FESTIVAL DI SANREMO...E DI SICILIA

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“Grazie dei fior…fra tutti gli altri li ho riconosciuti; mi han fatto male eppure li ho graditi, son rose rosse e parlano d’amor…”; con “Grazie dei fior” canzone vincitrice della prima edizione, ebbe inizio la storia del festival di Sanremo. Era il 1951. Nilla Pizzi, la cantante che eseguì questo brano, diventò il simbolo della rinascita canora italiana. Si guadagnò l’appellativo di “ reginetta” perché vinse pure l’edizione successiva. Da allora questo concorso partito in sordina, decollò senza subire soste. Nel corso del tempo non lo fermarono né il suicidio del cantautore Luigi Tenco, nè le guerre scoppiate nei diversi angoli del mondo; nè tanto meno le gravi crisi sociali ed economiche attraversate dal Paese. Niente. Neanche l’emergenza Covid è riuscita a bloccarlo. Problemi di sicurezza a parte, tutti si attendevano, anche i fan più fedeli all’evento, un minimo di solidarietà che però non c’è stata da parte dell’organizzazione. Così mentre l’Italia è ancora “ a colori” e con i cinematografi, teatri e luoghi di intrattenimento chiusi da un bel po', la manifestazione canora caratterizzata nel tempo da polemiche, scandali e pettegolezzi va avanti imperterrita per la sua strada. Lo sfarzo è lo stesso e il compenso dei presentatori sempre “bello sostanzioso”. Nei social è già scoppiato un putiferio sulla questione. La maggior parte dei cybernauti, nel criticare gli organizzatori ha sperato fino all’ultimo in un ripensamento; ma a pochi giorni dalla data fissata e con la macchina organizzativa già ben avviata appare impossibile. Cantanti, discografici e conduttori possono tirare un sospiro di sollievo. “Il festival di Sanremo è sempre Sanremo” resta lo slogan preferito dai Sanremesi; guai a chi glielo tocca. L’incombente minaccia di una possibile “diserzione televisiva di massa” quest’anno però è in agguato. Potrebbe riservare sgradevoli sorprese soprattutto a chi ha investito in pubblicità. “Volareee oh, oh,Oh! cantareee Oh, oh oh…” risuona nei ricordi la canzone “Nel Blu dipinto di blu” del grande Domenico Modugno; “ ‘A unni su cchiù ddi tempi!!!....Chiddi èrunu canzuni…chi ssu’ sti sgrusci di oggi?!...I canzuni straneri?….e cu ‘i capìsci?!! I più tradizionalisti vanno ripetendo questo “refrain”, convinti come sono che, usciti di scena gli antichi organizzatori compreso il nostro Pippo Baudo, nulla è stato più come prima. Una volta, calato il sipario, all’indomani già si canticchiavano i motivi che erano stati in gara. Sin dalle prime ore del mattino, file interminabili di persone prendevano d’assedio i negozi di dischi. Ognuno attendeva pazientemente di acquistare i vinili 45, 33 giri o musicassette con le nuove canzoni del festival. Oggi invece la manifestazione cade immediatamente nel dimenticatoio perché il prodotto pubblicitario ha soverchiato quello artistico. Forse pochi ricordano che negli anni ’50 dello scorso secolo, anche in Sicilia furono organizzati eventi canori di rilievo nazionale. A Palermo e Catania in particolare. Erano i festival dei dialetti d’Italia. Ottima invenzione durata però troppo poco. Nel capoluogo etneo, sponsorizzato dall’Ente provinciale per il turismo, si svolsero due edizioni: nel 1953 alla Villa Bellini; nel 1954, molto più sfarzosa della prima, al boschetto della Playa. Parteciparono i migliori cantanti dell’epoca; quelli che proprio il festival di Sanremo e di Napoli allora al massimo della notorietà avevano consacrato. Alcuni nomi su tutti: Gino Latilla, Grazia Gresi, Narciso Parigi, Pina Lamara, Franco Ricci, Jula De Palma. Tra i cantanti catanesi in gara, Walter Bruno, Michele Sottile, Nino Marletta (meglio conosciuto come Ninu Valuri ). Tutti nomi che i giovani di oggi sconoscono ma che gli appassionati di musica leggera e i cultori più attempati conoscono bene. La direzione artistica affidata al M° Dino Olivieri fu di grande qualità, così come i presentatori Corrado Mantoni e Nunzio Filogamo. Quest’ultimo è rimasto famoso per l’accattivante incipit col quale esordiva sul palcoscenico: “Cari amici vicini e lontani, buonasera…! La città era tutta in fermento, anche perché le prove musicali si svolgevano al Teatro Massimo Bellini. La folla di ammiratori si radunava davanti ai cancelli a caccia di un autografo e di un sorriso elargito dall’artista preferito. “…Sunu ‘i stissi di comu si vìrunu a televisioni…” erano i commenti. Gli artisti partecipanti arrivarono al boschetto a bordo dei Carretti siciliani fregiati di tutto punto. I cavalli bardati come nelle grandi occasioni, preceduti dai Canterini Etnei che ballavano al suono tambureggiante di friscaletti, fisarmoniche, chitarre e mandolini, si muovevano tra due ali di folla plaudente. Uno spettacolo prima dello…spettacolo. Durò tre giorni. Tra le tante canzoni in gara: napoletane, venete e di altre regioni, ne furono premiate due in dialetto siciliano: “Focu vivu” cantata da una sensuale Jula De Palma, e “Mi sconcica” brano del conterraneo Turi Tropea, eseguito da Grazia Gresi. Il premio assegnato fu in denaro. Le polemiche!?...ci furono anche qui. Arrivarono sotto forma di diffida da parte un vicino istituto religioso la cui direzione si ritenne offesa e infastidita “per il frastuono e per i contenuto troppo disinvolto di alcune canzoni in gara.”

 

Nella foto, la cantante Nilla Pizzi all'epoca del suo primo trionfo a Sanremo.

Pubblicato su La Sicilia del 28.02.2021

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