L'EURO NON VALI MANCU 'NA LIRA
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- Category: Moda Costume e Società
- Created on Monday, 10 October 2022 09:46
- Published on Monday, 10 October 2022 09:46
- Written by Santo Privitera
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Il primo gennaio 2002 entrò in vigore in Italia l’euro. La nuova moneta targata Unione Europea, nasceva dopo un travaglio durato alcuni anni. Un cambiamento davvero epocale; duro da accettare ma necessario perché l’Europa marciasse tutta nella stessa direzione. Solo l’Inghilterra volle mantenere la vecchia “sterlina”, lasciandosi dietro, dopo le inevitabili critiche da parte dei Paesi membri, una “porta girevole” che in seguito gli sarebbe servita. Poco tempo prima che l’euro entrasse in vigore, un italiano su due non conosceva ancora l’esatto valore di questa moneta. C’era chi mentalmente si rifiutava di accettare la novità che avrebbe mutato radicalmente la vita delle famiglie e del singolo individuo. Il panico diffuso era più che giustificato. La faccenda era troppo seria per essere liquidata con un semplicistico “Tantu ‘a genti appoi s’abbitua!”. Soprattutto per le persone anziane non fu per niente facile…abituarsi. Tutti i media si affannarono a divulgare sul territorio le dovute istruzioni. L’allora governo Berlusconi si impegnò perfino a spedire via posta agli italiani, le macchinette calcolatrici tascabili dal colore blu e con il logo dell’euro bene in vista. Gratuite e comode da portarsi dietro. Ma non è bastato. Ci sono voluti anni perché le cose si normalizzassero. Nel frattempo, la mancanza di controlli hanno contribuito ad acuire il problema. Chi avrebbe dovuto vigilare non lo ha fatto, lasciando che le cose andassero per il proprio destino. Di conseguenza, i commercianti disonesti ne approfittarono. Furti, ruberie e truffe hanno alimentato quel senso di sfiducia che ancora oggi in molti si portano dietro. Per il nostro Paese, il trauma è stato doppio. Dire addio alla lira dopo oltre 140 anni di storia, è costato tanto: sia sul piano affettivo che su quello pratico. Il valore dell’euro pari a lire 1936.27, è considerato solo dai tecnici economisti, ma per “l’uomo della strada” il metro è diverso. Quando va a fare la spesa, si accorge sulle proprie tasche che in lire avrebbe riempito non uno ma due carrelli di merce. I nostalgici della lira, sono ancora in maggioranza nel nostro paese. I rimpianti vanno di pari passo con i periodi di massima criticità come quelli che stiamo vivendo adesso. Sentenzia un poeta dei nostri tempi: “(…) Vivennu ‘i tempi d’oggi mi n’accorgiu/ca soddi ‘nta sacchetta un ci su cchiù/ficco la manu ‘nfunnu e non ‘na trovu/comu ‘a campari non lu sacciu jù./ Giustu mi dissi me cumpari assìra:/ ca l’euro non vali cchiù ‘na lira!…”(Caru euru). Gli appassionati di numismatica, oltre a farne materia di scambio, conoscono nel dettaglio i valori della lira nelle diverse epoche: a partire dal lontano Medioevo. Carlo Magno Re dei Franchi e fondatore del Sacro Romano impero, la istituì come moneta di conto nell’ambito della riforma da egli stesso voluta intorno all’anno 800. In Italia entrò in vigore nel 1862; un anno dopo l’unificazione. Con il trascorrere del tempo, ha subìto alcune sostanziali variazioni per ciò che riguardava il taglio delle banconote e la lega da utilizzare per le monete. Dopo la prima guerra mondiale si ebbero le lire coniate in nichelio e successivamente in acciaio. Con l’avvento della Repubblica venne utilizzata una lega di alluminio. Tante le curiosità. Dal 1958 dello scorso secolo e fino al 1967, era in corso la moneta d’argento. Valeva cinquecento lire. Una somma discreta a quell’epoca. Poiché ne circolarono di false, si adottò un metodo semplicissimo: bastava sbatterle con forza sul pavimento per testarne l’autenticità. Se rimbalzavano “roteando”più volte, erano da considerare buone. Malgrado l’ingombro, le banconote da diecimila lire del secondo dopoguerra erano molto apprezzate. Oltre il loro valore intrinseco, erano abbastanza estese. Faceva un certo effetto vederle. Anche se poche, ci si sentiva ricchi. Le chiamavano le diecimila lire “ a linzolu”. Chi ne possedeva abbastanza e non voleva depositarle in banca, stipava i cassetti dell’armadio per farle entrare tutte. Qualcuno usava metterle sotto la mattonella, ma doveva fare il buco più profondo. Non potendo essere contenute nei portafogli, si arrotolavano legati stretti da un elastico. Lontano da occhi indiscreti, le donne le custodivano nel proprio seno quando dovevano andare a fare compere. Anche le mille lire avevano un formato più grande. Col tempo, il taglio di queste banconote è stato ridotto notevolmente; così il loro valore. “Se potessi avere mille lire al mese…” si cantava speranzosi negli anni ’30. Quando arrivò l’euro, la parola d’ordine fu: “Basta con la lira!… da oggi in poi bisogna ragionare in euro”. Ma “Cu lassa ‘a vecchia ppa nova,-mali s’attrova”. I proverbi c’azzeccano sempre.
Pubblicato su La Sicilia del 9.10.2022