua scomparsa, il Decurionato catanese aveva deliberato che i resti del musicista fossero richiamate in patria e che si erigesse in sua memoria un monumento. A quella richiesta si accodarono fedelmente Palermo e Messina. L’appello “in nome della “Patria”, infastidì il governo Borbonico che bocciò immediatamente l’iniziativa. Nel 1865 il Consiglio comunale con a capo il Sindaco Antonino Alonzo, riprese questa vecchia delibera. A seguito degli eventi bellici di quegli anni, anche stavolta si registrò un nulla di fatto. Completata l’Unità d’Italia, i tempi furono maturi. Così dieci anni dopo, la delibera approvata potè essere inoltrata a destino. Parigi l’accolse favorevolmente. Tra i delegati che assistettero all’opera di riesumazione della Salma, oltre all’amico e biografo belliniano Francesco Florimo, il Sindaco Antonino di Sangiuliano e il poeta Gaetano Ardizzone. “Sorgi dall’urna-esclamò quest’ultimo rivolto alla bara-la morte non t’ha rapito nulla, anzi ti ha accresciuta intorno più alata fama…” Il ritorno a Catania fu trionfale. La città attendeva da anni questo momento. I mesi che precedettero l’evento, furono densi di preparativi. Tre giorni di apoteosi. Dal 22 al 24 settembre si organizzarono manifestazioni musicali e officiati riti religiosi. “Al suo arrivo a bordo del corvetta “Il Guiscardo”-scrive nella sua cronaca Federico De Roberto-il Feretro fu accolto con spari di mortaretti, grida di giubilo e sventolìo di fazzoletti”. Presenti le autorità ecclesiastiche, civili e militari, completarono il corteo alcuni parenti. Dopo lo sbarco, venne adagiato sulla carrozza del Senato; al grido di “Viva Bellini” e “Viva la Francia”, il popolo pretese il distacco dei cavalli perché potesse trainare a braccia fino al Borgo la settecentesca carrozza. In questa grande piazza che per un breve periodo di tempo assunse il toponimo di “piazza Bellini”, era stata innalzata una fedele riproduzione dell’Arco di Trionfo parigino tutta in alloro. Il feretro del “Cigno” catanese, per il resto della notte sostò nella chiesa Sant’Agata al Borgo. Al mattino seguente, dopo la rituale consegna alle autorità cittadine, venne trasferito in Cattedrale dove nel frattempo era stato allestito un grande catafalco. Passò ancora un giorno prima della tumulazione nel monumento realizzato da G.B. Tassara(Genova 1841-1916). Nel 1959, a seguito dei lavori di restauro in corso nella Cattedrale, venne decisa una nuova riesumazione delle Spoglie di Bellini. Dalla vecchia cassa deteriorata dal tempo e dall’umidità, i resti del musicista vennero trasferiti in un nuovo massiccio sarcofago finemente scolpito. Intatto il suo cuore nella teca in cui si trovava. La cerimonia si svolse alla presenza delle autorità dell’epoca: Sindaco La Ferlita e Arcivescovo Guido Bentivoglio in testa. “Appare subito confermato quanto già noto per le testimonianze di scrittori e amici di Bellini-commenta nella sua puntuale cronaca il compianto giornalista Vittorio Consoli-La sua Salma, dopo centoventiquattro anni della morte, misura 1,82 cm. Per metà mummificata e per metà allo stato scheletrico, appaiono chiari i contorni sotto l’ingiallito sudario di seta che nel 1876 le dame dell’aristocrazia catanese ricamarono e con cui pietosamente ricoprirono il corpo del musicista che tornava dalla Francia a riposare nella terra natale(…)”
Pubblicato su La Sicilia del 2.10.2021