ARTE: "La luce della verita' secondo Caravaggio"
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- Category: Arte e Musica
- Created on Tuesday, 13 August 2013 10:47
- Published on Tuesday, 13 August 2013 10:47
- Written by Emanuela Moschella
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Ricordo con emozione sempre grandissima che alcuni anni fa, al Kunsthistorisches Museum di Vienna, aggirandomi tra le sale che ospitavano numerosi capolavori di famosi artisti internazionali, scorsi con la coda dell’occhio, aldilà di una porta, qualcosa di abbagliante : un dipinto grande e misterioso. Fu un colpo di fulmine, una morsa al cuore. Non sapevo ancora chi fosse l’autore di quella meraviglia che mi trascinava verso di lei quasi senza volerlo e con gli occhi sgranati arrivai a due passi dall’opera; lessi il nome dell’autore e, improvvisamente, iniziai a piangere senza poter trattenere le lacrime. Fu un’esperienza del tutto nuova e coinvolgente, bellissima nella sua estemporaneità e unica nel suo genere. Tutto merito di Caravaggio che ci ha fatto dono di questo capolavoro (come di numerosissimi altri) che è “La Madonna del Rosario” un olio su tela di 364x249 cm, del 1607. Avevo sempre ammirato la grandezza di questo artista barocco, per la raffinatezza della pennellata, l’abilità nel trattare il chiaroscuro, per la sua onestà nell’interpretazione dei soggetti religiosi nonostante la censura della Chiesa, per l’invenzione di un nuovo modo pittorico, imitatissimo ancora oggi….. Ma forse per la prima volta in quel museo ho potuto capire davvero cosa si intende quando si parla di “capolavoro universale”. Ancora prima di conoscere il nome dell’autore e quindi rischiare di essere condizionata nel giudizio, sono stata rapita letteralmente dai colori, dalle luci, dalle forme che mi hanno parlato così come avranno fatto a tante anime di tutto il mondo in ogni spazio e tempo: in modo universale.
Ho voluto fare un velocissimo sondaggio che riguarda la figura di Caravaggio tra i miei contatti facebook, chiedendo loro di esprimere un’ impressione sull’artista : dovevano rispondere con una o pochissime parole e quasi tutti hanno focalizzato l’attenzione sul gioco di luci e ombre, con l’aggiunta di un particolare interessante: il merito di avere puntato un riflettore sull’uomo. Questo commento è sicuramente emblematico come metafora dell’azione rivoluzionaria compiuta da Michelangelo Merisi, in un momento storico di passaggio dalle “certezze” scientifiche e teologiche alla ricerca spasmodica della verità che cominciava a vacillare. Il Barocco dà voce alla passione per il mistero umano, al rapporto tra noi e Dio, al bisogno di indagare nuove possibilità nelle forme artistiche; nella sua pittura Caravaggio esprime questa tensione grazie alla forma tridimensionale, evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente e simbolicamente sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri in cui il pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa nettamente in secondo piano rispetto ai soggetti, i veri e soli protagonisti della sua opera. Ciò che probabilmente mi commuove di più del pittore seicentesco è il suo modo passionale, a volte quasi “aggressivo” (così come certi episodi che hanno segnato la sua vita), di rimanere onesto riguardo alla sua idea di arte che ha fondamentalmente il compito di far dubitare, andando , se necessario, contro i dogmi della Chiesa. I suoi dipinti sono prepotenti, come un pugno nello stomaco, come un faro puntato negli occhi che ti abbaglia e ti costringe a fermarti obbligandoti a guardare la luce della verità che si staglia prepotente
contro il buio delle incertezze.