TEMPO DI CARNEVALE(2023)

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Se non fosse per le sfilate dei carri e delle maschere nelle città dove questo evento è tradizione, nessuno si accorgerebbe che è tempo di carnevale. Trombette, coriandoli, mazze e ciarbottane (‘i cattocci), già dagli inizi di febbraio facevano la propria apparizione. I ragazzi andavano in giro rigorosamente mascherati: “Cu non si vesti di cannalivari…pigghia ‘na màzzira e a mari s’agghittari”, si diceva a chi non stava al gioco. Alla domanda: “Di chi ti vesti st’annu!!?? Quasi sempre si rispondeva: “Appoi ‘u viri!!!” Questo era il carnevale fino a trent’anni fa. Oggi, per incontrare qualcuno in maschera, devi spostarti al Centro storico. Le feste private organizzate nella propria abitazione dagli amici di comitiva, non si usano più. Lo stesso per quelle di piazza. Per comodità e spettacolarità, vengono ormai preferite le serate in discoteca. A Villa Bellini, luogo simbolo di questa festa, resiste ancora la moda di portare i bambini mascherati per la tradizionale foto. Da generazioni, il Giardino Bellini resta l’emblema di ogni stagione della propria vita: soprattutto di quella infantile. Dal “passeggino”  al Sacco devozionale agatino fino al primo vestitino in maschera, “ ‘A Villa” è stata tappa primaria di riferimento. I telefonini hanno tolto però gusto e lavoro ai fotografi di professione; quelli che solitamente stazionavano a ridosso della vasca coi cigni, hanno smesso di lavorare. “Cià facemu ‘na fotografia o picciriddu?” chiedevano ai genitori; e loro acconsentivano senza manco chiedere il prezzo. Diversamente, il piccolo si abbandonava a pianti e grida da mettere a dura prova anche la pazienza di un Santo. “Pari co‘ stannu scannannu!!!…E facemaccilla fari, ppi faureddu: …è ppi non sintillu cchiù!…Chi è ppe centu liri!!?? … Mihhh, si sta puttannu ‘a testa!”; segno evidente che mamma e papà avevano ceduto. Dovevi attendere almeno una settimana per avere questa benedetta foto: il tempo giusto dello sviluppo. Una settimana circa. Sembrava lunga un secolo; tanta era la curiosità di vedere com’era venuta. E’ così oggi la maggior parte delle famiglie catanesi di un tempo, si ritrova con almeno una fotografia in bianco e nero nel cassetto. Anche se ingiallita e spiegazzata, è importante il ricordo. Il posizionamento “fotografico” classico era quello centrale; quello dove alla vasca con lo “sghiccio” e “ ‘i papiri”  si aggiungeva la data. Giorno, mese, anno e l’ora, visibili più a monte sullo sfondo. C’è chi preferiva il piazzale delle carrozze: ma solo per montare uno dei “calessi” giocattolo messo a disposizione dal giostraio di turno. I costumi hanno sempre seguito la moda. Negli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo, mentre  i bambini preferivano indossare quelli di “Zorro”, “Moschettiere”,“Diabolik” e  “Principe azzurro”, le bambine sceglievano  la “Fata turchina”, “Biancaneve” e “Cenerentola”. Poi arrivarono “I giapponesi”. Una vera rivoluzione che ben presto si tramutò in manìa. “Gli Ufo Robot” e “Mazinga”, Actarus. Volavano supposte come missili per imitare Goldrake impegnato in un attacco contro lo spietato nemico ipergalattico. Le musiche sembravano composte appositamente per incitare alla battaglia. Oggi, quelli di “Batman” “Joker” o “Spiderman” sembrano essere i preferiti; sono figli di una filmografia moderna che ricalca però vecchi modelli.  Mettendo da parte “piritere”, “fiale puzzolenti” e le bustine orticarie( Pruurigghi), gli scherzi odierni hanno perso la genuinità di un tempo. “Dici A…” così lo sprovveduto che abboccava, era costretto a ingoiare una “manciata” di coriandoli.  Pur non avendo una tradizione costumistica regale come quella veneziana o reggiana, quella siciliana si distingue per la maestosità dei carri e per il blasone. Nell’Isola, il carnevale arrivò alla fine del ‘500, mentre  le maschere in cartapesta entrarono in scena solo nel 1930. Dal dopoguerra a oggi è stata tutta una evoluzione utile però a introdurre il Carnevale siciliano nel novero delle più rinomate manifestazioni di livello internazionale. Dagli antichi miti alle moderne stazioni spaziali, si celebra il progresso umano nei secoli. La celia fa il verso alla realtà. I cantieri artigiani per la realizzazione dei carri allegorici di cartapesta e delle eleganti macchine infiorate che ricordano gli ottocenteschi “lando”,  si sono nel tempo evoluti. Inventiva, originalità e passione degli operatori del settore sono state alla base di tanto successo. Per celebrare la festa più pazza dell’anno, in molti centri siciliani vengono organizzati concerti, spettacoli teatrali; ma sono sele feste gastronomiche a tenere banco. “Stasira non vi scurdati di ridiri e manciari/picchì a menzannotti finiu cannaluvari/trippiati e non vi frimmati puru si non putiti/ ca dumani è la Quaresima e ppo’ vi nni pintiti. Sante parole.

 

Nella Foto, i protagonisti dello spettacolo "Carnevalando" 2023, che si è svolto al Teatro San Francesco Di Paola(Catania).

 

Pubblicato su La Sicilia 19.02.2023

                                                                                                                                    

 

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