VILLA PACINI: " 'A VILLA 'I VARAGGHI"

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Vi sono a Catania i “Luoghi del cuore”: la “Villa Pacini” è tra questi. Da sempre conosciuta come “ ‘A Villa ‘i Varagghi”, ovvero “degli sbadigli”, adesso non è più così. “Sbadigli?…forse una volta; oggi questo toponimo, bisognerebbe aggiornarlo. Troppo caos. Sempre affollata da cittadini e turisti. La domenica mattina, il “mercatino delle pulci” la occupa parzialmente; non c’è più un attimo di pace. Davanti al cancello centrale di V. Dusmet, si staziona per puro diletto o per appuntamento: “…Unni ‘ni viremu”?-si chiede all’amico-“Virémuni ‘a Villa ‘i Varagghi” è la risposta. Quasi sicuramente è per andare insieme alla vicina pescheria. Ancora oggi questo posto è frequentato da persone anziane. Sono pensionati a cui non piace stare comodamente a casa. Ma la casistica si fa più ampia se consideriamo che, essendo in pieno centro storico, da lì transitano i cittadini provenienti dai vari quartieri catanesi. Molti i tipi strani; alcuni di essi sostano nei pressi della vasca centrale, fissando gli zampilli d’acqua(quando c’è) che si innalzano alti . Uno dei vialetti, è stato di recente intitolato al grande attore catanese Ciccino Sineri. Il giovane consigliere della 2^ municipalità, Damiano Capuano, rivendica la paternità dell’iniziativa. “Non l’ho conosciuto”- dice-“ ma ho molto sentito parlare della sua bravura scenica”. A volte ci si ferma a ridosso della ringhiera che delimita il canale dove scorre a pelo libero l’Amenano; col sorriso sulle labbra si ammira il flusso copioso dell’acqua prima di scattare qualche foto da passare sui social. Anticamente in quest’area vi era il “Porto Saraceno”. La banchina centrale dove attraccavano le imbarcazioni era a “spina di pesce”. Nel corso dei secoli, ha subíto importanti trasformazioni. Nel 1866, con la costruzione del viadotto ferroviario, si delimitarono i contorni. La chiamarono “ ‘A Villa da’ marina”. Solo in epoca successiva venne intitolata al musicista Giovanni Pacini. Il contesto era diverso. Il terreno acquitrinoso favoriva la flora selvaggia. Una casetta in legno e un ponticello che attraversava il fiume da parte e parte, rendeva fiabesco questo luogo. Vi era una certa promiscuità di frequenza. Una volta, da queste parti stazionavano uomini in cerca di avventure. Nel vicino lavatoio( poi abbattuto per fare posto all’omonima via), occhieggiavano le belle lavandaie che quotidianamente si prostravano a lavare i panni. Cupido qualche volta sbagliava mira; anziché colpire una giovane in cerca di marito, colpiva chi il marito l’aveva già. Fino alla seconda metà dello scorso secolo, l’affollamento si registrava solo la domenica mattina o nei giorni festivi. Il Cuntastorie che “cuntava” antiche storie appartenenti all’epoca carolingia, si esibiva in tutte le stagioni dell’anno. Erano storie “arrangiate” le sue. Le personalizzava a proprio piacimento aggiungendone altre di fantasia. Nel gergo popolano questa pratica era conosciuta come “ ‘a junta”. Non solo i bambini rimanevano incantati, ma anche gli adulti. L’emozione era tanta. L’abilità del cantastorie consisteva nel fare rivivere le scene del “Cunto” con una gestualità adatta all’argomento e con il tono della voce adeguato. Il loro mestiere lo facevano bene e…con scaltrezza. Nel bel mezzo della storia, bloccavano il racconto rimandando il seguito…”alla prossima domenica”. Insomma, un racconto a “puntate” che costringeva gli spettatori ad aspettare col fiato sospeso la domenica successiva. Ciascuno non vedeva l’ora che arrivasse. Tra la folla si aggirava il venditore ambulante di biscotti più famoso di Catania: “ ‘Aspanu de’ ‘nciminati”. Era molto suadente con la clientela. “Invitava” i bambini a piangere per farsi comprare, da chi li accompagnava, i gustosi “biscotti col sesamo”. Tornando ai tempi d’oggi. Qualche straniero ne approfitta per piazzare la propria bancarella fatta di cianfrusaglie varie vendute poi a buon mercato. I bambini si recano al parco giochi allestito poco tempo fa. Gli anziani, ma anche qualche giovane poco incline ad una stabile occupazione lavorativa, si riuniscono attorno ai tavoli da gioco posizionati sotto gli archi. Si presume siano i soliti giochi tradizionali di comitiva: “Briscola”, “scopa”, “scopone scientifico”, “stop” e altri. In pochi preferiscono allestire un “seggio” di “ Scala quaranta” o giochi simili”. Di solito i “giocatori” osservano un silenzio assoluto; specie quando a giocare la briscola sono in cinque. Ciascuno ragiona sulla carta che deve tirare per evitare di sbagliare; le regole di questo gioco implicano la notevole conoscenza “ ‘dô libbru de’ quaranta carte”; così venivano definite nelle buone famiglie le carte da gioco siciliane. Di tanto in tanto qualche scaramuccia, ma niente di più. Anzi, quella ci vuole per ravvivare l’ambiente. Le battuta “alla catanese”, fanno parte del gioco.

 

Nella foto, un momento della intitolazione di un vialetto della Villa Pacini, al famoso attore Ciccino Sineri(Catania 1912-2005). L'evento è avvenuto il 25.11.2022.

Pubblicato su La Sicilia del 27.11.2022

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