OGGETTI DI “CULTO” ANNI ‘60
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- Category: Moda Costume e Società
- Created on Monday, 24 June 2024 17:20
- Published on Monday, 24 June 2024 17:20
- Written by Santo Privitera
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Sono milioni e hanno attraversato la vita di ciascuno di noi. Sul piano affettivo sono irripetibili. Difficile separarsene. Purtroppo però bisogna fare i conti con le esigenze della quotidianità. Perciò con il trascorrere del tempo, una volta utilizzati e ormai inservibili, all’interno di una qualsiasi abitazione diventano “mmarazzi”: ovvero materiale ingombrante da rottamare o comunque da disfarsene. Stiamo discutendo degli oggetti passati di moda. Anche in perfetto stato, a volte diventano “cosi di ittàri”. Con l’avvento dell’elettronica, il fenomeno si è accentuato. Quando si svuotano le cantine o le case dei nonni cui appartennero, se qualcuno non fa in tempo a recuperarli, vecchi oggetti o i mobili sono destinati a finire in un misero e fetido cassonetto. “Si pi cinquanta e ‘n annu mi sì stata/ fida cumpagna di la vita mia,/ ti portu dintra l’anima stampata,/ vecchia camuliata scrivania./ E si quann’è ca ha veniri abbruciata/ ripuntassimu stari ‘n cumpagnia,/ ogni faida di focu addumata/ fussi n vivu ricordu ‘n puisia(…)”( A la me’ scrivania). Questi illuminanti versi li scrisse negli anni ‘70 del secolo scorso, il poeta popolare Nino Bulla. “Mancu voli Diu…d’accussì si iettunu i cosi??!!…”ci lamentiamo in questo modo quando a Catania vediamo qualche oggetto carino che “quasi quasi” starebbe bene in qualche angolo della nostra casa. D’altronde, come giustificarsi nel caso in cui pensassimo di appropriarcene?… “I cosi attruvati non sunnu arrubbati”. Va bene così. I collezionisti sono i veri custodi della memoria. La loro è una filosofia di vita. Soddisfano i propri desideri attraverso il “culto” dell’oggetto. Dietro il paradosso della ricerca ossessiva della novità attraverso l’antico, si celerebbero motivi psicologici tutti da decifrare. Questo quando non vi siano effettive ragioni di esclusiva natura culturale. Gusto e sensibilità sono nobili moti “romantici”, ma ci potrebbe essere anche dell’altro. Ad esempio, un modo di esprimersi; un sentirsi privilegiato godendo in segreto di oggetti rari per distinguersi dagli altri. Negli anni ’70 del secolo scorso spopolò la moda delle bottigliette mignon da collezionare. Liquori appartenenti a diverse case produttrici, con l’occasione vennero prodotti in quantità industriale. Il mercato in quel momento lo richiedeva. Erano riproduzioni mignon dello stesso formato di quelle “regolari”. Marche italiane ed estere conosciute in tutto il mondo. Nessuno doveva berne il contenuto perché dovevano restare integre. Una vera ubriacatura destinata ad esaurirsi nello spazio di qualche anno. Passata la moda, i pochi esemplari rimasti li troviamo ancora oggi negli scaffali dei rigattieri. Le scritte delle etichette sono macchiate e manco si leggono più. Già, i rigattieri, o meglio: I “riatteri”. Loro, a differenza dei collezionisti, hanno una visione poco romantica e più materialistica dell’oggetto. Ne fanno merce di mercato. Un vero mestiere anche abbastanza redditizio . Sono commercianti a tutti gli effetti. Al mercatino delle pulci, quello che ogni domenica si svolge tra la via Dusmet, Porta Uzeda e Villa Pacini, è possibile trovare di tutto. Libri, giornali, soldatini di plastica, quadri, piatti, mobili antichi, penne stilografiche, foto di famiglia, capi d’ abbigliamento, scarpe usate, dischi, strumenti musicali, giocattoli di ogni tipo, medaglie, vecchie tessere di partito, posacenere da tavolo, pupi siciliani, parti residuali di antichi carretti, panciere e chi più ne ha più ne metta. E poi…tanta tanta oggettistica. Ninnoli e bomboniere che un tempo erano posti a “bellavista” nelle cristalliere o nei tavoli dei salotti, impolverati come si presentano, attendono di ritornare a nuova vita. Si trovano anche “pezzi” unici, finiti chissà come nelle mai del commerciante di turno. Merce prevalentemente “dozzinale” ma c’è pure “roba” che vale parecchio. La parola d’ordine dei catanesi è: “non ti pricipitàri, picchì cca ha sapìri accattari”. Un consiglio saggio, quasi sussurrato, ma sempre valido. Chi ha una certa competenza in materia sa bene come e cosa comprare. Attenzione alle “ ‘mpuniture” che sono sempre dietro l’angolo. A farne le spese sono molto spesso i turisti. Con il cambiare dei tempi, cambiano pure le terminologie. Così adesso va molto di moda il termine “Vintage”. Un inglesismo piuttosto generico che nel nostro comune sentire significa di “seconda mano”. Quando ci si trova davanti ai vecchi mobili di una volta, non puoi fare a meno di pensare alle mitiche “buffette”(tavoli da cucina), oppure al “pezzo di centoventi” rivestito di fòrmica verde( sparecchia tavola orizzontale da centoventi centimetri). Al suo interno si tenevano le tovaglie da tavola, mentre nel soprastante pianoro si posavano i piatti puliti appena lavati. “L’ammuarru” era così chiamato l’armadio dove si custodiva l’abbigliamento e non solo.
Catania 08.06.’24
Nella foto, antica vilanza ‘da Miccèra