CATANIA: "L'AVVULU ROSSU E I LUOGHI DEL CUORE"
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- Category: Letteratura
- Created on Saturday, 16 September 2023 17:20
- Published on Saturday, 16 September 2023 17:20
- Written by Santo Privitera
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“Catania è ‘mpaisazzu”; questa espressione si utilizza quando ci si incontra dopo essere stati lontani per lungo tempo. La città non è poi così grande; chi la frequenta e la vive assiduamente, finisce per affezionarsi ai suoi simboli. “Maistusu na lu to’ zoccu/ t’allanzi na l’aria/ cu li to’ nfuti rami(…) scriveva dell’ “Arvulu rossu” il poeta dialettale Gaetano Benessere. L’arvulu rossu, è l’antico platano che ha oltre 150 anni di vita. Ancora è vivo e vegeto malgrado le sue vistose ferite. Di fronte alla sua storia, bisognerebbe inchinarsi con tanta riverenza. Una vero simbolo, un punto di riferimento importante. Al tempo in cui ci si sfidava a duello, quando uno dei contendenti pronunciava la frase: “Dda am’à essiri…”, l’altro sapeva già dove recarsi. A Catania, i luoghi del “cuore” sono tanti: a partire da piazza Duomo alla quale i cittadini sono particolarmente affezionati. C’è la Cattedrale, la pescheria, e nei dintorni quella Villa Pacini che i cittadini catanesi, dopo avergli preferito per tanto tempo la più vasta e completa Villa Bellini, proprio in questi ultimi anni stanno finalmente riscoprendo. Merito del mercatino delle pulci che vi si svolge la domenica mattina, dell’ Amenano che scorre a pelo libero protetto da una semplice ringhiera, ma anche per il parco giochi per bambini recentemente realizzato all’interno. Le famiglie ci vanno e nel frattempo meditano su come doveva essere quella zona prima che il progresso la rendesse così caotica. Forse guardano con più attenzione il busto marmoreo del Borbone dalla testa mozzata e il monumento a Giovanni Pacini. Agli inizi del ‘900 la Villetta Pacini era un luogo quasi incontaminato. Quel ponticello che attraversava da parte a parte il fiume, doveva essere un’attrazione di grande effetto. La marineria era lì a due passi: bastava varcare il muretto per bagnarsi già i piedi. Nel frattempo le paranze attraccavano sotto gli archi. “A Villa varagghi”, così come è sempre stata conosciuta da tutti i catanesi, mantiene sempre la sua caratteristica di luogo altamente suggestivo. Possiamo considerarla anzi il vero “ombelico” della città. Da sotto quegli archi, la storia è scivolata via come l’acqua. La storia moderna; quella che dal 1866 va ai nostri giorni. Oggi non sembra essere luogo di “parcheggio” per gli anziani come fino a qualche tempo fa era stato; loro non sonnecchiano più: anzi si accalorano mentre giocano a carte. “A c’am’ à fari”-sostiene uno di loro senza distogliere lo sguardo dalla giocata-“ ca ni passamu ‘u tempu accussì”. Di luoghi simbolo in città ve ne sono tanti; ciascuno rappresenta un punto di riferimento della propria vita cittadina. La toponomastica “recente” di per sé indica “freddamente” strade e piazze, ma sarebbe importante soprattutto per i giovani riscoprire le antiche denominazioni. Ve ne sono tantissime e molte di loro sono abbastanza curiose. Nel Centro storico, addirittura abbondano. Queste denominazioni non sono state date a caso, ma per motivi ben precisi. Fanno parte a pieno titolo della storia della nostra città, perché si riferiscono ad accadimenti, abitudini e a vecchi toponimi ormai in disuso. Impossibile citarli tutti. I più anziani sanno certamente dove si trova “ ‘u chianu ‘i l’ovvi”, in piazza Sciuti, cioè. Anticamente vi abitavano i “nonareddi”, i vecchi musicisti in gran parte ciechi. Durante il periodo natalizio suonavano le novene davanti agli altarini della Sacra Famiglia. Si apre in una delle traverse di via Pacini, a ridosso di piazza Carlo Alberto, meglio conosciuta come “ ‘a Fera ‘o luni”, oppure ‘o “Carmunu”( per la presenza dell’antico Santuario Carmelitano). Se poi ci spostiamo in zona “Civita”, tra i tanti toponimi in disuso ci troviamo “ ‘A vanedda ‘i cacati”(Via Zuccarelli). Così conosciuta perché i senza fissa dimora(oggi clochard) vi andavano a fare i propri “bisogni” all’aperto. O forse, come qualcuno sostiene, deve il toponimo a una famiglia cui venne attribuito proprio questo triste nomignolo. “ ‘O peri Aliu” è invece chiamata la piazza simbolo del quartiere. Ma anche San Berillo ha le sue zone “rappresentative”. Tra queste, ‘U chianu ‘i Nicusia. Piazza Nicosia è stata cancellata dallo sventramento cui il quartiere venne sottoposto alla fine degli anni ’50 dello scorso secolo. Una schiera di antichi palazzotti divideva le attuali vie Maddem e Di Prima. Era lì che si trovava. A Ridosso ‘da “Potta Jaci”, a “Catania Vecchia”(piazza Stesicoro), invece ci troviamo l’antico “Vico delle fosse”, oggi via Sant’Euplio. In epoca antica in questa zona iniziava il “cimitero fuori le mura”, luogo di sepoltura di Sant’Euplio e di Sant’Agata. Col tempo è diventata una importantissima arteria; un vero contenitore d’Arte urbanistica, oggi importante centro finanziario.
Pubblicato su La Sicilia del 10.09.2023
Nella foto, il Platano secolare di Catania( L'avvulu rossu)