FESTA DI SAN VALENTINO AI TEMPI DEL COVID

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Dalla pubblicità che è stata fatta in questi giorni nelle varie reti Tv nazionali, ci accorgiamo che sta per arrivare la festa di San Valentino. L’usanza pagana di questa festa pare risalga al IV Sec a.C., al tempo cioè dei riti dedicati al Dio Lupercus. La chiesa la sostituì nel 496 con quella di rito cristiano dedicata al Santo Martire Valentino nel giorno della sua morte. L’unica certezza storica tra le tante leggende più o meno suggestive che circolano. Sugli scaffali dei grandi ipermercati: cuori, cuoricini di cioccolata e intere confezioni di baci, sono lì che aspettano che qualche “innamorato” si facci avanti per l’acquisto. Nelle oreficerie, malgrado la crisi economica, le bollette alle stelle, il caro-benzina e via discorrendo, qualcuno ancora “azzarda” un acquisto. “Roba da ricchi”, si direbbe; eppure non è così, perché l’amore… è sempre l’amore e va onorato anche a costo di ricorrere a un finanziamento. I ristoranti non hanno ancora il pienone degli anni pre-covid, ma cominciano a registrare qualche “prenotazione” in più. Meno male che San Valentino c’è; almeno per dare un po' di ossigeno a tutti quegli esercizi commerciali rimasti aperti malgrado la batosta pandemica ancora incombente. Sotto questo aspetto, per una volta diciamo tutti “viva il consumismo!”. Di sicuro c’è che gli “Amorini” preposti a scoccare le fatidiche frecce, hanno di questi tempi il loro bel da fare. Per non scontentare nessuno, infatti, anziché colpire solo il cuore delle coppie tradizionali, mirano anche a quelli “omo” e “lesbo”. Guai se così non fosse; per effetto del “politicamente corretto” rischierebbero di sparire anche loro dall’immaginario collettivo, sostituiti da chissà quale altra figura o…figu***. Sul versante catanese, è la stessa cosa. Tuttavia, le coppie un po' attempate si lasciano andare ai ricordi. Alcune di loro rammentano le ore trascorse a cercare la frase d’amore più accattivante ed efficace. Oggi si possono trovare facilmente su interneret o copiarli dai social; ai loro tempi, invece, quando non si attingeva direttamente dal “bacio perugina”, era più complicato. Si scriveva e si cancellava; poi si riscriveva tante altre volte. Quando si riusciva finalmente a trovare la frase giusta, quasi sempre non piaceva e si ritornava daccapo a scriverne un’altra. Le pagine del diario, alla fine recavano i segni indelebili di quella “battaglia” combattuta “all’ultimo inchiostro”. Le coppie acculturate ricorrevano ai poeti più conosciuti del tempo. Jacques Prèvert e Pablo Neruda erano tra i più “gettonati”. Successivamente, Nazim Hikmet e Alda Merini presero il loro posto. Da non sottovalutare Antonio De Curtis, in arte Totò. Il principe della risata, oltre a essere stato un grande comico, fu un raffinatissimo poeta. Scrisse struggenti poesie in dialetto napoletano. “ ‘A sera quando ‘o sole se nne trase/ e dà ‘a cunzegna ‘a luna p’ ‘a ‘nuttata,/ lle dice dinto ‘a recchia: “I’ vaco a casa: t’arraccumanno tutt’ ‘e nnamurate”( ‘A cunzegna). E i poeti siciliani?…quasi tutti scrissero sul tema dell’amore. Esiste una letteratura “infinita” in questo campo. Dai tempi della scuola siciliana dell’amor cortese, da cui trasse origine la stessa letteratura italiana e fino ai poeti popolari, l’Amore è sempre stato inteso come dedizione totale. Senza parlare delle canzoni d’amore. “ Lu sonnu di la notti m’arrubbasti e lu purtasti a dormiri ccu ttia” è stato definito uno dei versi più belli che siano mai stati scritti in dialetto siciliano. La bellissima mattinata “E vui durmiti ancora” di Giovanni Formisano su musica del M° Emanuel Calì, è considerata addirittura un capolavoro mondiale. Secondo un’antica tradizione, la ragazza che voleva prendere marito, all’albeggiare del giorno di San Valentino doveva affacciarsi alla finestra. Il fidanzamento sarebbe stato imminente, solo se in quel momento un viandante si trovava a percorrere la strada. Diversamente, i tempi non sarebbero stati ancora maturi. Altro capitolo è quello dei proverbi. “Amuri, amuri e broru ‘i ciciri;..’Amuri ‘nta pignata non si cci nni cala…” gridava il capofamiglia alla coppia che pretendeva di convolare a nozze senza un lavoro sicuro da parte di lui. Però “L’amuri è ovvu ma talìa luntanu”, si potrebbe obiettare. E’ vero, ma chi se ne frega?…” Còlira d’amuri…rinascita d’amuri è”… L’amuri quannu c’è trova locu”. Fatto sta che per San Valentino “Munnu ‘a statu e munnu sarà”.

 

Pubblicato su La Sicilia del 13.02.2022

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